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Legge contro le discriminazioni

Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza, con 31 voti a favorevoli e 4 astenuti (i consiglieri di Forza Italia), la legge sulle “Norme di attuazione del divieto di ogni forma di discriminazione e della parità di trattamento nelle materie di competenza regionale”, presentato dall’assessora alle Pari Opportunità Monica Cerutti. Relatrici in Aula del provvedimento Nadia Conticelli (Pd) e Stefania Batzella (M5S).

L’assessora Cerutti, al termine della votazione che ha approvato la legge, ha ribadito che “si tratta di una ‘legge quadro’ che fissa le norme generali dell’argomento. Come previsto dall’articolo 18, entro sei mesi verranno emanati i regolamenti attuativi che renderanno orperativi i principi generali ispiratori della legge”.

La consigliera Conticelli (Pd) ha sottoliateto che “questa è una legge importante e significativa. Dopo un lungo iter, che ha coinvolto sia le Commissioni che la società civile, migliorerà la vita dei cittadini della nostra Regione con un tipo di tutela contro tutti i tipi di discriminazione che prima non c’era”.

La consigliera Batzella (M5S) ha fortemente criticato la cifra stanziata nella norma finanziaria (art. 19), 150mila euro per l’anno 2016 e 100mila euro per l’attuazione del Fondo di solidarietà per la tutela legale delle vittime: “E’ una cifra troppo bassa che non permetterà di far fronte a tutte le richieste che perverranno. Abbiamo chiesto più fondi ma sono stati negati”.

Durante il dibatitto in Aula sono intervenuti per illustrare i loro emendamenti i consiglieri Gianluca Vignale e Francesco Graglia (Fi) che in diverse occasioni hanno ribadito le loro notevoli perplessità su un testo di legge “che si riferisce in maniera eccessiva alla tutela delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale”. Inoltre hanno rilevato che lo stanziamento approvato è troppo esiguo per permettere la reale applicazione del provvedimento. “Ci vorrà un anno per approvare il regolamento e il Piano. Si dovrà trovare una sede e le risorse finanziarie, che beneficio può dare ad un cittadino in più rispetto alle norme che già ci sono? Questa legge porta solo nuovi costi e sponsorizzazioni a soggetti terzi. E’ una legge inutile”.

La legge contro le discriminazioni, composta da 19 articoli, fissa alcuni criteri generali che si riferiscono alla parità di trattamento tra le persone e al divieto di ogni forma di discriminazione, stabilendo norme per la prevenzione e il contrasto alle varie tipologie di discriminazione. Gli ambiti di intervento del provvedimento sono molto ampi: si riferiscono alla salute e alle prestazioni sanitarie, alle politiche sociali, al diritto alla casa, alla formazione professionale e all’istruzione, ai temi inerenti il lavoro, alle attività sportive, ricreative e culturali, ai trasporti, alla comunicazione ed anche alla formazione del personale regionale, oltre che alla parità di accesso alle cariche elettive.

All’articolo 9 la nuova legge prevede anche che il Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) effettui rilevazioni periodiche sui contenuti della programmazione di radio e tv locali e proponga iniziative per promuovere l’affermazione dei principi antidiscriminatori. L’articolo 10 sancisce il diritto alla mobilità per ogni persona e garantisce l’accessibilità alle strutture regionali.

La legge individua inoltre alcuni strumenti concreti, previsti dagli articoli 12 e 13 del provvedimento. In particolare istituisce una Rete regionale contro le discriminazioni in Piemonte, con compiti di prevenzione e contrasto delle discriminazioni e assistenza alle vittime nel territorio regionale, previo accordo con il Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri (UNAR), gli enti locali piemontesi, l’associazionismo e le parti sociali.

Nasce inoltre il Centro regionale contro le discriminazioni in Piemonte, in seno al quale sarà istituito un Gruppo di lavoro interdirezionale, con il compito di promuovere l’integrazione del principio di non discriminazione nella programmazione e nelle attività regionali e di svolgere le azioni di monitoraggio e valutazione. La programmazione verrà realizzata attraverso l’elaborazione di un Piano triennale.

Competenze specifiche in materia vengono inoltre affidate al Difensore Civico (articolo 14) e al Garante dei Detenuti (articolo 15). Infine viene istituito un fondo di solidarietà per la tutela legale delle vittime di discriminazioni, finanziato, per il 2016, con 100 mila euro.

La proposta del gruppo Movimento 5 Stelle

Dopo l’approvazione del disegno di legge della Giunta regionale contro tutte le discriminazioni, si è passati all’esame della proposta di legge n. 81 sulla medesima materia – “Misure contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dell’identità di genere e per la tutela dei diritti derivanti dalle convivenze affettive” – presentata dal gruppo M5S, prima firmataria Stefania Batzella.

La proposta era stata licenziata a maggioranza dalla I Commissione, con voto negativo, il 15 febbraio, contestualmente al ddl n. 141, presentato dall’Esecutivo e che aveva avuto invece voto favorevole.

A tale proposito è stato approvato a maggioranza, con 26 sì e 11 no, un ordine del giorno, primo firmatario Vittorio Barazzotto (Pd), che in applicazione del terzo comma dell’art. 87 del Regolamento del Consiglio regionale, ha chiesto il non passaggio all’esame dell’articolato del pdl n. 81, limitando quindi l’esame a una discussione generale.

Il dibattito, al quale hanno partecipato numerosi consiglieri di tutti i gruppi consiliari, ha visto la netta contrapposizione tra i gruppi della maggioranza e quelli dell’opposizione.

Non solo gli esponenti del gruppo M5S hanno lamentato l’atteggiamento della maggioranza, tale da restringere ingiustificatamente i diritti delle minoranza impedendo un confronto sulla pdl n. 81, ma anche i consiglieri del gruppo FI si sono dichiarati solidali con i rilievi dei colleghi di opposizione.

I consiglieri del gruppo FI hanno tenuto a precisare quanto la loro fosse una posizione di principio in difesa dei diritti delle opposizioni, sottolineando come sul merito della pdl n. 81 fossero assolutamente contrari, se possibile, ancor più nettamente che nei confronti del disegno di legge dell’Esecutivo.

I consiglieri di maggioranza hanno invece evidenziato come nel merito della questione ogni aspetto fosse già stato affrontato con l’esame e l’approvazione del disegno di legge n. 141 e che, per questo motivo, risultasse inutile esaminare articolo per articolo la proposta presentata dal gruppo M5S.


 

Interrogazioni a risposta immediata

Adeguate risorse finanziarie sul bilancio 2016 per la lotta alla presenza di zanzare in Piemonte

L’assessore al Lavoro Giovanna Pentenero ha risposto per conto dell’assessore al Bilancio Aldo Reschigna all’interrogazione n. 977 presentata dal consigliere Massimo Berutti (FI) per sapere quali azioni si ritengano adottare e quali risorse si intendano stanziare sul bilancio 2016 per la lotta alle zanzare, al fine di garantire ai cittadini gli opportuni ed adeguati interventi per evitare una problematica che ogni anno colpisce vaste aree del Piemonte, in particolare il Vercellese, l’Alessandrino e il Casalese.

Pentenero ha risposto che per il piano di lotta alle zanzare 2016 è previsto uno stanziamento di 1,5 milioni di euro. Un terzo di tale somma concorrerà a finanziare i piani urbani presentati dai Comuni delle aree ad alta vocazione risicola. Il resto sarà utilizzato per il piano di sorveglianza sanitario sulle malattie trasmesse da vettori. Il rimanente delle risorse andrà a finanziare la distribuzione delle trappole della griglia regionale, il monitoraggio degli insetti catturati, la ricerca di flavivirus. Si è data priorità alla prevenzione dei rischi legati alla diffusione di malattie veicolate da alcune specie di zanzare diverse da quelle delle risaie.


 

Rai, segnali di fumo?

“Con il pagamento del canone Rai obbligatorio in bolletta, diventa di maggiore attualità la questione che riguarda la ricezione del segnale televisivo in tutte le aree d’Italia”. Così Franco Siddi, componente del Consiglio d’amministrazione Rai, è intervenuto telefonicamente al convegno “La Tv che non vedi: Segnale Rai o segnali di fumo?”, organizzato nella mattinata dell’11 marzo dal Corecom Piemonte a Palazzo Lascaris. “Ho posto la questione anche in Commissione di vigilanza – ha continuato Siddi – la preoccupazione è anche nostra. Nel Cda ne abbiamo parlato, perché arrivano segnalazioni da ogni parte del Paese. Abbiamo raggiunto la copertura del 95 per cento della popolazione, ma ampie zone sono scoperte, anche se meno popolate. Con il canone in bolletta i nostri obblighi di servizio, se vogliamo aumentano. Credo che il momento sia propizio: stiamo rinnovando il contratto di servizio pubblico e tra gli obblighi di vanno inseriti dei correttivi, penso che gli enti locali, l’Anci, le Regioni, i Corecom debbano farsi sentire nella fase delle consultazioni”.

Secondo i dati proposti da un questionario che il Corecom Piemonte ha distribuito in tutta la Regione, sono almeno 600mila i piemontesi che non ricevono correttamente il segnale della Tv di Stato. E il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, nel suo intervento, ha dichiarato che “dall’indagine emerge una grave carenza nella diffusione del segnale. La manutenzione dei ripetitori è quella che è, quindi la situazione non può che peggiorare. Dobbiamo rivolgerci alla Rai, la questione va risolta una volta per tutte ed è importante che intervenga pure la Giunta”. Anche il sindaco di Torino, presidente Anci nazionale Piero Fassino, ha concordato sul punto: “E’ evidente che se la legge dice che bisogna garantire la copertura integrale del territorio per quanto consentito dalla scienza e dalla tecnica e visto che stiamo preparando la missione su Marte, allora si può anche portare il segnale Rai in tutto il Piemonte. È un tema che attiene a strategie di investimento: bisogna mettere in campo tutte le iniziative, come presidente Anci posso assicurare un’azione dell’associazione verso il Governo e la Rai perché si dia una soluzione a questo annoso problema”. È intervenuto quindi il presidente del Corecom Piemonte Bruno Geraci, l’ispiratore della ricerca e del convegno: “Quella che abbiamo fatto è la mappatura più precisa d’Italia. Non solo, il Corecom Piemonte farà da capofila per una ricerca che coinvolga tutte le Regioni, visto che i problemi ci sono dappertutto. Ma è la politica che deve farsi carico della questione: i problemi ci sono un po’ dappertutto: Novarese, Biellese, a macchia di leopardo tutta l’area delle Alpi e l’Appennino. Ma anche il centro di Asti, la collina di Torino. Disponiamo già di 500 risposte al nostro questionario e ne stiamo ricevendo decine e decine quotidianamente, che stiamo elaborando”.

Anche Ezio Ercole, commissario Corecom Piemonte, è dell’idea che “a fronte di un pagamento obbligatorio il servizio va garantito”, mentre Pietro Grignani, direttore del Centro di produzione Rai di Torino, ai microfoni di Cr Piemonte Tv, ha aggiunto che “la Rai per prima subisce la questione, che va risolta sapendo che non è facile. Semplificare non aiuta a risolvere i problemi”.

Lido Riba, presidente Uncem Piemonte, ha affermato che “pagare il canone a prescindere, senza avere il servizio è una estorsione e a questo punto le istituzioni devono intervenire. Talvolta la nostra protesta viene addirittura dileggiata o derisa”, mentre Marco Orlando, direttore Anci Piemonte ha ricordato che “nessuna legge dice che gli Enti locali debbano farsi carico delle spese per la trasmissione del segnale televisivo. Per quanto riguarda la diffusione dei segnali digitali, devo dire che forse il Montenegro è più avanti dell’Italia”.

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