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Lunedì 24 ottobre la città di Alessandria e tutti coloro che lo hanno conosciuto potranno salutare Siradji prima del suo ultimo viaggio. La cerimonia sarà alle 12 nella Moschea di via Verona n. 72. (Si ricorda alle signore che interverranno di portare una sciarpa)

E’ attiva su BuonaCausa.org una campagna di raccolta fondi per aiutare la famiglia di Siradji, sua moglie e i suoi figli, a sostenere le spese per il trasporto della salma in Guinea Bissau.
Chi lo desidera potrà fare la sua donazione anche durante la cerimonia che sarà celebrata lunedì alle 12 nella Moschea di via Verona n.72 ad Alessandria.

Siradji è partito tante volte. Ha lasciato alle spalle la terra, i colori e i profumi del suo villaggio della Guinea Bissau, al confine col Senegal. Fuggiva dai soprusi e dalle violenze che i ribelli riservavano a lui e alla moglie, nella totale assenza di protezione da parte di quello Stato che tanto amava. Aveva due mesi l’ultimo dei tre figli, nato dal suo matrimonio d’amore con Youma, quando Siradji ha iniziato il lungo e pericoloso viaggio che lo ha portato fino a qui. Si è fermato in tanti Paesi lungo la strada, ogni volta con la speranza che quello fosse il luogo dove poter ricominciare, prima solo, poi con la famiglia. Con forza e determinazione, non si è mai arreso di fronte alle mancate opportunità e alle violenze fisiche e psicologiche che lo hanno attraversato. Divideva i pochi spiccioli tra la famiglia e le spese di viaggio e andava oltre. Solo la Libia l’ha fermato, qualche anno, il tempo di racimolare la somma per attraversare il Mediterraneo. Il 30 luglio 2015, Siradji è partito sfidando il mare. Da una nave all’altra, poi il porto, l’autobus e l’arrivo ad Alessandria.

Ogni mattina ripartiva Siradji. Uno zainetto con il permesso di soggiorno, il quaderno per studiare, il telefono per chiamare casa. La testa sulle spalle, il cuore innamorato, il sorriso sempre stampato sul viso. Siradji coglieva ogni opportunità che gli fosse concessa, faceva tesoro di ogni consiglio, partecipava con entusiasmo a ogni attività. Era determinato Siradji, responsabile, preciso, affidabile. Con umiltà e generosità, prendeva ciò che gli veniva dato, restituiva senza che gli fosse chiesto. Si impegnava per integrarsi in una società non troppo accogliente, che a lui aveva però restituito la pace, la speranza di ricostruire un futuro d’unione con Youma e i figli. Le sue fatiche iniziavano a dar frutto, assaporava la possibilità di un contratto di lavoro duraturo, di una casa dove riprendere ciò che anni prima era stato interrotto, il calore di persone attorno a sé che gli offrivano affetto e rispetto.

Quel venerdì mattina Siradji è partito per recarsi al lavoro, in sella alla bicicletta, con il solito zainetto sulle spalle. Non si aspettava l’aprirsi improvviso di una portiera, né il brusco arresto del suo respiro una settimana dopo.

Un’ultima volta deve partire Siradji, un viaggio al contrario, per tornare in Patria ed essere pianto da chi non ha mai smesso di amarlo.

Questa volta però parte per restare. Nei ricordi di chi con lui ha sorriso, scherzato, pianto. Come esempio e ispirazione per chi è sul punto di arrendersi, per chi fatica a vivere nella semplicità, per chi non riesce a vedere la felicità nelle piccole cose, per chi ha voglia di riscatto e giustizia.

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