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Oggi le imprese private lavorano gran parte dell’anno per pagare le tasse, risulta infatti che nel nostro bel paese per ogni 10 euro guadagnati dalle stesse 6,5 vadano allo Stato. Secondo una recente indagine del Centro studi Impresa Lavoro, basata sul rapporto Doing Business 2015 della banca mondiale, il Tax rate che grava sulle imprese nel 2014 è stato del 65,4%.
Nella classifica dei 28 paesi europei, l’Italia è al 2° posto dietro la Francia 66,4%, decisamente migliore è la situazione di altri paesi importanti come ad esempio la Germania (9° posto 48,8%) e il Regno Unito (21° posto 33,7%).
Una situazione quella italiana che in gran parte scoraggia non solo la nascita di nuove imprese ma anche qualsiasi altra iniziativa, sia per le imprese locali che per quelle provenienti dall’estero.
Alla luce della pressione fiscale esistente nel nostro paese gli imprenditori preferiscono investire in attività allocate in altri paesi, come ad esempio Romania, Polonia, Danimarca, Olanda, Slovenia, Bulgaria e Croazia.
Nei prossimi mesi potremmo scoprire che non sono sufficienti nemmeno i provvedimenti recentemente intrapresi dal Governo a favore delle imprese e dei lavoratori (anche se migliorativi rispetto al passato) per dare una svolta decisiva all’attuale situazione del paese.
Occorre invece ridurre sensibilmente la pressione fiscale sulle imprese, finanziando tale intervento con un taglio della spesa pubblica (eliminando sprechi e inefficienze) per mettere a posto i conti dello Stato (il debito pubblico è arrivato a 2.160 miliardi di euro) cominciando da una riduzione dei parlamentari, dei loro emolumenti e privilegi (il m5Stelle ha già dimostrato che si può fare) e degli stipendi dei dirigenti.
Inoltre si deve intervenire in modo effettivo e non solo a parole sulla corruzione oltre 65 miliardi di euro ogni anno (la metà del totale europeo) pari al 4% del Pil, sulla criminalità organizzata (l’economia mafiosa costa all’Italia 16 miliardi di euro 1% del Pil) e infine sull’evasione fiscale che secondo la Corte dei Conti è di almeno 130 miliardi di euro, pari al 8% del Pil (ma ci sono stime anche maggiori come quella di Tax Justice Network 180 miliardi e Confcommercio 272 miliardi). Istat e Agenzia delle Entrate, calcolano in 300 miliardi i patrimoni degli italiani all’estero.
Sono problemi che in parte hanno una matrice unica e rappresentano da sempre piaghe dell’economia italiana che soffocano il paese e non gli permettono di crescere come invece potrebbe.
La mancata risoluzione o quantomeno una sostanziale riduzione degli stessi, ci porta a pensare che a causa dei forti interessi di pochi potenti non ci sia la volontà politica di farlo, oppure (ma sarebbe ancora peggio) che evasione fiscale, corruzione e mafia siano nel dna di molti italiani.
Pier Carlo Lava

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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