Ogni genitore ha paure legate ai figli: chi teme le malattie, chi teme di non prendersene abbastanza cura , chi è spaventato dall’adolescenza, dalle droghe e dalle cattive compagnie.
La grande ansia legata alla prima infanzia dei miei figli, invece, è stato il dover andare a fare la spesa con loro due.
Esperti di marketing affermano che la merce nella grande distribuzione è esposta in modo da accattivarsi la clientela con una serie di accorgimenti che allunghino la permanenza all’interno del punto vendita e che rendano appetibili prodotti non di prima necessità che diversamente rischierrebbero di essere ignorati.
Balle, secondo me il tutto è studiato per far impazzire i genitori, altrimenti non si spiegherebbero gli espositori delle ciambelle glassate appena sfornate all’inizio del supermercato.
A dire il vero l’agonia inizia ben prima, a casa, quando annunci alla prole la missione della giornata e loro accolgono la notizia con una serie di richieste senza senso, insomma partono convinti di portare a casa un coccodrillo oppure una nuvola.
Nel parcheggio c’è già il primo fuoriprogramma: il questuante che fa il simpatico coi bambini e loro che si credono amiconi e così mi urlano:”Mamma diamo una monetina a questo signore, CHE HAI UN SACCO DI SOLDI NEL PORTAFOGLIO”. Per la cronaca, il bene in mio possesso con maggiore liquidità è la chiavetta della macchina del caffè, capirete la gioia nel dare l’euro al mendicante per poi dover sperare che quella rondella buttata in fondo alla borsa sia compatibile col carrello.
Uscita da quest’empasse, si organizza lo schieramento di battaglia: figlio n. 2 nel carrello (possibilmente legato e imbavagliato), figlio n. 1 indottrinato perchè tenga una manina santa sul carrello, non disturbi il fratello, non si allontani, non desideri nulla, non faccia niente che non sia respirare, insomma.
Messo piede dentro al super parte il refrain, che terminerà solo quando l’auto ripartirà, “Voglio la ciambella!!”, alla prima distrazione il figlio grande si impossessa del carrello e simula una gara di gokart col piccolo che lo aizza ad aumentare la velocità tentando di afferrare qualsiasi cosa dagli scaffali, intanto scopri che la lista accuratamente stilata è rimasta sul tavolo della cucina e vieni intercettata dall’anziano di turno che si spertica in complimenti sui tuoi figli, che nel mentre hanno tamponato 5 persone, fatto cadere l’unico vasetto di vetro che avevi preso e messo nel carrello una confezione di ogni tipo di biscotto incontrato.
Devi solo fermare quel carrello, nel frattempo prendi a caso cose che credi ti possano servire che sei costretta a tenerti in mano e quando, finalmente, li raggiungi in prossimità delle casse li trovi beati che guardano l’espositore delle pile come se fosse una vetrina di giocattoli e ti dicono”quanto ci hai messo!!”.
Represso l’istinto di strangolarli, fai le borse mentre loro fanno avanti e indietro dalle porte scorrevoli, risali sconvolta in auto, vai a casa e realizzi l’inevitabile: l’unica cosa che ti serviva davvero, quella per la quale hai deciso di fare la spesa e che rendeva l’operazione urgente al punto di imbarcarti nell’impresa kamikaze di andarci coi figli, è quella che ti sei dimenticata!
Paola Vitale Cesa