Dal report Mal’Aria emerge che, nel 2017 in ben 6 capoluoghi piemontesi su 8è stato superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio di tipo urbano, il limite annuale di 35 giorni per le polveri sottili con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo. Le città della nostra regione conquistano le non ambite prime posizioni della classifica nazionale: Torino (stazione Grassi) guida la classifica con il record negativo di 112 giorni di livelli di inquinamento atmosferico illegali; segue Cremona con 105; Alessandria (D’Annunzio) con 103; Padova con 102 e Pavia con 101 giorni. Asti(Baussano) fa registrare il sesto peggior dato nazionale con 98 giorni di superamento, seguita da Vercelli(Gastaldi) diciannovesima con 82 sforamenti, Novara (Roma) ventitreesima con 72, Biella (Lamarmora) trentadueesima con 46 giorni oltre i limiti. E il 2018 non è iniziato meglio: Torino (Rebaudengo) ha già toccato quota 17 sforamenti, Asti (Baussano) 13, Alessandria (D’Annunzio) 9, Vercelli (Gastaldi) 7.
La gravità dell’inquinamento atmosferico e la mancanza di progressi soddisfacenti richiedono risposte efficaci e tempestive che devono essere adottate e attuate senza indugi ulteriori. Con queste motivazioni la Commissione Europea ha convocato martedì 30 gennaio i ministri dell’Ambiente di 9 Stati membri (Repubblica Ceca, Germania, Spagna, Francia, Italia, Ungheria, Romania, Slovacchia e Regno Unito) che hanno a loro carico diverse procedure di infrazione per il superamento dei limiti concordati di inquinamento atmosferico. In pratica un ultimatum: se l’Italia non darà le adeguate garanzie, la Commissione non avrà altra scelta se non quella di procedere con azioni legali, come già fatto nei confronti di altri due Stati membri, rinviando il nostro Paese alla Corte di Giustizia europea.
“Se non si cambierà passo adottando misure davvero drastiche ed efficaci anche il Piemonte sarà chiamato a pagare pro quota pesanti sanzioni europee. Tutte risorse che si sarebbero potute spendere e potrebbero essere ancora spese per rendere meno insostenibile la mobilità urbana, primo imputato della coltre di smog che soffoca le nostre città –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Siamo ancora in attesa che la Regione, dopo più di 3 anni di gestazione, approvi il nuovo “Piano regionale antismog” e che tanti sindaci, anziché fare la danza della pioggia, recepiscano le seppur limitate misure previste dal protocollo padano antismog e attuino a livello locale provvedimenti strutturali a favore di una mobilità nuova”.
A novembre 2017 erano una larga maggioranza le città del Piemonte che non si erano ancora adeguate al protocollo interregionale (29 comuni su 44) e che avrebbero dovuto fare proprio entro il 30 ottobre 2017 il primo pacchetto di misure previste dall’accordo siglato tra le regioni del Nord Italia e recepito, tardivamente, dalla Regione Piemonte lo scorso 20 ottobre. Ad oggi i comuni inadempienti sono scesi a 16 nonostante l’emergenza costante per tutto il periodo invernale. Soltanto Torino, nel recepire il protocollo interregionale, ha deciso di estendere i provvedimenti antismog anche ai veicoli diesel Euro5 ma non è stata seguita da nessun altro Comune piemontese. Nel capoluogo inoltre sono entrati in servizio 20 nuovi autobus elettrici da 12 metri prodotti dall’azienda cinese BYD. Notizia positiva a cui ha però fatto seguito l’annuncio di un imminente bando per l’acquisto di 178 nuovi autobus urbani non elettrici: 74 autobus con alimentazione a gasolio e 40 autobus a metano, a cui potrebbero aggiungersi ulteriori 51 autobus a gasolio e 13 a metano. Una scelta questa che indubbiamente consentirà di ridurre considerevolmente l’età media del parco circolante, ma che in termini di combustibili guarda al passato e non al futuro.