L’amore ai tempi… della generazione Z
San Valentino è ormai alle porte e dunque una riflessione mi sorge spontanea, ancor di più vista la “ricorrenza”: come festeggeremo noi giovani? O meglio: festeggeremo? In che modo noi giovanissimi “intendiamo” realmente l’amore (in ogni sua forma e/o dimensione)?
Sono numerose le volte in cui faccio questi pensieri e altrettanto numerose sono le risposte che mi do, spesso diverse e tra loro contrastanti. Negli ultimi tempi si è poi aggiunta una variabile non irrilevante che ha sicuramente apportato altri elementi alle mie riflessioni, ovvero il Covid. Se è vero che non andrebbe sempre “tirata in mezzo” va anche riconosciuto che la pandemia oltre ad aver stravolto la vita e le abitudini di ciascuno di noi ha avuto un impatto dalle conseguenze non ancora del tutto prevedibili su noi giovani e in particolare sulla loro nostra vita sentimentale e relazionale. Da un momento all’altro ci siamo ritrovati soli, nel senso più vero e spaventoso del termine e soprattutto impossibilitati a conoscere nuove persone (senza poi considerare che le restrizioni hanno messo a dura prova anche i rapporti più stabili e duraturi). La dimensione intima ed affettiva è stata momentaneamente derubricata dal nostro quotidiano.
Il risultato? Lo svilupparsi in maniera ancora più intensa di una tendenza già abbastanza diffusa tra giovani: le app per conoscere nuove persone hanno registrato un’impennata mai vista prima. Che si tratti infatti di ricerca di compagnia, di qualcuno con cui parlare o del desiderio di trovare “l’anima gemella” sono tante le persone che si rivolgono ai siti di incontri, con tutti i risvolti positivi e negativi del caso. Se è infatti indubbiamente vero che in una situazione particolare come questa, applicazioni simili hanno sicuramente costituito uno escamotage, d’altra parte non si possono non considerare altre variabili quali non sapere chi effettivamente c’è dall’altra parte dello schermo, privarci della condivisione di sensazioni (a mio avviso essenziali) quali il contatto fisico, visivo, l’imbarazzo dei primi incontri…
È anche vero che il virus ha inciso anche su questo condizionando la natura dei nostri incontri, impedendoci di fruire dell’intimità rendendoci molto più diffidenti. Una ansia che a volte è diventata fobia, una paura che a volte è diventata angoscia. E quindi anche una cosa bella spesso si è trasformata in qualcosa di faticoso e complicato, quasi non alla nostra portata in un momento già così difficile.
La difficoltà, appunto, credo che sia la cifra distintiva di una parte consistente della nostra generazione: la sfuggiamo in qualunque modo. Con l’arrivo dei social network, la nostra vita è stata rivoluzionata. Le persone si sono avvicinate: possiamo contattare chiunque e parlare con loro in tempo reale. Di conseguenza, anche i rapporti amorosi sono cambiati. Prima per poter trovare un potenziale partner, bisognava tirarsi su le maniche, andare alla ricerca della futura anima gemella, sperare nel “colpo di fulmine”. L’approccio di ora è certamente invece molto meno coraggioso: anche se gli stessi sentimenti potremmo provarli anche sui social, c’è pur sempre uno schermo che ci separa dall’altra persona e che fa da filtro rendendo tutto più impersonale e cauto. Infatti, senza social il corteggiamento era intriso di ansia per la paura di essere respinti o per l’emozione palpabile di ricevere, al contrario, una risposta positiva.
Ora tutto questo, purtroppo o per fortuna (dipende dai punti di vista, io sono per la prima opzione) non esiste: è come essere esposti in “una vetrina virtuale” che rende tutto assolutamente impersonale e, a volte, fastidiosamente meccanico. Così fastidioso che c’è chi sfugge queste modalità ad ogni costo sperando di incontrare una persona “alla vecchia maniera”. Ma è ancora possibile? Ricercare la rarità, andare incontro alla “difficoltà” in un mondo incentrato sulla facilità, la velocità e la fruibilità?
A volte mi dico di sì, altre volte sono meno fiduciosa. Quando mi capita di perdere la speranza però ripeto tra me e me una citazione di Calvino: “L’umano arriva dove arriva l’amore; non ha confini se non quelli che gli diamo”.
Ludovica Italiano