La delibera del Comune di Alessandria, che ha autorizzato l’utilizzo delle cave Bolla e Guarasca 2 a Spinetta Marengo e Clara e Buona ad Alessandria come deposito dello smarino (terre e rocce di scavo) proveniente dai lavori del Terzo Valico, non mancò di suscitare molte critiche da parte dell’opposizione politica, dei movimenti contrari alla grande opera e, anche, da personalitá interne alla maggioranza.
In particolare, uno degli aspetti su cui s’è dibattuto di più è la possibilità, altamente concreta per i critici, che il materiale trasportato dai cantieri dei primi due lotti del Terzo Valico possa contenere elementi dannosi per la salute, che potrebbero infiltrarsi in importanti bacini idrici per il territorio alessandrino.
Questo sospetto sembra assumere maggiore concretezza alla luce di alcune considerazioni fatte da Arpa Piemonte all’interno di documenti ufficiali, che pubblichiamo. Nello specifico, le cave in oggetto sono la Bolla, situata a Spinetta, e la Clara, posta ad Alessandria in prossimità del quartiere Cristo.
Cava Bolla (Spinetta Marengo)
Il primo documento che analizziamo risale al settembre 2006 e fa riferimento alla richiesta di “ampliamento della cava d’inerti con recupero naturalistico ricreativo”, avanzata da “La Bolla s.r.l.” (di proprietà dei fratelli Cassano, Lorenzo e Gian Mario, e di Maria Luisa Lombardi), coinvolta nella vicenda della mancata discarica d’inerti nella cava Guarasca 1.
Lo studio è stato redatto con riferimento alla procedura di Via (valutazione di impatto ambientale) avviata in Conferenza dei servizi e contiene “le osservazioni di competenza” dell’Arpa in merito. Alla stesura hanno partecipato il Responsabile di Struttura Semplice del Dipartimento di Alessandria, dott. Giuseppe Caponetto e il dott. Paolo Bisoglio, con la controfirma del dr. Alberto Maffiotti, direttore del Dipartimento.
Nel paragrafo “Caratteristiche progettuali sintetiche dedotte dal progetto presentato”, in cui definiscono i passaggi previsti dall’intervento in esame, si afferma che “la ditta (La Bolla s.r.l., ndr) ha stipulato con il Comune di Alessandria una convenzione che prevede che, qualora dovessero iniziare ufficialmente il (sic) lavori dell’Alta Capacità Milano Genova (Terzo Valico dei Giovi), una parte del lago di cava verrebbe deputato a deposito di smarino con conseguente ritombamento in falda del materiale“.
Le preoccupazioni di Arpa in merito al progetto in esame emergono nel paragrafo “Interferenze opera/ambiente: analisi dei potenziali impatti generati dall’opera in progetto”. Tra le voci prese in considerazione, spicca quella riferita alle “Acque sotterranee”, in cui si parla di “Potenziale contaminazione della falda superficiale in seguito a eventuali sversamenti accidentali di sostanze contaminanti (es. idrocarburi) sul suolo o direttamente nelle acque. Si sottolinea la presenza di pozzi idrogeologicamente a valle rispetto al sito di cava“.
Nel paragrafo conclusivo, “Osservazioni finali e proposte”, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale torna sulla “convenzione” tra Bolla s.r.l. e Comune in merito allo smarino del Terzo Valido, affermando che “come già evidenziato in sede di Conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto definitivo del Terzo Valico Milano-Genova, non si considera cautelativa tale ipotesi di ritombamento, in considerazione del significativo potenziale rischio di contaminazione dell’acquifero“.
Cava Clara (Alessandria)
L’altro documento che prendiamo in esame ci riporta ai giorni nostri, precisamente al 20 aprile 2015, e contiene le “Osservazioni in merito al sito di previsto ritombamento di C. na Clara in Comune di Alessandria” in previsione della Conferenza dei Servizi regionale del 23 aprile, inviate dal direttore del Dipartimento, dott. Alberto Maffiotti, alla dr.ssa Paola Balocco, Dirigente Responsabile del Dipartimento Tematico Geologia e Dissesto dell’Arpa Piemonte.
Nella prima pagina, Maffiotti fa il resoconto delle indicazioni tratte da un sopralluogo sul sito, compiuto il 19 febbraio 2015:
- Area principale-> “oggetto del previsto ritombamento con terre da scavo Cociv”, ex sito estrattivo in depressione a margine dell’ecosistema fluviale del Bormida, con un lago consolidatosi da “circa una cinquantina d’anni, caratterizzato da relativa vegetazione ripariale”;
- Area secondaria-> un’altra depressione “meno profonda e pertanto priva di acque sotterranee a vista” a maggiore distanza dall’alveo del Bormida nella quale s’è instaurato un boschetto naturaliforme, riconosciuto dal rappresentante regionale del settore Foreste come “bosco” ai sensi delle norme vigenti (perciò, precisa Maffiotti, soggetto “alla normativa facente riferimento al Decreto 42/2004”, per cui occorre una “specifica autorizzazione paesaggistica e contestuale piano di compensazione naturalistica”);
- Vecchia discarica d’inerti-> a NE del lago di cava, oggetto di forte erosione da parte delle acque del Bormida, che tagliano una parte del corpo della discarica, “dal quale sono ben in vista i detriti e i rifiuti da demolizione” asportati dalle acque;
- Campo pozzi Aulara-> gestito da AMAG, serve l’acquedotto di Alessandria, ricavando le acque dalla falda superficiale, “situato a valle idrogeologica del sito” a ca. 2 chilometri di distanza.
Nella pagina successiva, il dott. Maffiotti mette nero su bianco i potenziali rischi che il “ritombamento da parte di Cociv” comporterebbe in questo sito:
- “In considerazione del fatto che il ritombamento […] avverrebbe direttamente nelle acque sotterranee del lago di cava, la presenza del campo pozzi Aulara a valle idrogeologica del sito […] rappresenta certamente un elemento di notevole attenzione in termini di salute pubblica rispetto al potenziale rischio di rilascio di sostanze indesiderate in falda;
- “[…] si ritiene opportuno che venga presentata una valutazione del rischio potenziale di interferenza tra un eventuale plum (sic) di contaminazione in uscita dal sito di ritombamento […] e l’area di captazione del campo pozzi Aulara; nell’ambito dello studio si dovrà anche tenere conto del fatto che la condizione di qualità di questo acquifero è già attualmente potenzialmente a rischio per la presenza della discarica di inerti sopra descritta che, a causa degli ultimi eventi idrogeologici, risulta fortemente alterata nella sua struttura;
- “In assenza di uno studio che possa escludere il verificarsi di questi scenari di rischio, si ritiene di esprimere una significativa perplessitá sull’opportunità di utilizzo di questo sito, motivata dall’esigenza di massima salvaguardia della qualità dell’acquifero sotterraneo di prima falda
.
In conclusione, vengono suggerite alcune “specifiche misure di cautela” nel caso venisse autorizzato l’uso del sito (come avvenuto con la delibera comunale, ndr):
- certezza del ritombamento delle sole terre che escludono la presenza di additivi o altre sostanze chimiche utilizzate al fine di agevolare le operazioni di scavo;
- realizzazione di alcuni piezometri da localizzarsi a valli idrogeologica del sito e comunque in direzione del campo pozzi;
- relativa effettuazione di specifico monitoraggio chimico delle acque sotterranee con modalità e tempistiche molto cautelative;
- realizzazione di “una messa in sicurezza” del corpo della discarica al fine di separare nettamente l’area di ritombamento dalle aree con i rifiuti;
- realizzazione di un intervento di compensazione ambientale e naturalistica da definire con gli Enti competenti.
In un’integrazione al precedente documento, inviata da Maffiotti alla dr.ssa Balocco e all’Ing. Gabriella Giunta del Settore Infrastrutture Strategiche della Regione Piemonte, quattro giorni dopo, si afferma che, a seguito di quanto emerso nel tavolo tecnico regionale e della Conferenza dei Servizi del 23 aprile, “le misure prescrittive di attenzione e cautela espresse e condivise tra Arpa, Regione e le Amministrazioni Comunale e Provinciale di Alessandria, unitamente all’effettuazione dello studio idrogeologico di diffusione di eventuali contaminazioni che dovrà escludere la possibile interferenza con il campo pozzi Aulara, siano tali da fornire gli elementi necessari a superare il rischio potenziale legato al ritombamento di terre di scavo presso il sito di C. na Clara”.
L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, quindi, confida nell’intenzione di effetuare controlli adeguati, avendo a disposizione i 300.000 euro forniti da Cociv e i fondi della Provincia, promessi dal suo presidente e Sindaco di Alessandria, Rita Rossa.