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Un settore dell’idraulica in pieno sviluppo si occupa di individuare soluzioni per restituire a un nuovo utilizzo alle acque di scarto o per rendere potabile l’acqua che non lo è.

L’azienda svizzera Rabtherm Energy Systems ha progettato un sistema di condotte fognarie in calcestruzzo con tubazioni del circuito di scambio termico nel fondo delle condotte stesse. L’obiettivo di questa struttura è ridurre perdite termiche dell’ordine del 12-15% rispetto al bilancio termico complessivo, con picchi del 45-50% in edifici ad alto consumo energetico (per es. le fabbriche). Il calore dei reflui scalda il fluido termo vettore, pressurizzato da un’elettropompa e contenuto nelle tubazioni. Esso converge verso una pompa di calore, che permette il trasferimento dell’energia termica verso l’utenza, rimettendo nel circuito il fluido di scambio a temperature inferiori rispetto alle acque reflue. Le tubazioni possono essere inserite anche in condotte fognarie preesistenti.

Un gruppo di lavoro alla Purdue University, invece, s’è posto un altro scopo: creare un prototipo che disinfetta l’acqua non potabile, in maniera efficace e a basso costo. Gli studiosi ne sono venuti a capo con uno specchio parabolico con lente fresnal, in grado di attirare raggi solari e ultravioletti, che vanno a posarsi su una concavità piena d’acqua. La struttura presenta un supporto di legno e un contenitore in materiale trasparente, permeabile ai raggi UV. Questo “concentratore solare” è in grado di trattare dai dieci ai venti ml d’acqua al minuto e sembra adatto a località con cronici problemi d’impurità dell’acqua.

Stefano Summa

@Stefano_Summa

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