Proprio nei giorni in cui l’attualità è quella dello sgombero la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo presenta un incontro per discutere dei temi dell’immigrazione e dell’integrazione, ma soprattutto per presentare la realtà della Jungle di Calais da un punto di vista diverso e nuovo, attraverso gli occhi, le immagini e le riflessioni di un artista. E con il contrappunto delle parole di un giornalista che attraverso la conoscenza e l’incontro con gli altri racconta le grandi migrazioni del mondo contemporaneo.
La Jungle di Calais è stata il luogo dell’esplorazione artistica e umana di Gian Maria Tosatti, artista romano oggi residente a New York che ha intrapreso un percorso artistico nel territorio di connessione tra architettura e arti visive realizzando principalmente grandi installazioni site specific. I suoi progetti sono indagini a lungo termine su temi legati al concetto di identità, sia sul piano politico che spirituale e proprio in questo senso racconta attraverso immagini e parole la Jungle con una prospettiva diversa da quella abitualmente raccontata dai media. Perché questo luogo, nato e oggi in fase di abbandono e distruzione, è a tutti gli effetti una città, al contempo contemporanea e antichissima.
In questa nuova prospettiva di analisi la Jungle è anche una creazione spontanea che nelle sue dinamiche di fondazione segue le stesse logiche che hanno determinato la nascita delle città antiche. Una comunità in viaggio identifica un luogo strategico per i propri interessi e vi si insedia. La ragione della fondazione di questa città la posizione in un luogo strategico per quella che è la principale caratteristica dei popoli del XXI secolo, ossia la mobilità. La Jungle, infatti, è proprio al centro dell’Europa, a pochi chilometri da Parigi, da Londra, da Bruxelles, da Amsterdam e dalla Germania. La sua collocazione poi è proprio al centro di quel triangolo delle potenze coloniali UK, Francia e Benelux che sono proprio le potenze coloniali europee che hanno imposto nei secoli il loro ruolo di “nazioni madre” ai molti territori dai quali i migranti arrivano. Quel che stanno facendo questi uomini, nati e cresciuti sotto questo rapporto di filiazione imposto, è un ritorno alla nazione madre per ricontrattare un nuovo rapporto.
La visione di Gian Maria Tosatti è quella che interpreta la Jungle come una grande opportunità, da costruire e interpretare attraverso la costruzione di un codice radicalmente nuovo.
Un simbolo forte e semplice, quello dell’arcobaleno, è il medium che Tosatti ha usato nel corso dell’ultimo anno per raccontare con azioni, immagini e parole, insieme agli stessi migranti presenti nella Jungle, una identità in costruzione.
Il racconto di questa esperienza e di questo punto di vista straordinariamente interessante e nuovo si mescolerà alle parole di Domenico Quirico, inviato e giornalista de La Stampa che nel suo recentissimo “Esodo” (Neri Pozza editore) racconta in presa diretta della grande migrazione che proprio nella Jungle di Calais trova uno dei proprio approdi e insediamenti. Un esodo che ha inizio là dove parti intere del pianeta si svuotano di uomini, di rumori, di vita. Negli squarci sterminati di Africa e di Medio Oriente, dove la sabbia già ricopre le strade e ne cancella il ricordo, dove sterpaglie e foresta inghiottono edifici, capanne e campi. Un viaggio terribile che termina nel nostro mondo, dove file di uomini sbarcano da navi che sono già relitti o cercano di sfondare muri improvvisati, camminano, scalano montagne, hanno mappe che sono messaggi di parenti o amici che già vivono nel nostro paradiso.
L’evento è promosso da BJCEM, Biennale des jeunes créateurs de l’Europe et de la Méditerranée, nel quadro di Contemporary Art 2016.
BJCEM è un network nato a Sarajevo nel 2001, per dare struttura e organizzazione formale alla Biennale dei giovani artisti, la cui prima edizione è stata a Barcellona nel 1985 e la prossima sarà a Tirana e Durazzo, in Albania, nel 2017. Il network è oggi composto da 56 membri da 20 nazioni e opera per creare opportunità di crescita, mobilità, scambio, comprensione, dialogo e collaborazione per i giovani artisti. In questo senso BJCEM è fermamente convinta che il ruolo di arte e cultura nelle nostre società sia quello di stimolare il rispetto e la comprensione per la diversità, la scoperta e il riconoscimento delle altre culture come arricchimento della propria. L’arte è uno strumento che può essere usato per superare confini e conflitti attraverso l’utilizzo di un codice universale.
Il Network BJCEM è supportato dal programma Creative Europe dell’Unione Europea. Gli uffici esecutivi di BJCEM sono da sempre a Torino.