Sperimentazioni positive, ma ancora troppo costose e incerte
Prosegue l’impegno sulla ricerca per la lotta alla cimice asiatica (Halyomorpha halys) e, sebbene molti passi giusti siano compiuti, la risoluzione definitiva sembra essere ancora abbastanza lontana.
Il progetto di monitoraggio e ricerca soluzioni gestito da HCO Ferrero Hazelnut Company, cui partecipa anche Cia Alessandria con 16 trappole su 20 collocate da Cia sul territorio alessandrino (a Gabiano, Camino, Castelnuovo Bormida, Cereseto, Basaluzzo, Trisobbio, Valenza, Alessandria, San Giuliano e Bergamasco; un centinaio il totale delle trappole in Piemonte) mostra una continua crescita del parassita, che preoccupa seriamente gli agricoltori, che vedono i raccolti rovinati.
Il Disafa – Università di Torino ha presentato le linee di ricerca intraprese sulla possibile diffusione di parassitoidi sia indigeni sia di origine extraeuropea, che tante speranze nutrono presso i corilicoltori, per cercare di risolvere il problema della cimice attraverso metodi non chimici: purtroppo i primi risultati, seppur incoraggianti, sono ancora lontani dal poter affermare che questi parassitoidi possano limitare in modo significativo le popolazioni di cimice.
In particolare la cosiddetta vespa samurai (Trissolcus japonicus) deve essere ulteriormente testata in laboratorio prima di prevederne la distribuzione in campo perché non vada a turbare gli equilibri esistenti nei nostri agrosistemi.
Si parla anche di “controllo simbiotico” per affrontare l’emergenza, come spiega il responsabile tecnico Cia Fabrizio Bullano: “Il metodo parte dal presupposto che le neanidi di cimice, per poter evolversi e crescere, devono nutrirsi di un liquido lasciato accanto alle uova dalla femmina che le ha deposte e che contiene un batterio indispensabile alla vita futura: intervenendo con un prodotto anche blandamente battericida, per esempio del rame, sulle ovature è possibile annullare l’effetto del liquido materno e impedire la crescita delle neanidi. A livello sperimentale i risultati sono molto interessanti, così pure le prove di campo con un fertilizzante liquido contenete rame e zinco. Si sta lavorando per far sì che il prodotto non esaurisca in un tempo troppo breve la sua funzione ma possa persistere più a lungo sulla vegetazione”.
Il Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte ha recentemente presentato una serie di prove effettuate testando sia i diversi principi attivi insetticidi autorizzati su cimice sia attraverso l’utilizzo di sostanze alternative (es. caolino e zeolite). Anche in questo caso, purtroppo, i risultati non sono troppo incoraggianti, perché intanto le molecole insetticide sono poche e il Ministero della Salute non permette di inserirne altre (fra l’altro sono già ampiamente utilizzate sulla vite, ma non registrate su nocciolo) ed è difficile capirne i motivi; poi le sostanze alternative per ora non danno risultati confortanti o comunque il loro utilizzo è poco gestibile e non è economicamente sostenibile dai corilicoltori.
In tutto ciò si continua a lavorare a 360 gradi per cercare metodi diversi dall’utilizzo di prodotti fitosanitari che attualmente comunque restano l’unica risorsa valida.