La maggior parte delle volte che sento qualcuno porre a miei coetanei la domanda “Tu leggi? Che cosa stai leggendo?” la risposta è quasi sempre la stessa: “Mah non molto, non ho mai tempo”.
Ma cosa significa effettivamente “non avere tempo” e qual è davvero il rapporto del mondo dei giovani con la lettura al giorno d’oggi?
È sicuramente un dato di fatto che negli ultimi anni la percentuale di ragazzi (e bambini) interessati alla lettura si sia nettamente ridotta e che, quei pochi che si ritagliano piccoli sprazzi della giornata per leggere, lo fanno attraverso il web tramite il proprio smartphone e/o gli altri strumenti tecnologici che si hanno a disposizione: perché succede questo?
La scusa del “non avere tempo” non regge: è davvero possibile non trovare il tempo di leggere quando buona parte della giornata è trascorsa tra tv, videogames e cellulare?
Lo si è sentito sicuramente almeno una volta nella vita ma è così: leggere fa crescere meglio, educa, fa bene, serve allo studio, alla propria formazione personale e culturale. Infatti senza la dimensione verbale ogni esperienza non avrebbe senso. Il compito della parola e della scrittura è infatti quello di mettere ordine, di fissare il pensiero. Leggere un libro può aiutarci a trovare risposte che cercavamo da tempo dentro di noi immedesimandoci nella storia che stiamo leggendo o può permetterci di imparare nuove cose e di ampliare il nostro vocabolario. In poche parole dunque: leggere è necessario.
Un’altra “scusa” che si sente spesso tra i giovani è: “Dopo una giornata passata a studiare sui libri non riesco ad aprire un altro libro e a continuare a leggere. Sono stanco, preferisco rilassarmi e fare altro”. Con le dovute eccezioni sembra infatti che per i giovani leggere sia difficile, noioso, poco attraente e a tratti anche stancante. È qualcosa che, quando si ha un momento libero, non attira. Ma in realtà è noioso un libro presentato come noioso ed in modo noioso. È noioso sfogliare pagine senza comprenderne effettivamente il significato, non riuscire a cogliere il senso delle parole e del messaggio che ci viene trasmesso. La lettura, quella vera, è tutt’altro: è evasione, scoprire qualcosa che non sapevi e che magari avresti voluto sapere; è permettersi di guardare il mondo con occhi diversi avventurandosi nei pensieri e negli incubi di un’altra persona. Come ha detto Henry David Thoreau: “Quanti uomini hanno dato l’inizio di una nuova era della loro vita dalla lettura di un libro.”
La vera sfida sarebbe riuscire quindi ad abbattere questo “pregiudizio” sulla lettura, partendo dalla famiglia stessa e dalla scuola cercando di capire perché questo avviene e cambiando strada coinvolgendo con seduzioni i ragazzi alla lettura. Cercare di destare dunque una curiosità tale da trasformare la lettura in qualcosa di sempre piacevole e che si fa non perché “ogni tanto si deve” ma perché si vuole, trovando tra le pagine qualcosa (o qualcuno) che è in grado di parlarci e comunicare con noi e la nostra interiorità in un modo sempre nuovo.
…A proposito io sto leggendo “L’arte di essere fragili ” di Alessandro D’Avenia e voi?
Ludovica Italiano