Allora, togliamoci subito quel senso di inadeguatezza di quando vediamo le foto di blogger più o meno famose in giro per il modo con la prole al seguito. “Viaggiare coi bimbi si può” è il loro slogan e tu ti senti una tapina, che per organizzare una giornata in montagna tiri fuori il Furio che è in te al punto di iniziare a chiamare i tuoi figlio Anton Giulio e Anton Luca.
Poi osservi con più attenzione e noti una serie di dettagli che lo sconforto iniziale aveva offuscato: resort di lusso, abbigliamento supertecnico e griffato, periodi assolutamente fuori stagione (mi spiegate come si fa ad avere 10 settimane di ferie all’anno in periodi a scelta??), voli in prima classe, mariti presenti , insomma alla fine ti trovi a pensare che in realtà lo slogan dovrebbe essere “viaggiare coi soldi si può”.
Ma siccome questa rubrica altro non è che un inno alla normalità, vediamo un po’ come i milioni di “Fantozzi” italiani affrontano le ferie.
Innanzitutto, occorre fare il distinguo tra ferie medio lunghe e gita fuori porta.
La gita viene affrontata con lo spirito del “cerchiamo di spendere il meno possibile”, i bambini vengono forniti di un tozzo di pane con la raccomandazione di razionarlo per il viaggio (sosta in Autogrill non concessa) manco fossero Hansel e Gretel con destinazione il bosco, lo zaino della mamma di solito pesa 1.000 kg perchè dentro ci sono almeno due bottiglie d’acqua, vietato comprare anche quella in giro, pagarla € 3,00 al litro è pazzia, pazienza se al ritorno si spenderanno 100 € dal reumatologo per il mal di schiena e, immancabile per l’italiano medio, la borsa frigo, che di solito contiene la spesa settimanale per una famiglia di otto persone, perchè va bene andare al risparmio, ma che la conta calorica sia sempre generosa, non scherziamo!!!
Si parte armati da mille buone intenzioni, ci si prepara simpatici giochi per trascorrere in armonia il tempo in auto e si ripercorrono mentalmente tutti gli itinerari programmati, ma di solito finisce che in fondo alla via almeno un figlio ha già vomitato, al primo semaforo i fratelli si sono già giurati odio perenne e all’imbocco dell’autostrada la radio è già a tutto volume nel tentativo, vano, di non sentire quello che accade sui sedili posteriori. Generalmente l’aspettativa di vagare per musei viene soppiantata da una concretissima ricerca di un bar decente per un’emergenza cacca non preventivata.
Le ferie lunghe, invece, per molti sono l’unica occasione di spostarsi durante l’anno, per cui vengono attese e desiderate per talmente tanto tempo che le si sovraccarica di sogni e speranze.
C’è quello che probabilmente pensa di non tornare più e si porta appresso la casa, c’è l’altro che crede di farsi una vacanza alla Bear Grylls e parte solo con un paio di mutande a testa e un coltellino multiuso, c’è chi programma le partenze intelligenti mettendosi in viaggio di notte (personalmente ritengo che “non dormire” e “intelligente” non possano stare nella stessa frase) e chi sereno si fa 5 ore di coda in autostrada col solleone, c’è chi non vede l’ora di soffocare i figli con la propria presenza e chi li ha iscritti a tutti i centri estivi/baby club/campi di concentramento con un anno di anticipo, c’è chi si immagina una nuova luna di miele e chi scappa dal consorte, c’è chi va a trovare i parenti e chi dichiara di andare in una località diversa da quella di destinazione per il terrore di essere trovato, c’è chi si porta appresso il lavoro e chi butta il telefono a mare, c’è chi va dall’altra parte del mondo e chi si accontenta di allontanarsi di una manciata di chilometri, ma tutti partono immaginando che la vacanza sia con la propria famiglia abbronzata che corre sulla spiaggia al tramonto (anche quelli che vanno in montagna eh!!), tutti con la stessa t-shirt bianca, i denti dritti, senza cellulite, i capelli biondi, , che si cambia abbracci reciproci , e invece tutti rientrano dopo discussioni sulla gestione delle giornate, capricci, vagonate di soldi spesi in inutilità, battibecchi provocati dalla convivenza h24, chili in più, casa sporca, frigo vuoto, casella mail al limite dell’implosione e soprattutto loro, gli spauracchi della scuola e della routine, che in confronto il Gramo per Harry Potter è una visione confortante, che fanno sembrare miele le vacanze appena finite. E allora via, tutti a cercare sul calendario il prossimo ponte.
Paola Vitale Cesa