La “Blablologia” del climate change
Dal 28 al 30 settembre 2021 si è tenuto a Milano l’evento “Youth4Climate: driving ambition” che si inserisce nel processo di un coinvolgimento sempre maggiore dei giovani alla causa climatica, processo iniziato già con lo United Nations Youth Climate Summit, tenutosi a New York il 21 settembre 2019. Circa 400 giovani provenienti dai 197 Paesi membri dell’UNFCCC (La Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) sono stati accuratamente selezionati e si sono radunati a Milano per elaborare proposte concrete sui problemi più urgenti che riguardano la questione climatica.
L’intervento di Greta Thumberg
Tra i numerosi interventi degni di nota non è passata inosservata Greta Thumberg che, ancora una volta, è riuscita ad imporre la sua agenda nel dibattito sul clima facendo diventare nuovamente virale la sua lotta con pochi gesti o parole. Non è la prima volta infatti che la giovane attivista svedese si lascia andare a discorsi forti e commoventi, ultimo quello di settembre 2019 tenuto ai leader delle nazioni unite con il tormentone “How dare you?”, accusandoli di averle rubato i sogni e l’infanzia. Questa volta tutto si può riassumere con il suo lapidario “BlaBlaBla”: si è trattato infatti di un urlo di indignazione contro l’immobilismo internazionale dei leader politici che non hanno fatto altro che parlare (appunto, “Blabla”) di fronte ai cambiamenti climatici.
E’ davvero tutto un “Blablabla”?
Avere la giustizia climatica più volte promessa: è stato questo l’obiettivo del discorso di Greta. È infatti comprensibile la rabbia, specialmente per una storia trentennale di accordi disattesi e trattati non rispettati. Ci sono, però, più aspetti non banali di questa questione e spunti di riflessione che non vanno tralasciati ma presi ed analizzati nella loro complessità: c’è un dato che a primo impatto ha fatto rabbrividire: il 50% delle emissioni sono state prodotte negli ultimi 30 anni. Ma andando a controllare i numeri ci sono stati dei paesi che hanno cercato di tenere stabili, come gli Stati Uniti, o hanno ridotto, come l’Europa, le proprie emissioni. Sebbene sia in risultato che certamente non basta, questo elemento insieme a tanti altri dati possono in parte far capire che non è stato solo tutto un “Blablabla”. Lo stesso Draghi infatti alla accusa ha risposto ricordando i 100 miliardi stanziati per ridurre l’inquinamento.
Sappiamo tutti qual è l’obiettivo ma una strada per raggiungerlo che sia davvero praticabile e dal successo certo non c’è o comunque non è ovvia e costerà chiaramente soldi e sacrifici. Non è da Greta che possiamo pretendere soluzioni ma da chi ha gli strumenti per immaginarle e il potere per metterle in pratica. Il compito di Greta è certamente un altro, invece: quello di mobilitare l’opinione pubblica per far avvertire l’urgenza di un intervento senza però ricadere nella stessa “Blablologia” che lei stessa condanna e quindi senza limitarsi a ripetere slogan senza agire concretamente in prima persona perché questo non può sostituirsi alla complessità e alla globalità del problema.
Strettamente collegata al secondo punto è la provocazione di un giornalista di SkyNews Australia nei confronti dei giovani che manifestano con tanto coinvolgimento e convinzione per il clima: “Ragazzi, prima di protestare, spegnete l’aria condizionata, andate a scuola a piedi , spegnete i televisori, leggete un libro, fatevi un panino invece che cibo confezionato. Niente di ciò accadrà: perché siete egoisti, mal educati, manipolati da persone che vi usano, proclamando di avere una causa nobile mentre vi trastullate nel lusso occidentale. Svegliatevi e maturate prima di parlare.”
In sostanza: quanto i giovani davvero agiscono nel concreto? Quanto si allontanano dallo stesso “Blablabla” che Greta condanna? Quanti, ancora, sono secondo voi davvero interessati alla questione climatica e quanti invece cercano solo una occasione per emergere e farsi notare?
Ludovica Italiano