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“Il fondo sanitario nazionale di 8 miliardi all’anno deve finanziare, nel tempo, non solo il funzionamento della sanità pubblica ma anche gli investimenti in edilizia sanitaria e in tecnologia”. Sono chiare le parole dall’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Antonio Saitta, nel corso di un intervento in Consiglio Regionale. Saitta ha ricordato che la Giunta ha “messo in campo strumenti per una gestione più efficiente che, senza penalizzare i servizi, liberasse fondi da investire”. Tra questi, si annoverano “la manovra di contenimento della spesa farmaceutica attraverso la concorrenza tra aziende, la centralizzazione delle gare e la riorganizzazione delle strutture ospedaliere”.

Proprio riguardo al patrimonio, definito “molto vecchio” e con “edifici in forte deficit, strutture vecchie e antiquate e spese di gestione molto elevate”, l’assessore ha esposto il quadro degli investimenti attivi, in primis quello per la Città della Salute di Novara (accordo di programma tra Città di Novara e Asl, 320 milioni e 290 mila euro sul tavolo via project financing pubblico-privato, al via le procedure per la gara d’appalto). Medesima modalità di finanziamento anche per il Parco della Salute di Torino: 500 milioni in totale, di cui 220-230 sborsati dai privati.

Il partenariato pubblico-privato sembra essere quindi il modello di riferimento per il rinnovamento delle strutture ospedaliere in Piemonte, a parere dell’assessore Saitta. Una posizione che non piace al Movimento 5 Stelle, che ne ha evidenziato le criticità. Il gruppo di opposizione ha proposto di creare una banca dati dell’edilizia sanitaria che evidenzi le inefficienze energetiche e organizzative e richiesto di poter discutere una delibera con le indicazioni delle localizzazioni dei nuovi ospedali, motivazioni tecniche ed economiche, piani di riqualificazione energetica e destinazioni degli edifici dismessi. Forza Italia ricorda che l’ultima è stata redatta nel 2007 e che si tratta di materia a totale appannaggio del Consiglio Regionale.

Nel dibattito spicca l’assenza di qualsiasi riferimento all’Alessandrino, territorio nel quale prosegue da tempo, tra alti e bassi, il dibattito sulla possibilità di costruire un nuovo ospedale ad Alessandria. Chissà se gli esempi provenienti dal resto del Piemonte, con l’affermazione del project financing e una maggiore compartecipazione dei sindaci del territorio nel processo decsionale (vedi l’indicazione di Ornavasso come sede della nuova struttura del Verbano Cusio Ossola da parte delle amministrazioni locali), possano fare scuola anche qui.

Stefano Summa

@Stefano_Summa

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