“Chiudere per permettere di onorare la festa di fine Ramadan credo sia una pista inclusiva, di sensibilità, ma anche in piena regola con l’autonomia scolastica. Purtroppo c’è stato un dibattito abbastanza acceso con cadute estremiste. Bisognerebbe, invece, riconoscere, soprattutto a scuola e nelle università, laddove c’è una trasmissione dei saperi e un incentivo alla conoscenza di un mondo in generale che cambia, che esistono dinamiche di un pluralismo che cresce, che è parte integrante di una radice italiana che si sviluppa e che non è più quella dell’antico romano impero”.
Così ha dichiarato Yahya Sergio Yahe Pallavicini, vice presidente e Imam della Comunità Religiosa Islamica Italiana, nel corso de ‘L’Italia s’è desta’, programma di Radio Cusano Campus condotto dal direttore del giornale radio Gianluca Fabi e Roberta Feliziani, in merito alle polemiche scaturite a seguito della decisione del Preside dell’Istituto scolastico di Pioltello di chiudere per un giorno la scuola in occasione della fine del Ramadan.
La competizione religiosa
Nel suo ragionamento l’Imam continua così: “Quello di misconoscere un’identità culturale che l’Italia ha, e che il cristianesimo ha sviluppato, è qualche cosa che ogni religioso dovrebbe rispettare. Non è che siamo in competizione con il pensiero, la cultura, la società italiana, ma vogliamo mostrare che all’interno di questa si integrano altre sensibilità religiose che non devono essere viste in competizione, ma che non dovrebbero neanche turbare. La politica dovrebbe cercare di leggere questo ed è importante che a scuola non ci sia indifferenza. Bisogna invece accompagnare un processo di conoscenza reciproca di questo universo che c’è nella società, nella scuola e nelle case, senza però che ci sia, come dice l’arcivescovo di Milano, un’etnicizzazione folcloristica, perché non ha nulla a che fare con la crescita della società”.
Sul fatto che in Italia, come esiste una chiesa, possa esistere anche una moschea allo stesso modo, Pallavicini ha voluto sottolineare: “C’è una difficoltà o una incapacità organizzativa anche dei musulmani, in vari paesi e quartieri, oppure che ci sono state infiltrazioni fondamentaliste e formaliste che pretendevano di gestire le cose in maniera ambigua. Però, proprio per la consapevolezza che queste situazioni non degenerino, bisogna cercare di evitare di fare di tutta l’erba un fascio. Bisogna gestire i criminali come tali, gestire i fondamentalisti cercando di ripristinare un dibattito educativo proprio sull’integrazione di quali siano le regole che in Italia non sono in nessun modo discutibili, però concedere a tutti gli altri, che sono la maggioranza dei credenti musulmani, la libertà e la dignità di culto”.
Le provocazioni
A chi infine sostiene, provocando, che ‘nei paesi musulmani non verrebbero chiuse le scuole per il Natale’, Pallavicini ha risposto così: “La reciprocità non può essere una pretesa, ma noi dobbiamo dare il buon esempio, perché a casa nostra si vive secondo certi diritti e valori. Poi bisognerebbe anche verificare bene, quanto e dove, in altri paesi, la libertà e la dignità altrui non viene concessa. Penso adesso agli Emirati Arabi Uniti, dove ad Abu Dhabi hanno costruito una sinagoga, una moschea e una chiesa una accanto all’altra, come simbolo di una fratellanza architettonica e spirituale, nel rispetto delle differenze, senza confusione”.