Vista la situazione, il presidente Uncem Marco Bussone ha scritto al ministro della Salute Orazio Schillaci.
I sindaci inseguono i medici di base. Che non ci sono. Ma moltissimi primi cittadini stanno facendo di tutto per avere un medico di medicina generale sui loro territori. Se li contendono. E i medici chiudono gli studi in montagna, nei comuni alpini e appenninici più piccoli e a maggior altitudine, scendono in basso, verso le ‘case della salute’ che, spesso, hanno aggravato la spoliazione di servizi, drenando medici e opportunità verso il basso.
I sindaci sono mobilitati, sì, ma soli. Non è compito loro cercare i medici. Lo fanno perché autorità sanitaria e perché altri non se ne occupano. Chiamano i direttori generali delle Asl, i medici stessi, gli assessori regionali. Una situazione complessa, per certi versi grave. Perché per via dei pensionamenti, troppi cittadini restano scoperti, senza medico di base. E non bastano i posti di specializzazione in più, attivati da alcune Regioni, che daranno risposte in 3-4 anni. La soluzione serve subito. Molto più facile a dirsi che a farsi.
Così il presidente Bussone: “Ho scritto al Ministro della Salute dicendo che i sindaci non possono essere lasciati soli in questa avventurosa ricerca. I cittadini sono insicuri. E allora, o si cambia completamente l’assetto del medico di medicina generale, o servono risposte urgenti del Ministero. Dicano che fare. Si può stare senza medico di base? La nuova legge della montagna dovrà risolvere il problema. Ma con determinazione, impegni di spesa, efficacia sul breve e lungo periodo. Senza medici, il sistema sanitario implode. E la pandemia dovrebbe avercelo insegnato. Ora serve uno scatto politico. Per non lasciare sindaci e cittadini soli”.
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