La relazione sull’Azienda Trasporti e Mobilità, curata dalla Commissione Temporanea e Speciale di Controllo sull’attività delle Società Partecipate, è un documento fondamentale per comprendere come il principale operatore cittadino di TPL sia finito nelle drammatiche condizioni attuali.
In 26 pagine sono elencate e spiegate le principali criticità che hanno condizionato il perrore o dell’azienda pubblica, con conseguenze evidenti nel presente e, chissà per quanto, nel futuro.
Il documento è stato presentato e brevemente discusso nel corso del Consiglio Comunale dell’altro ieri, qui abbiamo l’occasione per analizzarlo passo per passo.
Nota introduttiva
Il documento a nostra disposizione riproduce la medesima introduzione sulla natura e i compiti della Commissione, citando persino i nomi dell’Amiu e dell’Aral. Anche per questo motivo, vi rimandiamo alla Nota introduttiva della Relazione dedicata al ciclo dei rifiuti.
Precisazione metodologica
Prima di entrare nel dispiegare il frutto del proprio lavoro, la Commissione accenna alla verifica amministrativo-contabile condotta sull’azienda da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze e dalla Ragioneria Generale dello Stato, Servizi Ispettivi di Finanzia Pubblica, Settore V.
Essa è stata svolta dal 10/2/’15 al 26/2/’15, sui bilanci approvati dal 2010 al 2013, con riferimenti al 2009 e al primo semestre del 2014. La Commissione s’è limitata a studiare la situazione dal 2007 al 2012, denotando che entrambe le indagini sono arrivate ad attestare le medesime “disfunzioni, criticità e difficoltà” affrontate dall’azienda.
I risultati dell’indagine del MEF sono stati riassunti in 15 punti (visibili nell’immagine qui sotto) e sono stati inviati al Presidente dell’ATM, al Sindaco di Alessandria, alla Giunta Regionale, alla Procura della Corte dei Conti, al Ministero dell’Interno e all’Ufficio Territoriale del Governo:
L’Azienda Trasporti e Mobilità S.p.A.
Dopo la precedente premessa, la Commissione delinea un quadro generale sull’ATM, dotato anche di un breve excursus storico.
L’ATM è una società per azioni con capitale sociale attualmente pari a 544.364,00€, posseduto per il 94,54% dal Comune di Alessandria, per il 4,52% dal Comune di Torino e per lo 0,94% dal Comune di Valenza. La sua sede aziendale è situata ad Alessandria.
Il suo core business é il servizio trasporto, che risulta costituito dalle seguenti attività:
- servizio di linea urbano ed extraurbano;
- servizio a chiamata (Eccobus);
- servizio scuolabus per gli alunni delle elementari del Comune di Alessandria;
- servizio a chiamata per persone disabili;
In aggiunta, sono svolti i servizi di gestione della sosta a pagamento e di distribuzione del gas metano per autotrazione. In passato, l’azienda s’e occupata anche di segnaletica per il Comune di Alessandria e, per breve tempo, anche della gestione del bike sharing.
L’attuale composizione patrimoniale e funzionale aziendale è nata nel 2008 a seguito della fusione per incorporazione della Società Patrimonio e Reti Alessandrina S.p.A. (SPRA S.p.A.) e acquisizione del Ramo di Azienda Trasporti dalla AMV s.p.a. di Valenza. Sino al 9/12/’02, l’azienda si occupava di tutte le attività sopra elencate.
Il 10 dicembre dello stesso anno avvenne una scissione che ha portato alla nascita di SPRA S.p.A. (al 95,44% del Comune di Alessandria e al 4,56% del Comune di Torino), con il trasferimento a essa delle attività e del patrimonio (la sede di ATM, l’intera rete di paline e pensiline, oltre al ramo aziendale riguardante la segnaletica e quello riguardante i parcheggi, tra cui il costruendo di via Parma e il Rovereto di via Inviziati).
Alla decisione si arrivò seguendo l’esempio indicato dall’art. 35 della legge n^448/2001, che introdusse un nuovo dettato dell’art. 113 del Testo Unico degli Enti Locali, in base al quale era previsto lo scorporo della proprietà delle reti, degli impianti e delle dotazioni patrimoniali dei soggetti gestori dei servizi pubblici locali di rilevanza industriale.
Bastarono tre anni al legislatore per cambiare idea. Con l’articolo 1 comma 48 lett. (a della legge 15/12/2004, infatti, fu introdotto il comma 1bis al suscita to articolo, atuo a escludere il settore del TPL dalle disposizione dell’articolo 35 della legge 448/2001. Di conseguenza, in questo settore si tornò a seguire la disciplina del decreto legislativo 19/11/1997 n. 422, mentre ad Alessandria si decise di rifondere SPRA in ATM il 1/9/2008, con effetto dal gennaio dello stesso anno.
ATM si riprese tutto quanto aveva ceduto, prendendosi anche il debito di finanziamento di 10.000.000€ (con scadenza al 2019) per la costruzione del parcheggio di Via Parma. Furono assunti anche gli obblighi inerenti le rate di ammortamento, che per il 2008 ammontavano a 496.837€ di soli interessi passivi, oltre al debito residuo per il parcheggio Rovereto, pari a 1.032.914.00€.
Dati di bilancio
L’episodio appena citato rende appena l’idea della gravità della situazione aziendale di ATM, definita dalla Commissione “sempre più compromessa già dal 2006 e aggravatasi anno dopo anno”. Nell’immagine a seguire sono elencati alcuni dei punti critici riscontrati:
Risultato economico dell’azienda
La tabella lascia pochi dubbi sul disastro finanziario di ATM: solo per tre anni su nove il risultato economico é stato positivo, mentre le perdite sono state numerose e in crescita di anno in anno. Le perdite nette complessive ammontano a 14.866.123€, con un quasi totale azzeramento del patrimonio netto contabile, passato da 13.433.858€ del 2008 a 544.362€ all’inizio del 201. La Commissione ricorda che, a fronte di una nuova perdita per il 2014, è stata preparata una riserva di 600.000€, che ha permesso di tenere il patrimonio netto a 91.265€, cifra sufficiente a conservare la forma giuridica di S.p.A. (per legge, il minimo necessario ammonta a 50.000€). Viene anticipato il possibile riproporsi del problema a chiusura del 2015.
Valori/costi della produzione
Anche questa tabella non è gentile con l’azienda e la sua gestione tipica. Eccezion fatta per il 2011, infatti, ATM è andata incontro a una mutare costante del rapporto tra valore e costi della produzione, con un calo drastico di ca. 700.000€ tra il 2006 e il 2007 e i forti passivi del 2012 (-4.031.996€) e del 2013 (-3.074.360€). Per il 2012 ha influito la forte svalutazione dei crediti ricadenti nella procedura di dissesto, per il 2013 in massima parte la riduzione unilaterale dei corrispettivi da contratti di servizio con il Comune (riduzione di 3.538.194€ dei fondi totali che il Comune doveva all’azienda in base ai vari contratti di servizio, da 10.550.624€ del 2012 a 7.012.430€ del 2013).
Ricavi caratteristici dell’azienda
La tabella analizza i principali ricavi della gestione aziendale, con le voci suddivise come sono state iscritte a bilancio. Sono elencati i corrispettivi della vendita dei biglietti, degli abbonamenti e dei contratti di servizio col Comune (gestione linee, trasporto disabili, scuolabus, vendita gas per autotrazione, parcheggi Rovereto, Parma, Libertà, parcometri, segnaletica e residuali).
Nel biennio 2006-2007 il servizio dei parcheggi, la gestione dei parcometri e dei voucher e quella della segnaletica era svolta da SPRA, mentre nel 2013 e nel 2014 la segnaletica non è stata più assegnata all’azienda per decisione del Comune.
Costi caratteristici dell’azienda
Questa tabella prende in considerazione il costo delle materie prime, sussidiarie, di consumo, l’esborso per i servizi, l’ammontare del godimento beni di terzi (l’occupazione degli spazi pubblici), il costo complessivo personale comprensivo di oneri, ammortamenti e svalutazioni, le variazioni delle rimanenze e oneri diversi.
I dati evidenziano l’appesantimento costante dei conti, in particolare nel 2012 per le dette svalutazioni dovute al dissesto, che hanno comportato il mancato recupero di parte del credito contabile maturato sino al 2011. Alla voce “godimento beni di terzi”, per il biennio 2012-2013, ha inciso molto la tassa di occupazione del suolo pubblico per i stalli di sosta, oggetto di contenzioso ancora in essere tra Azienda e Comune. Notevole, inoltre, l’aumento consistente delle spese per il personale tra il 2006 e il 2010.
Crediti dell’azienda
La situazione patrimoniale qui delineata rivela uno dei problemi essenziali per la Commissione: la mancanza di liquidità. I crediti vantati dall’azienda per i servizi resi non si trasformano in incassi reali in tempi normali, dando così inizio a una “crisi viziosa”. Essa comporta l’aumento vertiginoso dei crediti maturati (verso i clienti e, soprattutto, verso il Comune controllante) e la necessità di ricorrere sempre più al sistema creditizio via anticipi di fatture e operazioni di factoring. In questo modo, l’azienda si accolla ulteriori oneri e genera altri debiti.
Debiti dell’azienda
A proposito di debiti, si assiste nel corso degli anni a una sorta di altalena tra le varie voci. Allo scendere di quelli bancari, infatti, s’è assistito all’innalzamento di quelli tributari, previdenziali e quelli verso i fornitori. Senza dimenticare, poi, che nel periodo esaminato l’azienda aveva perso la possibilità di ottenere il Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) da parte dell’INPS, in seguito recuperato attraverso un piano di rientro concordato anche con Equitalia per i debiti tributari.
Interessi passivi per debiti verso banche, fornitori e altri
Un altro elemento che ha contribuito a rendere la vita difficile ad ATM è stata quella degli interessi passivi per debiti verso banche, fornitori e altri, riassunti in questa tabella.
Insinuazione nella massa passiva del dissesto
Il 4 settembre 2012, ATM presentò istanza di immissione allo stato passivo per crediti vantati sino al 31/12/’11 pari a 20.972.468,32€.
L’OSL con delibera n. 247 del 31/10/’13, rettificata dalla n. 298 del 5/12/’13 ammise solo parte di detti crediti, decurtando la cifra di 15.288.912,52€ non ammissibili per vari motivi (11.100.000€ ca. di crediti per fondi a gestione vincolata [TPL] non di competenza della procedura ma direttamente del Comune, 3.600.000 ca. di crediti ceduti a società finanziarie e 1.000.000€ ca. per interessi passivi addebitati al Comune per i mancati pagamenti).
Con la delibera n. 2 del 9/1/2015, l’Organismo Straordinario di Liquidazione amimose il credito di 4.685.239,56€ con proposta di transazione per il 40%, riconoscendo ad ATM 1.126.281,39€.
Precisazioni
Dopo una lunga serie di tabelle, la Commissione si prende lo spazio per alcune riflessioni. Secondo l’organo politico, l’andamento economico e finanziario dell’azienda è stato influenzato da scelte a volte dovute a decisioni esterne e dal cronico mancato incasso delle fatture emesse per i servizi svolti in favore del Comune di Alessandria.
Le sedute del CdA dal 2007 in poi documentano la preoccupazione per la situazione debitoria nei confronti del Comune, con un ideale “picco” raggiunto con il verbale n. 1/2008, dove si dichiara che il Comune ha pagato solo 1/10 del dovuto in detto anno (900.000 su 9.000.000€ dovuti). In questo quadro, il piano di riorganizzazione aziendale, delineato nel verbale n. 10 del 17/10/2008, prevede l’assunzione di 23/24 persone (poi 25, con soli 3 autisti a fronte di una carenza di 12) e di 15 ausiliari, un numero quasi raddoppiato. Nel verbale successivo, il Presidente giustifica le assunzioni asserendo che gli ausiliari “lavorano per il Comune”, per cui è esso che deve stabilite quanti sono e poi garantire la copertura economica attraverso un adeguato contratto di servizio.
Tale affermazione permette alla Commissione di evidenziare la particolare anomalia organizzata di questi lavoratori, amministrativamente ed economicamente dipendenti dall’ATM ma funzionalmente sotto la direzione del Comando di Polizia Municipale.
Il parcheggio di via Parma
Altro capitolo dolente della vicenda ATM è stata l’assegnazione del parcheggio di Via Parma post fusione con SPRA, che ha portato al pesante accollo di oneri rispetto a entrate insufficienti alla copertura dei soli costi di gestione, senza dimenticare ulteriori difficoltà dovute a difetti strutturali della struttura.
Segue un breve percorso storico di una costruzione che doveva rappresentare un valido sistema di servizio per il centro cittadino, con il recupero funzionale dell’ex carcere abbandonato da anni, ma da subito condizionato da diverse mancanze e problematiche strutturali, sfociate definitivamente in un contenzioso legale ancora in corso:
- 24/10/2000-> il Comune di Alessandria in africa la Società Dante O. Benini & Partners Architects di redigere un progetto esecutivo e di seguire la direzione lavori di un edificio di nuova costruzione a uso autorimessa e uffici di Servizio (n. 8 piani FT e n. 3 piani interrati) [lotto 1] e un edificio a uso uffici di servizio (n. 5 piani FT) [lotto 2], con la previsione di un lotto 3 (ristrutturazione parte storica edificio per trasformazione in uffici da affittare), poi abbandonato;
- 19/10/2001-> ATM acquisisce dal Comune l’immobile dell’ex carcere subentrando nel contratto con DOBP, con la quale stipula un contratto integrativo;
- 14/5/2005-> la società Patrimonio e Reti Alessandrine (nata dalla scissione dei rami d’azienda) affida l’appello dei lavori per la realizzazione progettato da DOBP a Codelfa s.p.a.;
- 7/8/2008-> ATM incorpora la succitata società e diventa committente dei lavori;
- 2009-> il CdA è al corrente dei numerosi difetti riscontrati, sino alla formale richiesta all’appaltatore di farsene carico (verbale n 4/2011), con quest’ultimo che si rifiuta: così inizia un’azione legale tutt’ora pendente (alcuni lavori indifferibili sono stati comunque svolti dal Comune);
- 2011-> attraverso un ricorso in tribunale per l’accertamento tecnico preventivo, promosso da ATM tramite l’avvocato Lanzavecchia (n. 2001/2011 R.G.), il Giudice ha nominato un Consulente Tecnico d’Ufficio, incaricato di rispondere a tre richieste: accertamento della sussistenza dei vizi lamentati dal ricorrente, accertamento della causa dei medesimi evidenziando se siano imputabili o no a erronea progettazione e/o esecuzione, individuazione delle opere necessarie per la loro eliminazione e la quantificazione del costo;
- 30/1/2013-> la relazione tecnica ha riscontrato le seguenti criticità:
Un computo metrico estimativo delle opere necessarie ha previsto una cifra di 150.000€ per spese tecniche, sicurezza, direzione lavori, collaudi, specialistici, più una somma da tenere da parte per eventuali imprevisti, validazione progetto, accantonamenti vari e spese pubblicitarie), mentre il danno è stato valutato sui 558.549,81€ più IVA;
Durante un’audizione della Commissione, un ex membro del CdA ha ammesso che si trattava da subito di un’opera difettosa, “da regalare se possibile”, dai 2.000.000€ di costo all’anno e dalle entrate per 1.000.000€.
Criticità rilevate in merito a consulenze e personale
Una consulenza da 120.000 euro
Il 2/2/2008 l’azienda ha ricevuto una proposta di collaborazione triennale da una professionista per indagare “il ruolo dell’azienda nella città” con un impegno iva esclusa di 114.000€ per il primo anno, 54.000€ per il secondo, 74.000€ per il terzo. Inoltre, propedeuticamente, veniva proposta un’attività di 6 mesi al costo di 97.000€ a decorrere dal 1/7/2008.
Il CdA del 23/5/2008 ha ascoltato la detta consulente. Un membro del Consiglio ha espresso dubbi sull’effettivo utilità della proposta, in proporzione a un prezzo ritenuto oneroso.
Nonostante le criticità finanziare già presenti, il CdA ha deliberato la sottoscrizione del contratto di collaborazione esterna, formalizzato il 18/7/2008 e articolato in 3 fasi semestrali dal 1 luglio 2008.
Il progetto prevedeva la mappatura degli insediamenti urbani per area funzionale e l’analisi comparata rispetto alle linee di percorrenza; la valutazione dell’offerta presso fruitori abituali e analisi antropologica dell’utenza; l’elaborazione di una relazione di sintesi con proposte per l’adeguamento del servizio, anche in relazione alla sua diffusione.
Alla commissione risultano che siano state prodotte le relazioni sulla prima fase (dicembre 2008) e sulla seconda (maggio 2009), mentre niente si sa sulla terza. I risultati sarebbero stati consegnati al Direttore dal marito della consulente nel 2010, mentre la consegna ufficiale sarebbe avvenuta in precedenza con la consulente stessa e il Presidente, sebbene non risulti alcun protocollo in entrata nè alcuna presentazione dei rapporti è avvenuta nei CdA.
Se la consulente non ha compiuto appieno il suo compito, certamente l’ha fatto ATM. L’azienda, infatti, ha regolarmente pagato le tre fatture ricevute (5/5/09, 28/12/09 e 14/4/’10) per un costo complessivo di 120.931,20€.
Nelle audizioni, Presidente e Vicepresidente hanno difeso la consulenza, ritenendo che sarebbe stata utile all’azienda se fosse proseguita. Un altro membro del CdA, invece, ritiene che l’incarico sia stato dato perché “in qualche modo bisognava ricompensare qualcuno”; inoltre, il responsabile del settore esercizio ritiene da un punto di vista tecnico che “il lavoro prodotto dalla consulente esterna è ragionevole quantificarlo pari a zero”.
Facile comprendere il parere della commissione sulla consulenza, ritenuta particolarmente onerosa in una fase di grande difficoltà per l’azienda e inutile perchè la terza fase (la più importante, di 8 mesi) non ha prodotto alcun utile all’azienda, non essendo mai stata compiuta.
L’omessa denuncia e il reintegro di una dipendente colta in flagranza di reato
Il 30/6/2009 il CdA ha approvato la risoluzione del rapporto di lavoro con una dipendente e deliberato il recupero delle somme che essa dispose indebitamente a suo favore per il pagamento di prestazioni straordinarie maturate irregolarmente. Inolte, ha dato mandato all’avvocato di verificare la sussistenza di un obbligo di denuncia penale del caso.
Dal verbale del CdA del 23/9/2009, emerge sul tema un conflitto tra parte del CdA e l’amministrazione comunale, rappresentata dall’assessore protempore. L’avvocato e 2 membri si sono dichiarati favorevoli alla denuncia, in assenza della quale si sarebbe configurato il reato di omissione di atti d’ufficio. L’assessore, in esce, non ha condiviso tale responso, chiedendo al CdA di non denunciare la dipendente e di reintegrarla, per evitare eventuali ricorsi; diversamente, egli stesso avrebbe valutato la possibilità di assumerla in un’altra partecipata.
Nella seduta del 25/11/2009, in seguito a 2 incontri davanti all’ispettorato del lavoro, il CdA ha proposto la riassunzione della dipendente con un demansionamento a parametri retributivi minimi.
A sorprendere la Commissione é stato soprattutto il comportamento dell’assessore, sia in merito alla denuncia che alla possibile assunzione della dipendente in altra partecipata.
Personale
Nel periodo preso in esame dalla Commissione, l’azienda ha deliberato l’assunzione di 24 unità di personale a tempo indeterminato (verbali CDA 17-24/10/2008), tra cui 15 ausiliari del traffico, 3 impiegati, 3 autisti, 2 addetti alla segnaletica e 1 operaio di officina.
Le reali assunzioni sono state 25, tra cui 5 autisti invece di 3; il costo medio annuale per le sole nuove assunzioni è pari a 738.674€, cui aggiungere l’aumento della retribuzione di due funzionari in ruolo apicale e la promozione come dirigente (vice direttore) di un altro funzionario apicale.
Le assunzioni di autisti sono avvenute sulla base di due selezioni effettuate per conto di ATM e GTT; le altre 20, invece, sono avvenute con incarichi diretti, senza alcuna procedura di selezione a evidenza pubblica, come previsto dall’art. 18 c.1 del DL 112/2008.
La violazione delle norme ha riguardato anche i rinnovi del Direttore Generale, successivi all’entrata in vigore della norma stessa. Egli è stato assunto nel 2004, rinnovato per altri 3 anni il 22/1/2007, nuovamente reincaricato per un altro anno dal CdA nella seduta del 25 gennaio 2010. Il rapporto è proseguito tacitamente oltre quella data, fino alla conclusione avvenuta il 31/8/2013, come stabilito dal CdA del 7/8/2012.
Il 20/9/2012 il CdA ha deliberato la soppressione della seconda figura dirigenziale proponendo al Vice Direttore un inquadramento come funzionario.
Per non farsi mancare nulla, la Commissione nota che la retribuzione del Direttore Generale (12.668,12€ per 14 mensilità) risulta largamente superiore a quella minima prevista dal Contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL). Sono state elargiti anche per 10 mensilità (novembre 2012-agosto 2013) ulteriori 27.264,11€ relativi al riscatto di laurea e agli arretrati, compensi per i quali non risulta sussistere un’opportuna base giuridica, come sottolineato dal MEF.
Bike sharing
Il servizio di bike sharing “Bicincittà” è stato posto all’attenzione del CdA il 25/11/2009. Un’iniziativa del genere non era una novità, perché già nel 2004 esisteva un servizio simile chiamato “C’entro in bici”, col tempo andato incontro a un grave e progressivo deterioramento per atti di vandalismo, evidenziando anche “criticità sotto il profilo del controllo e della manutenzione” (deliberazione G.C. N. 115/2009). Purtroppo, per Bicincittà la storia non è stata molto diversa:
- 25/1/2010-> il CdA prende atto dell’affidamento diretto in house del servizio, avvenuto l’8/1/2010 mediante la determinazione dirigenziale n. 6/2010;
- 14/4/2010-> il CdA affida l’incarico per il progetto esecutivo e la direzione dei lavori al tecnico incaricato di redigere il POD (Programma Operativo di Dettaglio), presentato nel frattempo al Ministero dell’Ambiente e finanziato con 108.000€;
- 30/4/2010-> la determinazione dirigenziale n. 699 porta all’approvazione del POD e dà atto che la spesa complessiva per la realizzazione del progetto (340.800€) risulta completamente finanziata all’interno del bilancio comunale di previsione 2010 (88.000€ con mutuo CDP, già impegnato con atto di spesa; 91.872,62€ mediante alienazioni finanziarie del Comune nel 2010; 52.500€ con contributo da accertare della Regione; 108.427,38€ con contributo da accertare del Ministero dell’Ambiente);
- 8/7/2010-> il CdA approva il preventivo presentato dalla ditta Comunicare s.r.l. per fornitura e montaggio del sistema di bike sharing e autorizza il Presidente a sottoscriverne il contratto; durante la seduta, questi ricorda che “bisogna preparare il contratto di servizio col Comune”, atto che risulta non essere stato eseguito alla riunione del 3/3/2011;
- 29/4/2011-> l’assemblea passa al vaglio le offerte per la manutenzione del servizio e decide di rimandare l’assegnazione, dando mandato al Direttore di effettuare gli approfondimenti necessari e di comparare le offerte per individuare la migliore; nel frattempo, la manutenzione resta in capo a un operatore interinale, cui il CdA proroga l’incarico di due mesi;
- 19/7/2011-> il piano di risanamento aziendale presentato al CdA evidenzia che “il Comune ha chiesto all’azienda di farsi carico della realizzazione del bike sharing, impegnandosi a rifondere a essa i relativi costi regolarmente fatturati all’ente, che tuttora non ne ha ancora disposto il pagamento, nonostante ripetute sollecitazioni”; inoltre, si ricorda che dal settembre 2010 “l’azienda gestisce questo servizio senza alcun contratto e senza percepire alcun corrispettivo nonostante ripetute richieste di regolarizzare questa situazione”;
- 23/9/2011-> mancano ancora il contratto di servizio ed è ancora impossibile sottoscrivere il contratto di manutenzione, prorogata al 31/12/2011 allo stesso operatore;
- 25/10/2011-> il Direttore fa presente al CdA che la determinazione n. 6/2010 “non recava la sottoscrizione di alcun impegno di spesa, nè l’indicazione della stessa presunzione di spesa” e ha informato i consiglieri sui continui solleciti del Presidente all’Amministrazione comunale riguardo alla “stipulazione del contratto di servizio e per la formalizzazione di qualunque atto ritenuto opportuno per giustificare l’assunzione degli oneri relativi”; in particolare, il Direttore afferma che “nessuna comunicazione in merito è mai pervenuta da parte del Comune, per cui non si reputa ulteriormente opportuno, in assenza di iniziative della Proprietà, mantenere in vita il rapporto di lavoro con l’operatore interinale” (la collaborazione cesserà “onde permettere l’eventuale presa in carico della gestione da parte del personale interno all’azienda qualora l’Amministraziine comunale si determinasse a formalizzare oneri e rapporti per il contratto di servizio del bike sharing in capo alla Società”);
- 27/12/2011-> il Presidente comunica al CdA che è in via di soluzione il problema del contratto di servizio, con la trasmissione da parte del Comune della bozza del disciplinare che regolamenta l’affidamento del servizio dal 2012 per un corrispettivo di 60.000€; con l’approvazione della bozza all’unanimità, si pongono così le basi per un affidamento continuativo del servizio e la possibilità di assegnare stabilmente la manutenzione, per la quale si seleziona l’originale fornitore dell’impianto, Comunicare s.r.l.;
- 12/1/2012-> la determinazione dirigenziale n. 22 approva il disciplinare con contratto annuale a decorrere dal 1/1/2012 al 31/12/2012; tuttavia, non risulta in tale atto l’assunzione di nessun impegno di spesa; inoltre, il responsabile della Direzione del Corpo della Polizia Municipale determina solamente di “impegnare, con un atto successivo all’approvazione del bilancio provvisorio 2012, la spesa necessaria […] per la gestione e manutenzione del servizio nell’anno 2012”;
- 9/2/2012-> il Presidente fa una relazione al CdA su un colloquio con il sindaco e il direttore finanziario del Comune, ai quali ha rimarcato “la gravissima situazione finanziaria dell’azienda e i problemi gestionali del bike sharing: la società Comunicare vanta un credito di 150.000€ e ha scritto di voler bloccare il software che gestisce il servizio se non verranno pagate le fatture scadute da molti mesi”;
- 11/7/2012-> il Presidente scrive al sindaco, ricordando la lunga trafila della formalizzazione del contatto di servizio con il Comune, che comunque dava indicazioni sulla gestione dello stesso, precisando anche che le apparecchiature delle stazioni di sosta e biciclette erano e sono inventariate nel patrimonio del Comune; egli fa notare che alla determinazione del 12/1/2012 avrebbe dovuto far seguito la sottoscrizione del disciplinare d’incarico, ma ciò non avvenne “nonostante continue e reiterate richieste e sollecitazioni da parte di ATM” ritenendo come causa “la mancanza di assunzione del regolare impegno di spesa del Comune”;
- Per tutto il 2011 e sino a quel momento, “pur in assenza di un affidamento formale ma dietro le pressioni della proprietà”, l’azienda s’e accollata i costi della gestione; Comunicar, però, ha minacciato la sospensione del servizio e il ricorso a un decreto ingiuntivo per ottenere il saldo di quanto dovuto, ca. 95.000€;
- Alla luce di tutto ciò, il Presidente ritiene necessario l’abbandono della gestione del bike sharing, da lasciare al Comune, proprietario delle strutture;
- 11/10/2012-> l’ultima volta che il CdA ne parla, durante l’analisi del piano di riduzione die corrispettivi dei contratti di servizio tra ATM e Comune di Alessandria; si fa presente “che il Comune, come proprietario, impone all’azienda di realizzare il servizio di bike sharing ma ne paga parzialmente i costi, regolarmente fatturati, e le impone di gestirlo, senza stipulare alcun contratto di servizio, nonostante le molteplici sollecitazioni e senza rimborsare all’azienda i costi che deve sostenere per la sua manutenzione”;
- 20/11/2012-> il capolinea del servizio arriva con una lettera al sindaco, nella quale il Presidente afferma che “perdurando l’attuale situazione, siamo costretti a interrompere il servizio effettuato a favore del Comune di Alessandria”; dieci giorni dopo, le biciclette sono ritirate da ATM e il giorno successivo Comunicare blocca l’erogazione del servizio di manutenzione;
- La tabella seguente riassume le spese affrontate dall’azienda per la gestione del bike sharing:
Portali ponte Tiziano
Nella seduta del 14/9/2009, con solo 3 consiglieri presenti e l’assenza di tutti i componenti effettivi del Collegio Sindacale, viene discusso l’acquisto e l’installazione di portali segnaletici a messaggio fisso e variabile nell’ambito del piano comunale per la fluidificazione del traffico, a seguito della chiusura e dell’abbattimento del Ponte Cittadella.
Il presidente informa che “l’Amministrazione Comunale ha affidato all’azienda l’incarico per la realizzazione della segnaletica necessaria e di supporto ai lavori per l’abbattimento del Ponte Cittadella, compreso l’acquisto e l’installazione dei pannelli”, con uno stanziamento iniziale di 185.000€, cui si aggiungono altri 50.000€, IVA esclusa, in seguito alla verifica compiuta da ATM sui prezzi di mercato delle attrezzature”.
A consuntivo, secondo i dati emersi da una lettera del 23/11/2009, non protocollata, le spose ammontano a 291.600€, IVA inclusa, così suddivisi:
Conclusioni
In questa parte finale della relazione, emerge in particolare il richiamo del Ministero dell’Economia:
Proposte
Le seguenti sono le proposte avanzate dalla Commissione, in conclusione di relazione:
Stefano Summa