“E’ vero Assessore Saitta, l’organizzazione generale dell’ospedale non è una mia competenza, tuttavia 4 ore di attesa al CUP per una prenotazione, ovvero 4 mesi di attesa per una visita specialistica, ovvero 15 posti letto da trovare, ogni giorno, fuori dal reparto di competenza della medicina generale, sono la misura di un diritto negato, il diritto di trovare nel sistema sanitario pubblico un interlocutore che si fa trovare, che c’è, che non si perde dietro una procedura.
E questa è una mia competenza, anzi è il primo dei miei doveri tutelare il diritto alla salute dei miei cittadini, diritto sancito dall’art. 32 della Costituzione.
Vede Assessore, io ho compreso e ho anche sopportato i costi politici, dell’operazione Clinica Sant’Anna, ma la Clinica era anche un formidabile sistema taglia – code: se Casale non ha più la Clinica, ma ha code ancora più lunghe, non funziona.
Evidentemente nella filiera di comando, qualche ingranaggio si è inceppato; evidentemente nel rodeo del riordino (necessario), nella girandola di servizi amministrativi, laboratori, magazzini, personale medico ed infermieristico, qualcosa non funziona ancora; c’è tanta disponibilità e tanta generosità, ma manca forse una competenza vera a maneggiare con sicurezza un sistema delicato.
Un tempo non troppo lontano, quando era di moda la finanza creativa e creatrice del disavanzo che Lei è stato chiamato a ripianare, bastava lanciare un “progetto di respiro”, poi la spesa pubblica assicurava comunque una gestione quantomeno accettabile, oggi il respiro di un progetto si misura dalla efficacia immediata e quotidiana della sua gestione.
La Regione Piemonte e la maggior parte dei comuni piemontesi sono al giro di boa della loro tornata amministrativa, vissuta, fin qui, con entusiasmi, sorprese, tormenti ed incomprensioni: io so che c’è stata una gran mole di lavoro e di studio, ma al giro di boa è tempo di fermarsi e di registrare il motore; non basta più, né a me né a Lei cercare una conferma delle proprie ragioni, che ci sono e sono tante; il riordino non può essere un cantiere permanente, serve una data, entro la quale, il nuovo sistema torna a “prendersi in carico”, senza incertezze, il cittadino che vi si rivolge.
Il Monferrato Casalese non è un custode di rendite di posizione né tantomeno portatore di rivendicazionismi sterili, siamo stati forse i primi in Piemonte, più di 20 anni fa, a scegliere il modello dell’assistenza delegata all’ ASL, figuriamoci se non siamo pronti oggi a misurarci sull’integrazione con la rete di assistenza domiciliare.
La nostra comunità ha però bisogno di ritrovare e di riconoscere il suo presidio ospedaliero, perché quando vi si rivolge, ha già perso un po’ del suo star bene, ecco, in nostro mestiere di garanti del servizio pubblico, in fondo sta tutta qui.
Venerdì 10 marzo sarò dal Presidente Chiamparino a proporre un Patto di Legislatura e di riconciliazione tra il centro (la Regione) e la periferia per lo sviluppo possibile del nostro territorio ed al centro di questo patto ci vedo ancora la nostra risorsa più preziosa: un servizio sanitario pubblico che sa “prendersi in carico” i suoi utenti.”