Ha detto basta, Matteo Donati. Il 27 ottobre 2023, a soli 28 anni, ha appeso la racchetta al chiodo. Almeno quella da giocatore professionista. Con grande sofferenza, credo, visto il suo amore per uno sport, il tennis, che ha riempito la sua vita da quando ne aveva 5. E infatti lo ha ringraziato su Instagram, scrivendo “Grazie tennis, uno sport che mi ha dato tutto“.
La carriera
Brillante e divertente, con grandi aspettative. Devastata, però, da troppi infortuni, cui vanno sommate 3 operazioni al braccio che hanno appesantito i suoi ultimi anni. Troppo dolore. E allora ha detto basta. Ma vale la pena ricordare i suoi infiniti trionfi giovanili (Coppa Lambertenghi su tutti), individuali e a squadre, poi il cammino da ‘pro’ impreziosito da 6 vittorie in singolare nei tornei ‘Futures’ (4 nel 2013, 1 nel 2014, 1 nel 2022) e 5 finali perse (1 ‘Future’ e 4 ‘Challengers’), 7 vittorie in doppio (2 ‘Futures’ e 5 ‘Challengers’) con 3 finali perse. Tutti risultati ottenuti fra il 2012 e il 2018.
Ma soprattutto quel periodo meraviglioso legato agli Internazionali d’Italia 2015, quando superò il 1° turno battendo il colombiano Giraldo (26 61 64) e perdendo al 2° con il ceco Berdych (62 64), testa di serie n° 6 del tabellone, giocando in orario serale sul campo principale del Foro Italico con diretta TV.
La classifica ATP
Due mesi dopo, il 27 luglio 2015, raggiunse il suo top ranking al n° 159 ATP. Il sogno, allora, era entrare nei primi 100. Ma il destino non ha voluto così. Resta però, con quel ‘magico’ 159, il 3° miglior tennista alessandrino di sempre, dopo Corrado Barazzutti (n° 7) e Cristiano Caratti (n° 26), ma davanti ad altri grossi nomi del tennis mandrogno come Roberto Lombardi (n° 221), Fabio Beraldo (n° 354) e Nicola Canessa (n° 579).
In doppio il best ranking fu il n° 231, raggiunto il 12 febbraio 2018. E qui è addirittura al 2° posto fra i tennisti nostrani, preceduto da Caratti (148). Gli altri, tutti dietro di lui. Poi è arrivata la discesa, inesorabile, a causa degli infortuni e dei lunghi periodi di recupero dopo gli interventi chirurgici. Al momento del ritiro, dopo qualche anno di quasi inattività, la graduatoria ATP diceva n° 1940 in singolare e n° 1904 in doppio. Con un ‘prize money’ (premi vinti) definitivo di oltre 377.000 dollari.