Festa dei lavoratori precari, ricattati, sottopagati, esodati, troppo vecchi per una nuova occupazione e troppo giovani per una pensione; giovani che, se hanno fortuna e coraggio, riescono ad emigrare e non tornare più; eserciti di partite Iva fasulle ma trasparenti agli occhi di chi dovrebbe garantire la legalità. Non c’è nulla da festeggiare, anni di lotte per la conquista della dignità del lavoro sono stati vanificati nel giro di pochi anni con i colpi di mano di governi scellerati e diktat europeisti. Il lavoro dovrebbe nobilitare l’uomo, è un diritto della Costituzione, ma le condizioni lavorative sono la cartina tornasole di una società profondamente ingiusta, dove le disparità aumentano e crescono a livello esponenziale. Stipendi più bassi rispetto agli standard dove il minimo garantito è a discrezione del padrone e l’alternativa è trovarsi senza neanche quel lavoro. Oligarchia di pochi ma sempre più ricchi e dall’altra parte un tessuto sociale senza speranza, con la perenne paura del futuro in un presente che racconta la favola della ripresa, le cui conseguenze, però, sono ancora la realtà sedimentata del Paese. La dignità del lavoro appartiene a tutti, l’equità non è di sinistra, non è di destra, è il fulcro della civiltà di ogni nazione, l’obiettivo che qualsiasi classe dirigente dovrebbe perseguire essendo responsabile della res publica.
Fausta Dal Monte