Appena entrati in piazza S.Carlo alle 18:30, il clima era disteso, tante trombette, bandiere, fumogeni e tantissimi ragazzi, ragazze e famiglie con addosso i colori bianconeri.
Dopo il primo tempo, visto in fondo alla piazza, decidiamo di spostarci più avanti per vedere meglio l’unico maxischermo presente.
Arrivati a metà piazza affianco “al cavallo”, si stava decisamente più schiacciati, e l’aria era poca e calda.
Questa pressione porta qualche ragazzo davanti a noi ad abbandonare la piazza, per paura di svenire.
Le 22:07. Un orario che né io, né i miei amici e né le persone presenti a Torino dimenticheremo mai.
Uno strano movimento rapisce il mio occhio dalla partita, che oramai era sul 3-1 per il Real Madrid.
Quel movimento era un vero effetto domino, un’onda di uomini che stava arrivando verso il centro della piazza.
Stretto il braccio di uno dei miei amici, passano pochi secondi e ci ritroviamo stesi per terra.
Sopra di me altri 3/4 ragazzi.
Il terrore: quello che eravamo abituati a vedere in TV, quello che sentiamo nominare ogni giorno ma non ci ha mai veramente toccato, era lì.
Grazie ai ragazzi che erano sopra di me, sono riuscito ad alzarmi nel giro di qualche secondo, fortunatamente senza ferite.
Appena alzato mi guardo attorno in un clima surreale.
Mi giro e non vedo nessuno dei miei amici, solo un grande numero di persone che urlano e corrono verso Via Roma.
Li seguo, mentre corro continuo a chiede a chi incontro cosa fosse successo, ma nessuno sa rispondere.
Le prime voci dicono che un camion è entrato in piazza, altri dicono che un kamikaze si sta facendo saltare in aria, altri ancora che c’è una bomba vicino al maxischermo.
Arrivato sotto i portici di Via Roma, moltissime persone ferite (di cui la maggioranza ragazze giovani), altri urlano i nomi dei propri conoscenti senza ottenere risposta, altri chiedono spiegazioni alle poche forze dell’ordine presenti in piazza, altri scappano il più lontano possibile.
Ferite portate dai cocci rotti della birra (venduta abusivamente all’interno della piazza), che hanno ferito gran parte delle persone che sono cadute a terra.
Tante lacrime, tanto sangue, ma un particolare che mai scorderò, la costernazione nel volto di tutte le persone che incontravo, ferite non solo fisicamente.
Era impossibile comunicare per vie telefoniche, perché le linee erano tutte intasate.
Le poche forze dell’ordine, sono rimaste spiazzate e non si sono subito rese conto della gravità dell’accaduto.
Prima dell’arrivo delle ambulanze, una grande mano è stata data dai ristoranti, bar e case presenti nelle vicinanze, che hanno aiutato i feriti e le persone ancora sotto shock.
In piazza sono rimasti in pochi, ma tantissime sono le scarpe, gli zaini, le borse, le sciarpe e le magliette che ricoprono il sangue delle ferite.
Poi la notizia dopo poche ore: forse un falso allarme, una bravata, uno scherzo che è costato più di 1527 feriti.
Alessandro Venticinque