Il Contratto di programma 2015-2019 siglato tra Poste e Ministero dello Sviluppo Economico, ha introdotto, nel piano di “razionalizzazione” di Poste, la consegna a giorni alterni della corrispondenza, oltre ad aver previsto la chiusura degli uffici postali nei piccoli centri, lasciando così moltissimi Comuni italiani scoperti da un servizio essenziale come quello postale. Sono 29 i comuni alessandrini già interessati da questi tagli a cui a breve se ne aggiungeranno altri 141. Risultato: tonnellate di poste in giacenza e bollette consegnate anche dopo la scadenza. Questo scellerato piano di riorganizzazione, messo in atto con il benestare del Governo e che andrà a regime ad inizio 2018, contrasta con la normativa comunitaria in materia di servizio universale postale (in particolare con la Prima Direttiva postale) la quale obbliga tutti gli Stati membri ad assicurare la raccolta e la distribuzione degli invii postali al domicilio del destinatario «come minimo cinque giorni lavorativi a settimana» e che solo in presenza di circostanze o condizioni geografiche eccezionali sia ammissibile la fornitura per un numero inferiore di giorni, ma la stessa società Poste italiane ammettere che non c’è nessuna circostanza eccezionale che giustificherebbe il recapito della posta a giorni alterni! La nuova politica attuata da Poste italiane, che sta tagliando costi, sportelli e postini, riducendo la consegna delle lettere a cinque giorni ogni due settimane (anziché cinque a settimana come previsto dalle norme europee), non garantisce più il diritto di accesso a un servizio universale come quello postale. I più colpiti sono i piccoli comuni e le aree interne e dove il modello di riforma è già stato attuato si sono registrati immediatamente caos e disagi per i cittadini. Un piano che ricordo andrà a regime ad inizio 2018 e che riguarderà in totale 5300 Comuni. Oltre al danno anche la beffa visto che la consegna a giorni alterni comprende anche gli invii prioritari, come le raccomandate dell’Inps, gli avvisi di Equitalia, i telegrammi, e pure i quotidiani e i settimanali in abbonamento. Senza contare il disagio vissuto dai postini che si sono visti raddoppiare il carico di lavoro e per cui l’attuale situazione è divenuta insostenibile. I piccoli Comuni, già fortemente penalizzati dalla riorganizzazione di Poste che ha portato alla definitiva chiusura di alcuni uffici, ora sono ulteriormente vessati dalla consegna a giorni alterni, tanto è vero che alcuni di questi hanno addirittura diffidato poste a sospendere il piano di riduzione della consegna e di normalizzare il servizio di distribuzione. Poste deve assicurare la copertura del cosiddetto “servizio postale universale” su tutto il territorio nazionale «senza discriminazioni tra gli utenti» e per garantire questo servizio incassa 262,4 milioni all’anno. Anche il Parlamento europeo è intervenuto sulla materia, con una risoluzione che ribadiva la necessità, da parte degli Stati Ue, di garantire il servizio universale e il mantenimento degli sportelli postali. Perché l’Italia sta facendo tutto l’opposto, rischiando di incorrere in una procedura d’infrazione europea per violazione del diritto degli utenti? Un ulteriore danno che sarà scaricato sulle teste e sulle tasche dei cittadini.