La nuova guerra “mondiale”
Il 24 febbraio 2022 abbiamo aperto gli occhi e ci siamo svegliati con la guerra.
Un risveglio che, si potrebbe dire, razionalmente, non ci saremmo facilmente immaginati non avendo mai neanche probabilmente ipotizzato il verificarsi di una situazione simile proprio al centro della nostra realtà che credevamo ormai così distante da episodi del genere.
La verità, però, è un’altra: in fondo, eravamo e siamo paradossalmente preparati. Con questo non voglio dire che si possano prevedere certe cose o che, ancora, ci si possa “abituare” al verificarsi di determinate vicende ma voglio piuttosto intendere che si stanno spaventosamente rivivendo in maniera quasi meccanica sensazioni e situazioni conosciute e comuni e, alla fine, neanche poi così lontane nel tempo.
Esattamente due anni fa, infatti, di questi tempi, si iniziava a sentir parlare del Covid ed è inutile girarci intorno: inizialmente sembrava si trattasse di qualcosa di così distante da noi e dal nostro piccolo porto sicuro da non poter assolutamente immaginare ciò che poi sarebbe successo in seguito e il modo in cui la pandemia avrebbe drasticamente cambiato e modificato la nostra vita e il modo stesso di concepirla e viverla. Tuttora faccio fatica a ricordarmi della vita prima della pandemia e, a volte, questa sensazione mi spaventa e mi suscita molta malinconia.
Parlando tra amici in questi giorni ciò di cui mi sono resa conto è stato proprio questo: nessuno ha più il coraggio di non lasciarsi toccare. Nessuno riesce ad essere “leggero”. Quindi, sebbene talvolta per tirar su un sospiro di sollievo possa venire quasi naturale fare nell’immediato certi pensieri e “sentirsi fortunati”, nessuno ha poi veramente il coraggio (e la faccia tosta, aggiungerei) di pronunciare ad alta voce frasi come “Ma sì, dai, non è detto che le cose debbano peggiorare” o “Ma per quale motivo questa situazione dovrebbe coinvolgere in maniera diretta anche noi?”.
In sostanza: nessuno ha più il coraggio di credere. Un po’ perché mai come negli ultimi due anni ciò che abbiamo imparato è che neanche l’improbabile è poi così improbabile, un po’ perché ci sentiamo già toccati e coinvolti TUTTI, realmente ed in prima persona. La coscienza comune, infatti, porta avanti un pensiero unanime: non ci sono bastati due anni di inferno con una pandemia (con cui, tra l’altro, facciamo ancora i conti), ora anche la guerra. Ed è veramente una guerra di TUTTI, una guerra MONDIALE come forse non lo è mai stata, nel senso di una “mondialità” del tutto nuova come lo dimostra l’empatia che sin dall’inizio, in chi più e in chi meno, si è sviluppata nelle persone dal momento in cui si è verificato il conflitto.
È l’empatia di chi ha sperimentato cosa vuol dire l’imprevedibile, l’empatia di chi ha sperimentato cosa vuol dire soffrire, perdere persone care o, ancora, l’empatia di chi ha sperimentato cosa vuol dire non poter vivere certe esperienze, non potersi godere la propria età o essere privati dei momenti felici proprio negli ultimi istanti della vita: è l’empatia di chi si è visto sottratto già tanto tempo prezioso che non tornerà più indietro. I nonni vivono i loro ultimi anni di vita in questa situazione terrificante, i bambini continuano a vedere il lato peggiore del mondo senza neanche conoscere la bellezza, la bellezza con cui noi siamo cresciuti e che ora ha lasciato posto al terrore e all’angoscia perenne. Il sentimento di spaesamento è palpabile: ci spaventa questa sensazione di impotenza e ci spaventa, in ogni caso, percepire ancora la vicenda ad una certa distanza che in realtà non c’è, proprio come accadeva due anni fa. E non credo, infatti, sia un caso che siano state già organizzate manifestazioni pacifiche ed iniziative in TUTTO il mondo per sottolineare la vicinanza e la nostra posizione in questa situazione: la posizione di chi non ha intenzione di stare fermo davanti ad un futuro che continuano a volerci strappare dalle mani. Tra tutte cito una manifestazione tenutasi proprio il 24 febbraio 2022 a Napoli, improvvisata ma a cui hanno presenziato migliaia di persone: una enorme bandiera arcobaleno, simbolo della pace, ha sfilato in corteo a via Toledo in una giornata triste per il mondo ma in cui ci si è riservati, per un istante, la possibilità di sperare in un futuro migliore.
Ludovica Italiano