Fra gli argomenti all’ordine del giorno della seduta dell’Osservatorio Ambientale che si è svolta il 12 luglio scorso molti temi importanti: le procedure per la determinazione del cosiddetto “amianto totale” nelle rocce contenenti amianto, l’approvazione di vasche aggiuntive per lo smarino sul cantiere Radimero, il rapporto semestrale sui risultati del monitoraggio fibre amianto aerodisperse.
Condivise le procedure per determinare l’amianto totale
È un risultato importante quello portato a termine nel corso della seduta, grazie al lavoro istruttorio del Gruppo di lavoro Amianto, coordinato da Andrea Carpi della Regione Piemonte: la condivisione delle procedure utilizzate per la determinazione del cosiddetto “amianto totale”.
Si tratta di un obiettivo raggiunto dal nuovo Osservatorio Ambientale “di prossimità” presieduto da Claudio Coffano che, una volta insediato nel settembre 2017, ha deciso di riprendere in esame la prescrizione 1 della Determina direttoriale del Ministero dell’Ambiente del settembre 2015. La prescrizione era stata imposta in occasione dell’approvazione del Piano di Utilizzo delle Terre predisposto da Cociv per i lotti 3, 4 e 5 e della variante dello stesso per i lotti 1 e 2, e riguardava la gestione delle terre e rocce da scavo in regime di sottoprodotto e in particolare lo smarino potenzialmente contenente amianto.
La prescrizione stabiliva che Cociv dovesse “determinare la quantità totale di amianto nelle pietre verdi secondo uno specifico protocollo condiviso con le Arpa nell’ambito dell’Osservatorio Ambientale”, ma a quel tempo il consorzio si oppose alla prescrizione con un ricorso al Tar del Lazio, tuttora pendente. Circa un anno fa, tuttavia, l’amministratore straordinario di Cociv Marco Rettighieri ha dato indicazione di effettuare da quel momento doppie analisi sui campioni di terre e rocce utilizzando due metodi diversi: quello previsto dalla normativa vigente (Dm 161/2012), che prevede l’analisi su campioni setacciati, e quello proposto dalle Arpa, in base al quale si effettua l’analisi sull’intero campione, macinato (“amianto totale”). In oltre 500 campioni doppi non si è mai verificato che, con l’amianto totale, le terre cambiassero stato giuridico passando da “sottoprodotto” a “rifiuto speciale”.
Dopo un anno di doppie analisi, e la discussione in Osservatorio sulla validità delle metodiche adottate dai laboratori accreditati (Distav dell’Università di Genova e Diati del Politecnico di Torino), le procedure adottate sono state condivise con le Arpa. L’Osservatorio Ambientale ha quindi dato mandato alle Arpa di redigere il documento riguardante la metodica da campo per il campionamento che, al fine di consentire la macinazione dell’intero campione, non dovrà prevedere la setacciatura. Il documento sarà approvato dall’OA nel mese di settembre e sarà trasmesso al Ministero dell’Ambiente. Nel frattempo, Cociv continuerà a effettuare la doppia analisi dei campioni prelevati anche secondo il metodo dell’amianto totale.
Le vasche per lo smarino a Radimero
Il materiale estratto dalle gallerie (smarino) durante l’avanzamento delle talpe o Tbm (Tunnel Boring Machine), viene stoccato in apposite vasche interrate presenti nelle aree di cantiere, per poi essere trasportato nei siti di deposito.
Alcuni mesi fa il nuovo Osservatorio Ambientale “di prossimità”, a seguito di un tavolo tecnico con Cociv e Arpa Piemonte in cui sono state approfondite le metodologie di caratterizzazione dello smarino prima dell’invio al deposito intermedio di Romanellotta, aveva proposto a Cociv di realizzare sul cantiere Radimero due vasche aggiuntive rispetto a quelle già presenti. Questa proposta dell’Osservatorio aveva lo scopo di poter disporre di due vasche per ciascuna delle due TBM che operano in parallelo, come già avviene al cantiere di imbocco nord della Galleria Serravalle, così da poter garantire una maggiore efficienza assicurando tutto il tempo necessario alla caratterizzazione delle terre di smarino senza tenere bloccato lo scavo.
Cociv ha accolto la richiesta dell’Osservatorio e per poter realizzare le due vasche ha dovuto acquisire ulteriori aree in prossimità del cantiere Radimero e le autorizzazioni necessarie. Quindi ha inviato, nei giorni scorsi, istanza a RFI per la realizzazione delle vasche come variante non sostanziale al progetto, in conformità a quanto richiesto dal Comune di Arquata. Vista l’importanza di questo intervento per una migliore gestione del cantiere, RFI si è impegnata a predisporre in tempi brevi l’approvazione della variante, autorizzando così di fatto la realizzazione delle vasche.
È importante sottolineare che i campioni per la caratterizzazione dell’amianto non vengono prelevati dalle vasche ma prima, direttamente dai nastri trasportatori che escono dalle gallerie. Nel caso in cui le analisi dovessero rilevare la presenza di amianto nelle terre in quantità superiore al limite normativo di 1.000 mg/kg, cosa che ne impedirebbe il riutilizzo come sottoprodotto, l’intero contenuto di materiale della vasca, anche se solo in parte contenente amianto, verrebbe classificato come rifiuto pericoloso e inviato a discariche autorizzate, previo confezionamento e trattamento secondo specifiche procedure.
Dati rassicuranti dal report sul monitoraggio dell’amianto aerodisperso
L’Osservatorio ha poi preso visione e analizzato i risultati del monitoraggio dell’amianto aerodisperso raccolti nel report giugno-dicembre 2017 predisposto da Cociv: in sette mesi, su un totale di 7.521 campioni analizzati, presso i punti cintura – cioè al di fuori dell’area di cantiere, in prossimità di recinzione e accessi (prima cintura) e di punti considerati “recettori sensibili”, edifici o centri abitati (seconda cintura) – sono stati sempre riscontrati valori inferiori a 1 fibra/litro, valore soglia indicato dal Protocollo Gestione Amianto in linea con quanto indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Questi nel dettaglio i risultati sui campioni analizzati:
- il 75% non ha rilevato presenza di amianto aerodisperso
- sul restante 25%, cioè 869 campioni, 1.822 hanno rilevato concentrazioni fra 0 e 0,5 fibre di amianto al litro e 35 campioni fra 0,5 e 1 fibre al litro, mentre in 12 campioni la concentrazione è risultata maggiore di 1 fibra al litro
- su questi 12 campioni, successivi approfondimenti hanno rilevato che in 9 casi non si trattava in realtà di fibre classificate come amianto
- tutti i 3 campioni restanti erano relativi non a punti di cintura, ma a punti sorgente, cioè interni al cantiere, per i quali la soglia di riferimento per la sicurezza dei lavoratori è di 2 fibre al litro.