La “Relazione sulla gestione della filiera dei rifiuti e, in particolare, sulle Società partecipate A.M.I.U. S.p.A. e A.R.AL. S.p.A.”, letta ieri mattina durante il Consiglio Comunale da Domenico Di Filippo, illustra con attenzione e dettagli il percorso che ha portato al fallimento di AMIU, alle difficoltà di ARAL e, in generale, alla gestione carente della filiera dei rifiuti da parte degli enti locali preposti.
Il lavoro della Commissione Temporanea e Speciale di Controllo sull’attività delle Società partecipate AMAG, ATM, ARAL-AMIU, ASPAL, lungo 38 pagine, rappresenta un documento essenziale per sapere come sono state guidate aziende pubbliche di grande importanza e impatto sulla vita dei cittadini, per cui vale la pena affrontarne i singoli passaggi.
Nota introduttiva
Iniziamo introducendo l’autrice della relazione, cioè la Commissione Temporanea e Speciale di Controllo sull’attività delle Società partecipate. Essa è stata istituita con la deliberazione del Consiglio Comunale n.9 dell’8/11/2012 e ha i seguiti compiti:
L’attività della Commissione avviene in piena segretezza attraverso sedute che non sono pubbliche, analizzando in maniera dettagliata la documentazione fornita da ogni Società. Viene poi stilata una relazione riassuntiva del processo conoscitivo, presentata al Consiglio Comunale, accompagnata da eventuali proposte e possibili linee d’indirizzo per l’Amministrazione.
La Commissione è un organo di carattere politico ed è costituita dal Presidente (Domenico Di Filippo, Movimento Cinque Stelle), dal Vice Presidente (Erik Barone, Partito Democratico) e da altri cinque componenti (Simone Annaratone, ALCentro; Emanuele Locci, Fratelli d’Italia; Cesare Miraglia, Moderati; Renzo Penna, Sinistra Ecologia e Libertà; Maurizio Sciaudone, Nuovo Centro Destra).
Precisazione metodologica
La relazione si concentra sull’esame contestuale di A.M.I.U. S.p.A. (che si occupa della raccolta e del trasporto dei rifiuti) e di A.R.AL. S.p.A. (che opera nell’ambito del recupero e dello smaltimento). Esse sono le Società che operano nella filiera dei rifiuti a livello locale ed entrambe sono Partecipate anche dal Comune di Alessandria. Viene assegnato loro il rispettivo incarico dal Consorzio di Bacino mediante contratti di servizio.
Come ricorda la relazione, il settore dei rifiuti, in particolare per quanto concerne la gestione, è “un ambito assai complesso e composito che abbraccia grandi temi di pubblico interesse: la tutela dell’ambiente e della salute, l’obiettivo virtuoso del riutilizzo e del riciclo, a cui fanno da corona le strategie operative ritenute più utili a tali scopi”.
Una volta ricordata la “copiosa normativa europea, nazionale, regionale con influenze effettive anche a livelli provinciali e comunali”, la Commissione si concentra “sull’organizzazione dei servizi e sulle vicende delle suddette Aziende”.
La succitata organizzazione applica le disposizioni previste dalla Legge Regionale n. 24 del 24/10/2002 (“Norme per la gestione dei rifiuti”), che ridefinisce i soggetti e i ruoli che essi devono ricoprire, nel rispetto delle riforme sul decentramento amministrativo e da quelle costituzionali riguardanti il Titolo V. Vengono richiamati i principi di sussidiarietà e adeguatezza “per realizzare il principio di convenienza e garantire il miglior servizio in termini di economicità, efficacia ed efficienza“.
La Legge Regionale n. 24 suddivide il territorio in Ambiti Territoriali Omogenei (ATO), che coincidono con l’estensione delle Provincie, a loro volta ripartiti in uno o più Consorzi di Bacino. A essi devono obbligatoriamente aderire i Comuni, con la sola eccezione di Torino, che opera in autonomia.
Il compito dei Consorzi è “svolgere la funzione di governo dei servizi di raccolta, trasporto e smaltimento da assegnare operativamente ad aziende separate, tramite tutte le forme ammesse dalle leggi, tenuto conto dei sistemi in essere (Consorzi locali, Associazioni di Comuni, Aziende, ecc.)”.
Figura 1. L’asse organizzativo in provincia di Alessandria
La struttura del Consorzio prevede la presenza di quote di partecipazione suddivise in base alla popolazione residente nei rispettivi Comuni:
La legge regionale, inoltre, stabilisce la separazione tra i servizi di raccolta e trasporto da quello di smaltimento “che non possono essere svolti dallo stesso soggetto”. I Consorzi, quindi, devono assegnare le attività operative in Società di capitali distinte, “da gestire eventualmente in house providing”, letteralmente gestione in proprio da parte delle Amministrazioni pubbliche, senza il ricorso al libero mercato.
Il 16/12/2003, la preesistente Azienda Speciale “Consorzio Alessandrino per la Raccolta, il Trasporto e lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani” s’è adeguata al diktat della Legge Regionale n. 24, trasformandosi nell’Ente Pubblico “Consorzio di Bacino Alessandrino per la Raccolta e il Trasporto dei Rifiuti Solidi Urbani”.
Quest’ultimo ha messo in atto la richiesta suddivisione dei servizi, assegnandoli alla nuova Azienda Rifiuti Alessandrina (A.R.AL. S.p.A.), che si occupa di smaltimento, all’Azienda Multiservizi Igiene Urbana (A.M.I.U. S.p.A.) e all’Azienda Multiservizi Valenzana (AMV Igiene Ambientale S.r.l.), che si occupano della raccolta e del trasporto rispettivamente nell’Alessandrino e a Valenza.
Figura 2. La suddivisione dei Comuni consorziati tra le Aziende di raccolta e trasporto
Figura 3. Quote di partecipazione dei Comuni nelle tre Società di filiera dei rifiuti
La Commissione nota che “è evidente come il Comune capoluogo (Alessandria, ndr), detenga una posizione di vantaggio tale da poter influenzare tutto il processo” all’interno di un Consorzio congegnato in maniera tale che “rimane condizionato dall’Amministrazione pro-tempore per quel che riguarda le decisioni operative, strumentali e finanziarie”. “Motivi vari- prosegue la relazione- non hanno consentito di garantire un corretto e costante impegno tale da assicurare al Consorzio e alle Aziende il necessario equilibrio gestionale senza rischiare di pregiudicarne l’esistenza”, come è successo con l’Amiu, fallita.
Il Consorzio di Bacino
La succitata Legge Regionale n. 24 assegna al Consorzio le seguenti funzioni:
Questi, invece, sono gli adempimenti fondamentali:
Inizialmente, il Consorzio ha gestito il solo contratto di raccolta differenziata dell’organico, della carta e della plastica nei Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti. Poi, in conseguenza dell’incarico della gestione della TIA (Tariffa di Gestione dei Rifiuti Urbani) per i Comuni di Alessandria e di altre località, esso ha assunto anche la gestione dei contratti di igiene urbana per conto dei detti Comuni. Gli altri Comuni che non avevano effettuato il passaggio del sistema di riscossione a TIA avevano l’obbligo di versare al Consorzio fondi necessari per il pagamento degli appaltatori. La Commissione nota che fin da subito questo meccanismo di finanziamento del Consorzio non ha funzionato.
Col fine di raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata, il Consorzio ha deciso di intervenire con una serie di delibere nel giro di alcuni anni:
Figura 4. La suddivisione dei Comuni in 5 gruppi per la raccolta differenziata
I primi 3 gruppi sono stati attivati nel 2007, quelli rimanenti nel 2008. Amiu e Amv usavano integralmente personale e mezzi propri, tranne che per la raccolta del vetro, subappaltata alle ditte del Varesino Tecnorecuperi e Eurovetro.
Nel 2008, in tutti i gruppi la percentuale di raccolta differenziata superò il 60% con un massimo del 66,45% ottenuto dal terzo gruppo. Alla fine del 2007, il sistema del porta a porta era attivo ad Alessandria nei quartieri Cristo, Casermette, Orti, Borsalino, Galimberti, Borgo Cittadella, Piscina, Marengo e Centro, oltre che nei sobborghi di Spinetta Marengo, Castelceriolo, Lobbi e San Giuliano Nuovo.
L’anno successivo, l’Amministrazione comunale (guidata all’epoca da Piercarlo Fabbio, ndr), “per proprie valutazioni, decise di mantenere tale servizio solo nel centro cittadino e in una parte del Cristo, ritornando al servizio con cassonetti di prossimità nei quartieri e nei sobborghi”.
Scrive la Commissione,
Questo fatto dimostra come la scelta della tipologia di servizio da mettere in campo, al fine di ottenere il migliore risultato virtuoso, sia di fatto sottratta alla competenza del Consorzio e lasciata all’autonoma e singola determinazione di ogni Comune. La funzione consortile, quindi, ne esce gravemente ridimensionata.
Questa decisione viene identificata come una delle cause dei “problemi economici a carico di Amiu”, che aveva sostenuto “un aumento dei costi aziendali” per investire sul porta a porta e che si trovò a passare al sistema di prossimità con un altro impegno finanziario.
Figura 5. I dati della raccolta differenziata tra il 2007 e il 2012
Il servizio offerto al Comune di Alessandria contemplava le utenze domestiche, commerciali e industriali e ha prodotti i seguenti risultati, tratti dai piani finanziari di tariffa predisposti dal Consorzio e approvati negli anni dal Consiglio Comunale alessandrino.
La relazione sottolinea come in alcuni anni, a fronte di aumenti della popolazione residente, sia stata registrata una diminuzione delle utenze domestiche e un drastico calo di quelle non domestiche tra il 2008 e il 2009. Inoltre, dal verbale di approvazione della tariffa 2007, viene portata all’attenzione l’affermazione dell’Assessore al Bilancio, il quale “sosteneva uno scostamento di almeno 4.500 utenze domestiche mancanti tra i dati dell’anagrafe comunale rispetto alle denunce di utenza dichiarate dai cittadini al Consorzio”.
La Commissione spiega come ciò sia stato possibile:
Il sistema, infatti, non è automatico: l’iscrizione all’anagrafe non comporta la contemporanea iscrizione come utenza al Consorzio, ma è lo stesso utente che deve rivolgersi allo sportello consortile.
Figura 6. Articolazione delle entrate finanziarie del Consorzio
I Comuni si dividevano tra quelli che avevano applicato la TIA, comprendente tutti i costi di gestione (raccolta, trasporto, spazzamento, smaltimento e trattamento svolti da Amiu, Amv e Aral per conto del Consorzio via contratti di servizio), e quelli che incassavano la TARSU, che copriva solo i costi per raccolta, trasporto e spazzamento (servizi svolti da Amiu e Amv), con il costo di smaltimento da regolare singolarmente con Aral.
Per il Comune di Alessandria, il calcolo della Tariffa non rispecchiava il costo reale, bensì era determinato da una rivalutazione annuale automatica in base all’indice inflattivo Istat/Federambiente, “in virtù di uno specifico sistema di calcolo riconosciuto al Comune”. La modalità è stata rivista nel 2010.
I contratti di servizi stipulati tra il Consorzio e i Comuni attraverso le Aziende loro rappresentanti comportavano per il primo un costo dovuto al pagamento delle fatture ricevute dalle dette Aziende e un incasso proveniente dai Comuni. Quest’ultimo derivava attraverso l’emissione di bollette di tariffa nei confronti di cittadini, imprese e attività economiche quali utenti finali dei servizi nell’ambito dei rifiuti.
Se ne poteva occupare il Consorzio stesso, che per conto di un Comune emetteva le fatture, le spediva, incassava il dovuto e recuperava l’eventuale insoluto, oppure il Comune, che versava al Consorzio il ricavato.
Chiunque se ne occupasse aveva a che fare con un 5% del fatturato che non veniva incassato per inesigibiltà dei debitori. I Comuni, quindi, si trovavano a dover fare fronte a tale carenza mediante altre risorse. La Commssione ha riassunto questo meccanismo con il seguente schema:
Segue una versione più aggiornata dello stesso.
Quando il Comune di Alessandria ha iniziato a non versare il dovuto al Consorzio, i trasferimenti sono diventati debiti nel periodo tra il 2009 e il 2011.
La figura successiva illustra come i dati a preventivo per ogni anno dal 2006 al 2012 sottolineino l’insufficienza copertura della TIA rispetto al costo del servizio.
La seguente tabella riporta la situazione a consuntivo tra il 2006 e il 2012 e, oltre a ribadire la suddetta insufficienza della TIA, evidenzia la mancanza dei trasferimenti del Comune di Alessandria.
Dal conto patrimoniale dei debiti e crediti del Consorzio, viene messa in risalto la crisi finanziaria dovuta alla completa dipendenza dello stesso dall’anticipo di cassa erogato dal Tesoriere, a fronte di ritardi nella riscossione dei trasferimenti comunali e nel pagamento ad Amiu, Aral e Amv.
A questo punto, la Commissione cita un episodio particolare che riguarda il Piano Finanziario gestione rifiuti per il 2011. Una volta appreso che per quell’anno non sarebbe stata approvata la relativa delibera da parte del Consiglio Comunale, i commissari hanno approfondito la questione e hanno riscontrato che tale delibera non esiste, sostituita dalla sola delibera della Giunta Comunale (n. 137/1430M dell’8/6/2011, “Consorzio di Bacino Alessandrino per la Raccolta e il Trasporto dei Rifiuti Solidi Urbani – approvazione Piano Finanziario Tariffa Rifiuti 2011-2013”).
Il Segretario Comunale, interpellato sulla questione, ha affermato che “la semplice tariffa può essere approvata con delibera della Giunta Comunale se non comporta aumenti tariffari rispetto all’anno precedente”, situazione che s’è verificata stando alla deliberazione n. 87 del 30/6/2011:
ai sensi dell’art. 1 c. 169 della L. 27/12/’06 n. 296, le tariffe e le aliquote relative ai tributi di competenza in vigore per l’anno 2010 si intendino prorogate per l’anno 2011 anche in assenza di specifica deliberazione
A.M.I.U. S.p.A.
La parte seconda della Relazione si concentra sull’Amiu, l’Azienda pubblica che si occupava della raccolta dei rifiuti, dello spazzamento delle strade e della cura del verde cittadino, successivamente fallita. A seguito delle audizioni dei soggetti coinvolti nella sua gestione, i commissari identificano “le ragioni di tale default” nell’accumulo di “errate gestioni aziendali che si sono protratte nel tempo”.
Tra “gli elementi critici più significativi”, si elencano:
A seguito di esse, l’azienda s’è orientata “all’attivazione di onerosi e importanti contratti di factoring (cessione delle fatture a fronte di un anticipo, ndr) e di leasing back (forma di finanziamento consistente in un contratto di vendita di un bene, stipulato tra soggetto possedente e istituzione finanziaria, che lo assegna in leasing al cedente, ndr)”, con l’aumento progressivo delle difficoltà fino al tracollo.
Gli scenari delineati sono confermati dai dati tratti dai bilanci consuntivi dell’Azienda.
Figura 7. Situazioni storiche dal 2002 al 2006 (non oggetto di controllo dettagliato)
Figura 8. Situazioni storiche dal 2007 al 2012 (oggetto di controllo dettagliato)
Dall’analisi dei bilanci, la Commissione ricava queste considerazioni:
Figura 9. Dati di bilancio patrimoniali dal 2002 al 2006 e dal 2007 al 2012
I debiti sono aumentati esponenzialmente nel 2010 (+10.627.766 euro), in particolare nei confronti degli enti controllanti, cioè Comune e Consorzio (+10.262.938 euro). La medesima situazione s’è verificata nel 2011, con un aumento dei debiti pari a 7.663.520 euro, di cui 7.603.823 euro con gli Enti.
La sentenza della Commissione sembra inappellabile dopo l’analisi della durata delle assemblee aziendali che dovevano approvare i bilanci:
A fronte di una situazione così critica […], ci si sarebbe aspettato che durante le Assemblee dei Soci, in occasione dell’approvazione dei bilanci stessi, si discutesse molto e si cercassero soluzioni operative e finanziarie urgenti tali da recuperare un corretto funzionamento e un indispensabile equilibrio strutturale.
Invece, dalla lettura dei verbali poco si evince: le relazioni non sono lette ma, anzi, si danno per acquisite e conosciute.
La seguente tabella rinforza l’affermazione della Relazione, con la sola eccezione del 2011 “ove è in discussione anche il progetto AMIU/IREN”.
Nel passaggio succesivo, si approfondiscono i dettagli dei contratti di factoring stipulati con Factorit S.p.A. e Barclays Bank P.L.C., che inizialmente alleviarono le difficoltà economiche dell’Amiu, ma successivamente aumentarano il grado di insolvenza della stessa. Le scoietà coinvolte si rifiutarono perciò di erogare altri anticipi e il loro coinvolgimento creò un caso quando si trattò di inserire le fatture cedute all’interno della massa passiva dopo la dichiarazione di dissesto.
Factorit S.p.A. (gruppo bancario Itallease di Milano)
La seduta del CdA di Amiu del 25/9/’08 vide il Direttore definire la situazione finanziaria in questo modo:
talmente grave che può determinare il rischio di non poter garantire il regolare svolgimento delle attività aziendali.
Per porre rimedio a tutto ciò, fu proposto di cedere i crediti passati e futuri maturati nei confronti del Consorzio, all’epoca ammontante a 5.118.376,31 euro. Qui entra in gioco Factorit S.p.A., che stipula con Amiu un contratto che prevede l’immediata cessione dei crediti maturati e di tutti quelli generati dall’1/8/2008 in poi, a tempo indeterminato, per un ammontare annuo stimato in 10.000.000 euro+IVA.
Con l’aggravarsi della situazione finanziaria, il contratto fu rivisto nel novembre del 2010, col raddoppio della stima di fatturato di Amiu verso il Consorzio a 20.000.000 euro annui, con l’allegato di una tabella di crediti ceduti già in sofferenza per insoluto del debitore Consorzio pari a 14.428.118,70 euro (fatture cedute dal 25/6/2009 al 31/10/2010).
Barclays Bank P.L.C.
Il 18/5/2011, dopo aver ottenuto l’autorizzazione dalla Giunta Comunale con la deliberazione n. 103, l’Azienda stipula un altro contratto di questo tipo con la cessione di 17.000.000 di euro in fatture, con scadenza illimitata, al fine di ottenere l’anticipo pari al 90% del credito nominale rappresentato in fattura.
L’insolvenza del Comune emerse già dalla prima fattura ceduta (n. 113 del 31/1’10) e il contratto ebbe degli strascichi anche nell’insinuazione di debiti nella massa passiva sia per Amiu che per Barclays.
Quello che viene definito “un caso eclatante dell’influenza all’interno del Consorzio da parte del Comune maggiore” si verificò nel 2008:
stante la delicatezza di tale situazione, che coinvolge il principale cliente della Società e al tempo stesso socio di minoranza, ritiene sottoporre all’assemblea dei soci tale situazione per ottenere una parere della stessa, tenuto conto che: l’eventuale contenzioso coinvolgerebbe due Società dei quali (sic) il Comune di Alessandria è socio di maggioranza, l’accoglimento, peraltro ingiustificato, da parte della Nostra Società alle richieste del Consorzio di bacino alessandrino causerebbe una consistente perdita di esercizio a cui (sic) i soci in qualche modo dovranno farsi carico
;
A.R.AL. S.p.A.
L’analisi della Commissione inizia con questo schema che illustra le partecipazioni dell’Azienda.
SOVERI S.r.l-> a capitale misto, posseduta al 51% da Aral e al 49% da Secit S.p.A., società di ingegneria del gruppo GESENU, e costituita nel giugno del 2002
operativa nel 2004 con lo scopo di ristrutturare e gestire l’impianto di produzione di CDR (combustibile da rifiuti)
il 29/12/2009 l’Aral assorbe le altre quote e il 24/6/2010 la società stessa viene assorbita dalla controllante
LA CULLA S.r.l.-> al 100% posseduta da Aral, costituita nel 2009 con l’obiettivo di trattare la frazione organica da raccolte separate (FORS), produrre energia elettrica dalla biodigestione anaerobica di tali rifiuti, porre in maturazione finale il compost e procedere alla sua additivazione con componenti chimici ai fini del successivo collocamento nel mercato agricolo
assorbita dalla controllante il 29/2/2012
ALENERGY S.r.l.-> costituita nel 2010 da Amag e Aral (che possedeva il 10%) con lo scopo di produrre energia elettrica dalla biodigestione anaerobica dei rifiuti umidi e del biogas prodotto dalla discarica di Mugarone, oltre ad altre attività, sempre per la produzione di energia già gestite da Amag (turbocompressore Aulara)
nel 2012 cedette le proprie quote ad Amag
Figura 10. Attività svolte da Aral
I dati aziendali seguenti evidenziano il notevole incremento dei rifiuti conferiti, soprattutto da fuori la provincia d’Alessandria.
Figura 11. Andamento economico e finanziario dell’Azienda dal 2006 al 2012
Preso atto di questi dati, la Commissione sottolinea il paradosso di un’Azienda che, per aumentare i ricavi e ammortizzare gli investimenti fatti sugli impianti, necessita un aumento dei rifiuti indifferenziati ricevuti, mentre “le normative che prevedono la differenziazione-riciclo-riutilizzo, attuate doverosamente dal Consorzio di Bacino, inducono a una riduzione significativa della quantità di rifiuti indifferenziati prodotti in provincia”. Ciò l’ha portata a operare “al di fuori dei requisiti previsti per l’affidamento in house“.
Un progetto attinente a quanto appena affrontato viene qui sinteticamente ricordato dalla Commissione: si tratta del “progetto di esecuzione della nuova discarica di inerti e assimilati in località Cascina Guarasca” a Spinetta Marengo, mai portato a termine a seguito di un contrasto tra l’Amministrazione comunale e movimenti di opposizione locale:
Si è inteso, quindi, fare business utilizzando il territorio di Alessandria.
Viene citata la descrizione delle potenzialità della discarica fatta dal Direttore (all’epoca, Piercarlo Bocchio, ndr) che parlò di “uno spazio di circa 500.000 metri cubi, che corrisponde a un volume prudenziale di 950.000 tonnellate, anche se in realtà sarà poi superiore”.
Il terreno individuato è a Spinetta Marengo e si tratta di una cava di produzione ghiaia, al prezzo d’acquisto indicato in 1.350.000 euro. Questo punto viene dibattuto dal sindaco di Piovera (Renzo Pagella, ndr) che, da proprietario di 2 cave, che ricorda il fatto che la cava, una volta esaurita l’estrazione, dovrà essere ripristinata, riportata a origine e destinata a laghetto, un intervento dal costo notevole.
Nonostante le tranquillizzazioni del Direttore, Pagella torna sul punto e afferma che, sollevando i cavatori da tale impegno, “detto terreno non dovrebbe costare nulla”.
In precedenza, il Presidente Luciano Vandone individua nel CdA e nella figura del Direttore generale i soggetti incaricati alla realizzazione dell’opera, affermando inoltre che “non dimentichiamo che anche qui senza autorizzazioni non si fa nulla”.
A verbale non si registrano obiezioni e all’unanimità viene assegnata la delega ai soggetti succitati.
Si riconosce al cedente il diritto di rientrare in possesso del terreno entro 30 anni dalla stipula a un prezzo prestabilito di 10.000 euro senza interessi e rivalutazione da ritenersi immutabile e previa assunzione dell’onore delle opere di recupero ambientale (rinaturalizzazione) a carico dell’Aral, garantite da una fidejussione in favore alla parte cedente (proprietari privati). Essa potrà essere esercitata non prima di 10 anni dalla stipula previa risistemazione del terreno a uso agricolo e con tutte le garanzie di assenza gravami di sorta.
Aral s’impegna a provvedere a tutte le incombenze per ottenere le autorizzazioni necessarie all’apertura della discarica, comprese le necessarie fidejussioni. Inoltre, in suo favore, è prevista quale clausola sospensiva che, nel caso non ottenesse l’autorizzazione ad aprire la discarica entro 120 giorni, il contratto preliminare sia da considerarsi risolto di diritto senza nessun onere per le parti.
I venditori accettanno previa la modifica di alcuni punti del precedente contratto: in particolare, viene depennato il comma 9, che prevedeva il diritto di recesso senza oneri da parte di Aral se non otteneva i necessari permessi e nullaosta per la realizzazione della discarica (la Commissione evidenzia il “pericolo di rimetterci tutta la caparra in caso di mancata stipula del rogito notarile entro il nuovo termine fissato”). Inoltre, viene decretato l’aumento della caparra a 542.000 euro a prezzo complessivo invariato (1.360.000 euro).
I venditori da parte loro s’impegnano ad attivarsi presso lo studio ingegneristico indicato, mentre viene fissata un nuovo termine ultimo per la stipula del rogito al 1/8/’12.
Il Direttore afferma di essere divenuto a una nuova ipotesi di stipula del contratto di vendita al prezzo di 775.000 euro, considerando i 572.000 euro già pagati, con uno sconto di 13.000 euro sul prezzo finale.
La nuova scadenza per il rogito è stabilita entro il 30/11/2013. Il CdA autorizza il Direttore a procedere e a formulare ai proprietari del terreno, La Bolla S.r.l., la proposta irrevocabile ex art. 1329 cc. tramite giusta lettera.
Figura 12. Impegni intrapresi da Aral nel terzo contratto
Nelle considerazioni finali, la Commissione afferma che all’epoca “non vi esistevano le condizioni normative, oggettive e di opportunità che giustificassero una tale operazione”
Prosegue,
Sotto l’aspetto normativo, sia la legge regionale n. 40 del 1998 al suo allegato A2, punto 8, prevedeva la valutazione ambientale per le discariche di inerti con estensione superiore a metri cubi 100.000, sia la Delibera del C.C. del 2006 prevedeva “indirizzi operativi circa i limiti di accettabilità delle attività produttive nel territorio della Fraschetta” riporta il citato testo dell’art. 8 sopra richiamato.
Viene ricordato, prima delle ultime rilevazioni, come Aral, azienda totalmente partecipata da Comuni consorziati e in house, cioè deputata al servizio per detti Comuni e “non certo alla ricerca di business commerciali in sfruttamento di possibili e future grandi opere infrastrutturali nazionali”.
Figura 13. Rilevazioni finali della Commissione
Prima di passare ad analizzare l’entità dei debiti a carico delle Società della filiera dei rifiuti, la Commissione elenca una serie di episodi “che fanno riflettere sull’impotenza degli organi politici nel controllare quello che avviene nelle aziende parttecipate e che rendono necessario, in futuro, l’introduzione di modalità che mettano il Consiglio Comunale nelle condizioni di monitorare tali aziende”.
Sopralluogo a Castelceriolo
Il 13/6/2013 la Commissione effettua un sopralluogo alla discarica di Castelceriolo, dove a un certo punto arriva un camion. Esso è entrato direttamente nella corsia d’ingresso libero, senza sostare sulla pesa e senza registrare il proprio ingresso.
La giustificazione dell’Azienda consiste nel fatto che, siccome il mezzo trasportava un carico accompagnato da DDT, cioè materia prima acquistata da Aral (terra), poteva verificarsi una procedura di questo tipo.
L’altra stranezza registrata in quell’occasione è stata l’accertamento dello spegnimento della strumentazione per la rivelazione della radioattività del materiale conferito. In un’audizione il Direttore Bocchio spiegò che tale portale fu installato di sua iniziativa, senza obblighi di legge.
La Commissione ha analizzato la normativa sul tema e ha trovato il D.M. 29/1/2007 (“Emanazione di linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili in materia di gestione dei rifiuti, per le attività elencate nell’allegato 1 del D. Lgs. 18/2/2005, n. 59”), per cui risulta che per quantità e volume di rifiuti ricevuti, l’impianto di Castelceriolo rientrerebbe appieno nei termini della detta normativa, smentendo di fatto Bocchio.
AIA Discarica di Quargnento
L’Autorizzazione Integrata Ambientale prevedeva il conferimento soltanto dei “rifiuti provenienti dall’impianto di trattamento e recupero di Castelceriolo”, come riconosciuto da Delucchi nel corso della Commissione Programmazione e Bilancio del 1/4/2015.
Tuttavia, dalle audizione della Commissione, risulta che a Solero e Quargnento arrivassero rifiuti d’altra provenienza, causando uno stress notevole dovuto al numero eccessivo di conferimenti giornalieri e anticipandone l’esaurimento, secondo quanto emerso dall’audizione di Alberto Maffiotti del 16/1/2014.
La Commissione ipotizza che dietro questa scelta ci fosse la necessità di migliorare la situazione economico-finanziaria aziendale.
Trasporto dei rifiuti
Esso è stato assegnato a una ditta scelta dal Consorzio di Bacino nel 2004 mediante gara d’appalto. Da allora, il servizio è stato riassegnato a detta azienda senza gara fino all’ultimo affidamento, avvenuto mediante cottimo fiduciario. Per partecipare a questa procedura, la ditta ha richiesto l’iscrizione nell’elenco dei fornitori della Società, in modo da poter essere invitata a partecipare alla gara per l’assegnazione del servizio.
Consulenze
Il caso citato dalla Commissione tra “alcune delle consulenze”, instaurate tra il 2007 e il 2012, che non hanno “un riscontro di congruità nel rapporto tra il costo delle prestazioni e i servizi effettivamente erogati” merita di essere citato così com’è raccontato:
Emblematico è il caso di un avvocato, residente a Torre Annunziata (NA), avente con il territorio alessandrino l’unico legame di essere figlia del Presidente di un’azienda partecipata dal Comune di Alessandria. Tale avvocato, seppur apparentemente senza specifica esperienza nel recupero dei crediti ma semplicemente manifestando al Direttore la propria disponibilità, ha ottenuto un incarico pari a €19.474,94 annui dal 2008 al 2012.
Quantificazione dei crediti residui vantati: insinuazioni alla massa passiva della procedura di dissesto e successivi crediti competenza 2012
Nella parte finale della sua corposa Relazione, la Commissione intende accertare l’ammontare del debito a carico del Comune di Alessandria, dividendo tale somma in due parti:
In relazione alla prima parte, viene sottolineata la difficoltà riscontrata dall’OSL nel decidere chi dovesse riscuotere le fatture cedute a Barclays, se alle aziende (che hanno svolto i servizi ma non sono più proprietarie delle fatture per via del factoring) o all’istitutuzione finanziaria. La questione è stata poi chiarita in una riunione tra OSL e soggetti interessati tenutasi il 18/3/2015.
Consorzio di Bacino
4.168.103 euro riconosciuti da OSL, con l’esclusione di 53.841 euro già saldati, per cui la cifra finale è 4.114.262 euro.
Barclays
Il totale delle fatture cedute corrisponde a 26.072.129,37 euro (17.596.410,18 euro da Amiu, 8.475.719,19 euro da Aral).
Dedotti i dichiarati pagamenti ottenuti dal Comune e le fatture retrocesse, sono stati riconosciuti 15.978.306,74 euro, cifra ritoccata a 15.978.203,15 euro.
Aral
L’ammontare richiesto corrisponde a 7.421.795,82 euro, cui sono stati sottratti 6.520.320 euro (di cui 6.023.899,72 euro riconosciuti a Barclays per cessione definitiva delle fatture).
Perciò, all’Aral spettano 901.473,53 euro.
Amiu
E’ stata presentata un’insinuazione per 13.514.222,21 euro, di cui 11.941.414,20 euro come scoperti residui di fatture cedute alla finanziaria Barclays e 1.572.808,01 euro come scoperto residuo delle fatture che la finanziaria ha concesso ad Amiu di reclamare direttamente al Comune.
Figura 14. Dettaglio dell’insiduazione di Amiu nella massa passiva
Il 23/3/2015 l’OSL ha prodotto due delibere dall’esito agrodolce per l’Azienda fallita: la n. 10, per cui viene riconosciuto un credito di 2.950.008,83 euro, e la n. 11, per cui non si darà luogo a pagamenti perchè il Comune vanta nei confronti di Amiu un credito di 5.141.756,15 euro.
Figura 15. Ammontare definitivo del debito del Comune ammesso alla massa passiva
Figura 16. Ammontare dei debiti del Comune nel 2012 non saldati al 31/12/2012
Figura 17. Ammontare definitivo del debito del Comune sino al 2012
La Proposta della Commissione
Per conseguire efficacia, efficienza ed economicità nella gestione della filiera dei rifiuti, la Commissione propone di “organizzare un sistema ampio di vero governo del ciclo” individuando, come da legislazione regionale, nel “Consorzio o nuovo ATO” il soggetto che “ha il potere e il dovere di garantire nel miglior modo il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi affidati”. Esso sarebbe “il vero e unico dominus della filiera” a garanzia del servizio dei Comuni grandi e piccoli e senza privilegiare il soggetto più forte.
Seguono alcune delle proposte avanzate dalla Commissione al Consiglio Comunale di Alessandria.