Appare strano, ma è così. La denuncia è di Coldiretti Alessandria, sempre attenta alla tutela dei coltivatori e dei consumatori. La pasta si ottiene direttamente dal grano, con l’aggiunta di sola acqua: non trova dunque giustificazione la differenza di prezzo, una forbice che mette a rischio i bilanci di consumatori e agricoltori.
La distorsione
Appare chiara dall’andamento dei prezzi al consumo che, secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy, variano per la pasta da 2,3 € al kg di Milano a 2,2 € di Roma, da 1,85 di Napoli a 1,49 di Palermo, mentre le quotazioni del grano sono pressoché uniformi lungo tutta la Penisola: 38 cent al Kg.
Il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco ne parla così: “È un’anomalia di mercato su cui occorre indagare, anche in base alla nuova normativa sulle pratiche sleali. I ricavi non coprono i costi delle imprese e mettono a rischio la sovranità alimentare del Paese. Siamo di fronte a manovre speculative, con un deciso aumento delle importazioni dal Canada dove il grano è coltivato secondo standard vietati in Europa. Serve ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare su accordi di filiera, stabilendo prezzi equi che non scendano sotto i costi”.
La coltivazione in Italia
Le superfici coltivate a frumento duro sono calate a 1.22 milioni ettari (-2% sull’anno precedente). E le difficoltà di mercato dei cereali sono internazionali, confermate da Polonia ed Ungheria (blocco importazioni di grano ucraino), decisione contestata dalla UE.
A livello nazionale la produzione di pasta è di 3.6 milioni di ton, pari a circa 1/4 di tutta quella mondiale, con 200.000 aziende agricole italiane impegnate a fornire grano duro di altissima qualità a una filiera che conta 360 imprese e circa 7.500 addetti, per un valore complessivo di circa 5 miliardi di euro.
L’importanza della filiera
Il direttore Coldiretti Alessandria, Roberto Bianco, spiega come “l’accordo di filiera Gran Piemonte per il frumento tenero, lanciato insieme al Consorzio Agrario del Nord Ovest, assicura la sostenibilità della produzione con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo equo, basato sui costi effettivi. In esso rientra la provincia di Alessandria, 34.000 ettari e oltre 2 milioni q di produzione. Sulla scia del Gran Piemonte, l’impegno è che si possano stipulare sempre di più accordi di questo tipo per garantire tracciabilità ai consumatori”.