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Alessandria piange la morte della grande Marisa Vescovo, alla quale ha dati i natali, potendo pregiarsi ancora una volta di aver ‘propria’ una delle personalità della Cultura più singolari e affascinanti del panorama intellettuale del Novecento e oltre, se fino a ieri (15 agosto 2016), data della sua scomparsa, il nome di Marisa Vescovo ha continuato senza sosta a contrassegnare le più importanti curatele dell’arte contemporanea e se i numerosi tributi e pubblicazioni partoriti dalla sua incessante ricerca sono stati e saranno imprescindibili punti di riferimento per addetti ai lavori in materia d’arte.

Nonostante Torino e la scena sfaccettata della cultura torinese avessero adottato la studiosa e critica d’arte da moltissimi anni, la Vescovo non ha mai completamente tralasciato il suo legame con la nostra città, di cui la nota direzione della Sala Comunale d’Arte contemporanea negli anni Settanta rimane un ricordo indelebile e gonfio di orgoglio. Quale amministratore pubblico, ricordo con commozione la curatela della mostra Novecento. Cento anni di creatività in Piemonte, proprio ad Alessandria, promossa dal Palazzo del Monferrato con la Provincia e il Comune, negli anni in cui, in Provincia, ero assessore alla Cultura. Allo stesso modo, ricordo il suo brillante intervento in occasione dell’inaugurazione dell’esposizione, che comprendeva più poli prestigiosi della città. Un evento che l’ha rispecchiata pienamente poiché ha attraversato il suo più amato oggetto di studio: proprio il Novecento artistico con radici piemontesi, ma con riverbero nazionale e internazionale. Qualcosa che tanti autori codificati hanno, per milieu, assorbito e poi esportato. Personalmente ho rivissuto l’effetto del suo genio, la sensazione di stupefacente apertura al bello degli anni in cui è stata mia insegnante alle scuole superiori.

Probabilmente, Marisa Vescovo ha davvero incarnato il modello della donna d’arte, con quella malìa che deriva dall’autonomia e dall’altezza di pensiero e anche dalla quotidiana frequentazione degli atelier i quali ella ha improntato con la potente preparazione e l’ostinata ricerca della scoperta. Storica dell’arte, docente per venticinque anni all’Accademia di Belle Arti di Genova, curatrice di più di una Biennale d’Arte di Venezia, ma certamente vicina agli artisti al di là di quel ruolo. Ha scritto e parlato tanto di Arte quanto l’ha vissuta. Sarà l’Arte, più di tanti di noi che l’abbiamo conosciuta e amata, a rimpiangerla.

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