Da settimane fa discutere la storia di Carlotta Rossignoli, modella e influencer (così i giornali la introducono e così lei stessa si definisce) 23enne di Verona laureatasi in anticipo (di più di un anno) con il massimo dei voti in Medicina e Chirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

Non appena la notizia è iniziata a circolare, se da una parte non è mancato chi si è congratulato e complimentato con stupore per il traguardo raggiunto con ottimi risultati ed in un tempo così breve, d’altra parte anche le polemiche (giuste o meno che siano) non hanno tardato ad arrivare.

Sono tante le domande che le persone si sono fatte. Come è stato possibile? Studentessa privilegiata o “enfant prodige”? Forse ancora di più sono le domande dei compagni di corso di Carlotta che, senza esitare, hanno raccolto le loro perplessità in un lungo messaggio che è stato inviato all’università e contemporaneamente reso pubblico. Troppe cose, infatti, non tornano. Come è stato possibile che si laureasse prima di tutti gli altri (prima del tempo legalmente previsto, si intende)? Come è stato possibile che facesse il quinto anno e, contemporaneamente, fosse a lei concesso svolgere gli esami del sesto? Perché non è stata offerta la stessa possibilità a tutti? Perchè le regole così rigide del San Raffaele sono state bypassate?

Ma la domanda più importante e ció che realmente interessa è: l’esaltazione di un un episodio del genere é veramente giusta?

Leggere titoli di giornale che parlano di “gara”, di “corsa per la fine”, di chi “batte tutti” e di chi, ancora, consegue 4 lauree in 3 mesi è utile per un giovane che cerca di costruirsi la propria strada in un percorso che, certamente, ai giorni nostri è tutt’altro che in discesa?

Leggere che “dormire é una perdita di tempo”, una sorta di invito a trascurare bisogni primari (come il sonno, appunto) non è un modello esemplare e sano da seguire.

E spesso chi esalta queste storie é proprio chi poi si interroga sul perché, in media, i giovani d’oggi vivano l’università tutti in un certo modo: con l’ansia di non essere abbastanza, con l’ansia di dover correre, con l’ansia di non farcela. Ancora, capita che chi esalta queste storie sia proprio chi poi si stupisce di chi decide di togliersi la vita per non aver sostenuto i ritmi frenetici e patologici della nostra società.

Sì, perché quello che emerge é che l’unico modo per essere “validati” oggi é stare al passo, non perdere tempo. A discapito di tutto, anche della stessa salute. Sembra conti molto di piú laurearsi in anticipo piuttosto che terminare il proprio percorso in tempi standard (se non addirittura con un po’ di ritardo) prendendosi il tempo di capire, di appassionarsi. Volendo invertire la propria rotta, anche concedendosi di sbagliare. É un mondo che non privilegia il sapere e la cultura ma la gara e la frenesia. E il problema non sono neanche le singole storie e i singoli studenti perché, diciamoci la verità, ognuno può fare quello che vuole della propria vita. Ciò che è preoccupante sono piuttosto le persone che validano certe storie, i media e i giornali che le promuovono come modelli da seguire quasi lasciando intendere che, semplicemente con “l’impegno” si possa arrivare ovunque e senza considerare, invece, che le persone e i vissuti delle stesse sono tutti diversi. C’è chi è costretto a rallentare per problemi di famiglia o economici. Chi per problemi di salute fisica o mentale. C’è, ancora, chi può iniziare ad avere dei dubbi sulla scelta intrapresa e può essere quindi portato a rallentare per interrogarsi. E c’è ancora chi, semplicemente, sceglie di andare con calma rispettando i tempi che ritiene più adatti per sè. Quando ci renderemo conto che questa narrazione del “successo” è nociva e sbagliata e non fa che invalidare le strade ed i percorsi di chi, semplicemente, ha una storia diversa riducendo il percorso universitario ad una gara dove chi arriva primo vince e facendo quindi sentire da meno chi si “concede” il lusso di sbagliare?

Ludovica Italiano

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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