A pochi giorni dall’incendio, avvenuto lo scorso primo dicembre, che ha invaso la raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi, sfiorando il dramma, l’Osservatorio Nazionale Amianto prende carta e penna e spedisce alla Commissione e al Parlamento Europeo una Petizione Popolare per promuovere una procedura di infrazione dinanzi alla Corte di Giustizia a carico dello Stato italiano e della Regione Lombardia.
La petizione, firmata dal signor Davide Fabretti in quanto coordinatore del Comitato Ona di Sannazzaro dei Burgondi, chiede una commissione d’inchiesta sul rischio sicurezza legato alla presenza del sito industriale, in particolare per l’esposizione all’amianto e ad altri agenti patogeni e cancerogeni.
Nello stabilimento di Sannazzaro de’ Burgondi, proprio perché realizzato all’inizio degli anni ’60, è stato utilizzato amianto in matrice friabile e compatta, e ciò fino all’aprile del 1994, quando in Italia sono entrate in vigore le norme di cui alla L. 257/1992, che ne hanno vietato l’estrazione, la commercializzazione, la produzione e la lavorazione, senza peraltro imporne la bonifica.
L’amianto e i suoi derivati sono tutt’oggi presenti all’interno della raffineria, sia come coibente delle tubazioni (linee di vapore, linee per gli additivi, linee idrocarburi) che si estendono per chilometri, sia sotto forma di guarnizioni (per accoppiamenti flangiati, per valvole e altre apparecchiature) che sotto forma di cordoni – trecce in amianto (per le tenute a baderna) sia infine come cuscini isolanti.
L’obiettivo della petizione popolare è diretta a promuovere ogni iniziativa di competenza delle istituzioni comunitarie e sovranazionali affinché congiuntamente adottino soluzioni vincolanti (divieto di estrazione e lavorazione di ogni tipo di amianto), nell’interesse della salute e dell’ambiente. Affinché si proceda a codificare nuove norme, con direttive europee vincolanti, secondo principi generali obbligatori per la messa al bando dell’amianto e degli altri cancerogeni. E affinché si crei uniformità di regole per evitare disparità di trattamento imponendo sanzioni per gli Stati non allineati nell’adozione e attuazione di piani di protezione. Inoltre si imponga all’Italia il rispetto delle norme di diritto comunitario in materia di rischio di incidente rilevante.
L’Ona da tempo denuncia la situazione del territorio pavese e in particolare, quella legata alla città di Sannazzaro de’ Burgundi e agli altri comuni limitrofi. Un situazione che coinvolge circa 12mila persone su un’area di 100 chilometri quadrati.
L’incidente del primo dicembre ha sconvolto la popolazione, costrette a rimanere chiuse in casa per evitare l’inalazione di sostanze nocive. Le autorità locali hanno disposto la chiusura di strade e scuole.
Ma sul territorio pende anche il rischio di una nuova discarica di amianto, che potrebbe essere realizzata proprio tra l’oleodotto e il gasdotto dell’Eni. Contro la discarica l’Ona si sta battendo fin dal 2013.
L’Osservatorio Nazionale Amianto, attraverso gli eredi del signor F.F., morto di mesoteliama dopo aver lavorato una vita come operaio nella raffineria di Sannazzaro, ha depositato una denuncia alla Procura della Repubblica di Milano per la situazione di elevato rischio legato all’impianto. Successivamente, un altro esposto era stato depositato alla Procura della Repubblica di Pavia.
Per accendere l’attenzione sulla questione, l’Osservatorio Nazionale Amianto sta organizzando un incontro con cittadini ed istituzioni proprio a Sannazzaro dei Burgondi per il prossimo 14 gennaio.
“L’Ona rivolge un appello al Presidente della Repubblica affinché si garante della salute della popolazione. Se si dovesse perseguire con l’intenzione di realizzare la discarica, oltre all’azione giudiziaria, l’Ona inizierà una lotta gandhiana non violenta attraverso il coinvolgimento delle popolazioni. Mi aspetto che la petizione venga firmata da tutti i cittadini coinvolti”
La petizione è stata inoltrata Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri dell’Ambiente, del Lavoro e della Salute, affinché adottino nell’ambito delle rispettive competenze le necessarie e doverose misure rispettose prima di tutto della Carta Costituzione e poi delle Direttive Comunitarie.