Ritorna in Alessandria nel ventennale dalla sua nascita la novella “L’imperatrice di Spinetta”, scritta nel 1995 da Paul Heyse e liberamente reinterpretata dall’attrice Ombretta Zaglio nelle giornate di giovedì e venerdì. L’evento si svolge presso il Museo “Cesare Lombroso” situato a metà dello Spalto Marengo ed è stato inserito nel percorso giallo della “Festa del Pensiero”. Al termine della prima performance abbiamo incontrato l’attrice alessandrina, che si esibirà nuovamente oggi pomeriggio alle ore 15 e alle 16.
Com’è nata l’idea di portare in scena “L’imperatrice di Spinetta” al Festival?
“E’ una narrazione popolare nata nel 1995 dalla penna di Paul Heyse – spiega Ombretta Zaglio -. La figura maschile della storia (Maino) è realmente esistito mentre la figura della moglie Pia, la protagonista, è stata affiancata successivamente. Ho accettato l’invito degli organizzatori a partecipare a titolo gratuito perché ho sposato il loro progetto in toto“.
Lo spettacolo è stato messo in scena anche dal di fuori dei confini piemontesi. Come è stato accolto?
“Ha sempre ottenuto commenti positivi. In passato un attore lo ha definito bellissimo, barocco e piemontese. Nella versione originale viene utilizzata una sedia molto alta, nel corso del Festival c’è un rapporto più intimo anche con il pubblico (seduto su dei tappetini a pochi metri dall’attrice, ndr). La storia è nata ad Alessandria a pochi mesi di distanza dall’alluvione (1994) che mi ha portato via gran parte dei beni. Le prime prove le ho effettuate a casa mia, tra lo stupore dei vicini“.
“L’imperatrice” potrebbe quindi restare in Alessandria anche dopo la fine del Festival?
“Personalmente sono in netto contrasto con il Comune di Alessandria – conclude l’attrice -. Il lavoro artistico non è mai stato riconosciuto e, nonostante il patrocinio concesso all’iniziativa, l’amministrazione comunale non ha dato nessun contributo economico. Anche in passato ho avuto problemi con la pubblica amministrazione, sono rimasta in città per scelta personale. Non è detto che in futuro non sia costretta a lasciare Alessandria“.
di Luca Piana e Angela Paciullo
Photo: Fabiola Cazzulino