E’ capitato a molti sentirsi dire, al momento della prenotazione di una visita o di un esame, che il primo posto sarà disponibile tra qualche mese e l’unica soluzione è armarsi di pazienza.
Le liste d’attesa sono uno dei mali storici della sanità anche se il diritto ad essere curati è stabilito dalla nostra Costituzione.
Cosa fare in questi casi? “Esiste una norma, quasi sconosciuta ai cittadini – esordisce Stefano Santin presidente regionale della Casa del Consumatore – che garantisce ai pazienti di saltare le code infinite. Purtroppo sia gli ospedali che le Asl nulla spiegano agli utenti. Il Dlgs 29 aprile del 1998 n. 124 e l’accordo Stato Regioni dell’11 Luglio 2002 stabiliscono tempi certi: 30 giorni per le visite specialistiche e 60 giorni per gli esami diagnostici. Se la struttura pubblica non rispetta questi tempi prestabiliti il cittadino può pretendere che la medesima prestazione sia fornita dal medico privatamente, in regime di prestazione libero professionale intramuraria. Nessun costo aggiuntivo – continua Santin – potrà essere richiesto al malato se non quello del ticket che avrebbe pagato in caso di prestazione presso l’ospedale scelto”.
Assistiamo ormai alla presenza all’interno delle ASL di attività intramoenia, vale a dire prestazioni private rese, all’interno del medesimo ospedale o presso strutture private, dal personale medico dipendente delle strutture pubbliche.
L’ASL di Asti pubblica sul proprio sito internet i tempi di attesa medi delle varie prestazioni mediche rese ai cittadini. Navigando si può evincere che non per tutte le visite specialistiche o per gli esami strumentali si rispettano i tempi previsti dalla normativa.
“Da una verifica sul sito internet dell’ASL di Asti – prosegue Santin – si rileva che vi sono delle eccellenze ma altresì dei ritardi molto elevati per le prestazioni mediche richieste. Ad esempio per una visita completa dell’occhio, i tempi medi sono di 119 giorni contro i 30 previsti. Un esame del fundus oculi (fondo oculare) può arrivare anche a 231 giorni d’attesa rispetto ai 60 previsti. Per una colonscopia si può attendere anche sei mesi contro i due previsti oppure per una risonanza magnetica del torace o della colonna si può attendere in media anche quattro mesi invece di 120 giorni.
La situazione più eclatante per quel che concerne i ricoveri programmati riguarda gli interventi chirurgici al colon: invece dei 30 giorni previsti si può arrivare anche a 200 giorni oppure per un’operazione alla cataratta, rispetto ai 180 giorni preventivati, si arriva fino a 700 giorni.
“Nel caso di operazioni alla cataratta – prosegue il presidente regionale della Casa del Consumatore – l’ASL di Asti ha attivato un servizio a pagamento mediante prestazione libero professionale intramuraria ad una cifra pari a 2.595,10 euro a ricovero in day hospital, di cui solo 65,33 euro vengono destinati al fondo per la riduzione delle liste d’attesa. Riteniamo – conclude Santin-che ci si debba attivare per ridurre le criticità e che la possibilità offerta dalla legge di rivolgersi allo stesso medico dell’ospedale, privatamente, debba essere diffusa agli utenti per una maggior trasparenza nei confronti del malato. Noi come associazione di difesa dei consumatori offriremo la nostra assistenza gratuita a tutti coloro che necessiteranno del servizio che consente di ridurre i tempi di attesa”.