Tante volte mi è capitato di parlare di Solvay in contesti industriali e istituzionali snocciolando numeri che riguardano la presenza globale, il fatturato, il mercato…
Ma la realtà Solvay di Spinetta Marengo non esisterebbe senza i più di 1.000 lavoratori
che ogni giorno entrano in fabbrica orgogliosi di ciò che fanno e del contributo che apportano alla realizzazione di un mondo migliore.
Vivono quasi tutti in provincia di Alessandria ma gran parte di essi abita proprio a Spinetta
Marengo, come faccio io durante la settimana prima di tornare dalla mia famiglia a Torino. Una parte di loro, il 12%, sono donne, una percentuale “rosa” importante in un ambiente
tradizionalmente maschile come la chimica e, in Solvay, questa percentuale è superiore a
quella di qualunque altra azienda chimica in Italia. I laureati sono oltre 120 e molti sono giovani perché l’età media dei colleghi di Spinetta Marengo non supera i 44 anni. C’è chi è arrivato da poco ma molti altri colleghi sono a Spinetta Marengo da più tempo: l’anzianità aziendale media supera infatti i 15 anni. L’altro giorno, girando tra gli impianti come mia abitudine, ho incontrato uno di loro che mi ha chiesto: “Perché tutti vogliono che ce ne andiamo?”. Nel rispondergli, ho maturato la convinzione che fosse utile condividere il mio pensiero anche con tutti voi.
In realtà, per fortuna non “tutti” vogliono che Solvay se ne vada da Spinetta Marengo. Ci sono le famiglie dei lavoratori, che sono parte di questo territorio e sicuramente altri che conoscono e apprezzano la nostra azienda. Sappiamo che esiste però una preoccupazione in tante altre persone, una preoccupazione che prendiamo in seria considerazione. E che abbiamo anche noi. Noi per primi che lavoriamo tutti i giorni a stretto contatto con elementi dalle sigle impronunciabili e che ci affidiamo alla scienza e alla migliore tecnologia per lavorare in sicurezza. Noi non barattiamo la salute con il lavoro. Non mettiamo il nostro profitto prima di tutto il resto: i quasi 25mila dipendenti Solvay nel mondo, costituiscono un’azienda che produce lavoro nel rispetto dell’ambiente e avendo cura prima di tutto della salute delle persone.
Ma parliamo dei prodotti chimici chiamati PFAS, che fanno così paura. Troppe generalizzazioni e facili strumentalizzazioni vorrebbero risolverlo semplicemente tracciandovi una riga sopra. Chi pensa che senza fluoro-polimeri il mondo andrebbe avanti lo stesso non ne valuta tutte le conseguenze sulle applicazioni in campo sanitario come in oggetti di uso quotidiano. I motori, ad esempio, verrebbero costruiti ugualmente. Ma chi lavora in Solvay sa che sarebbero meno affidabili, avrebbero dei costi di manutenzione maggiore e inquinerebbero (CO2 e NOx) molto di più. E potremmo fare tanti altri esempi simili. I PFAS “cattivi” noi li abbiamo abbandonati prima degli altri e abbiamo brevettato un nuovo additivo, il C6O4, per il quale abbiamo l’evidenza scientifica della sua sostenibilità. Per questo prodotto, Solvay ha importanti progetti di sviluppo che garantirebbero la continuità industriale nell’immediato futuro del sito e che significano non solo innovazione ma anche lavoro, diretto e indotto, investimenti per il territorio e la comunità locale. Progetti accompagnati da valutazioni scientifiche e da tecnologie appropriate che ne garantiscono la sicurezza per la salute e l’ambiente.
Questi progetti, ora, sono al vaglio delle Autorità. A loro, in tutte le sedi, abbiamo dato
ripetutamente la nostra disponibilità al confronto tecnico-scientifico, alla totale trasparenza e alla volontà di collaborare sia a livello locale che nazionale.
Alle Autorità, impegnate con noi nella valutazione di questo progetto, a tutti i nostri dipendenti e a tutte le persone che vivono a Spinetta Marengo, voglio ricordare che, nel secolo di storia del polo chimico, Solvay appare solo nell’ultimo quinto e da allora si è fatta carico di bonificare il disastro compiuto da altri, investendo per migliorare la tecnologia di tutti gli impianti e diventando uno dei punti di riferimento per la chimica nel mondo, offrendo a tanti giovani la possibilità di un futuro più sostenibile.
Andrea Diotto, Direttore stabilimento Solvay di Spinetta Marengo