La proposta di realizzare a Casale Monferrato la macchina DTT (Divertor Tokamak Test facility) per sperimentare la fusione nucleare ci lascia sgomenti.
Si tratta di fusione nucleare “calda” e non di fusione nucleare “fredda”, come per errore qualche giornale ha scritto.
La fusione nucleare “calda”, per capirsi, è quella utilizzata da tempo (1952) nelle bombe atomiche di tipo H, con l’utilizzo di Deuterio e di Trizio.
Si tratta di vera e propria energia nucleare, non di altro, come si può facilmente verificare cercando nel dizionario il termine “energia nucleare”: “energia contenuta nel nucleo atomico, che si libera per sintesi di nuclei leggeri nel processo di fusione, o per scissione di nuclei pesanti nel processo di fissione (Garzanti)”.
La fusione nucleare di Deuterio e Trizio, che si vorrebbe utilizzare per produrre energia con il progetto Iter e di cui a Casale si vorrebbe sperimentare una parte (DTT), produce neutroni che rendono radioattive le strutture e generano scorie radioattive: non le stesse scorie radioattive che vengono generate dalle classiche centrali nucleari “a fissione”, ma di altro tipo, meno durature, ma sempre radioattive.
Nel progetto stesso del DTT che si vorrebbe realizzare a Casale Monferrato, ma solo nella versione in lingua inglese, è previsto che dentro al DTT si formino sostanze radioattive non trascurabili, anzi, di tutto rispetto:
Traduzione
4.7.5 Radioattività indotta dai Neutroni
La radioattività indotta dai neutroni ha un impatto sulle operazioni di manutenzione e sul trattamento dei rifiuti. Dopo lo spegnimento del DTT e’ prevista una radioattività da attivazione [ndr: attivazione neutronica: induzione secondaria di radioattività in materiali sottoposti a un flusso di neutroni, avviene quando i nuclei atomici catturano i neutroni liberi, diventando così più pesanti e passando ad uno stato eccitato] non trascurabile in tempi corti-medi specialmente nei componenti a contatto con il plasma. La dose stimata a contatto dopo un giorno dalla fine delle attività del DTT è, infatti, di circa 100 mSv/h nel tungsteno. Dopo un maggior tempo di raffreddamento, la radioattività più elevata è osservata negli acciai principalmente a causa dell’attivazione del nichel e del tantalio (ad esempio 10 mSv/h nella camera a vuoto ad un mese dallo spegnimento), pertanto è obbligatoria la manipolazione a distanza. Il livello di radioattività può richiedere la predisposizione di un deposito temporaneo ad hoc per collocare i componenti smontati attivati. Comunque, entro 50 anni dallo spegnimento, la dose a contatto di tutti i componenti dovrebbe essere inferiore a 10 microSv/h, e il livello di radioattività non dovrebbe causare problemi nel trattamento dei rifiuti.
E, infine, l’aspetto dei costi: ingentissimi e senza fine! Solo per l’esperimento DTT di Casale si prevedono (per ora) 500 milioni di euro, di cui l’Italia deve contribuire per 50 milioni. Una sola considerazione, se tale cifra fosse spesa per migliorare l’ambiente: quanti posti di lavoro si potrebbero generare e quanti tetti in eternit si potrebbero bonificare?
Eppure l’alternativa esiste: è quella di lasciare la fusione nucleare sul sole e beneficiare dell’energia che il sole manda da sempre sulla terra, a ciascuno di noi, senza pericolo di sostanze radioattive, senza la necessità di megacentrali costosissime, e oltretutto senza l’utilizzo di tecnologie che sono state utilizzate e che continuano ad essere utilizzabili anche nel settore militare.
Legambiente Casale – Vittorio Giordano
Legambiente del Vercellese – Gian Piero Godio
Legambiente Ovadese e Valle Stura – Michela Sericano
Legambiente Val Lemme – Paola Lugaro