Quando siamo entrate nell’ex asilo di piazzetta Monserrato abbiamo trovato una struttura chiusa da più di un anno, abbandonata, piena di muffa e rifiuti. In quella stessa estate abbiamo rimesso in piedi l’edificio con lavori di straordinaria e ordinaria manutenzione e lo abbiamo fatto insieme a tante persone che hanno fin da subito creduto nel progetto di una Casa delle Donne. In questi due anni ci siamo prese cura di quelle mura, le abbiamo rese vive con le attività, gli incontri, le presentazioni, gli sportelli, gli eventi culturali.
La condizione di limbo giuridico in cui la struttura versa da diversi anni è frutto della mala-gestione dell’ultimo consiglio di amministrazione dell’IPAB e del disinteresse mostrato dalle amministrazioni regionale e comunale in questi anni. Quando – forti delle oltre 3000 firme raccolte in città – abbiamo presentato la richiesta di uno spazio in cui aprire la Casa, la giunta comunale ci ha risposto di non avere strutture a disposizione, probabilmente dimenticando di essere l’ente che avrebbe dovuto prendere in carico la struttura di piazzetta Monserrato.
Con la delibera della scorsa settimana la Regione, responsabile degli Istituti di Pubblica Assistenza e Beneficienza (IPAB), è tornata dopo anni di silenzio ad occuparsi dell’edificio, incaricando ufficialmente l’avvocata alessandrina Barbara Rizzo di ricostruire la storia giuridica e amministrativa dell’IPAB e, dulcis in fundo, di procedere allo sgombero e porre fine all’esperienza della Casa delle Donne.
La cosa che più ci fa arrabbiare è che si vuole spazzare via la storia di Non una Meno Alessandria senza neanche proporre una progettualità futura per lo spazio di piazzetta Monserrato, come se l’unico intento fosse quello di porre fine all’esperienza della Casa delle Donne.
Non ci stupisce, invece, che ciò che è stato fatto in questi anni non sia stato minimamente riconosciuto dalle Istituzioni: dalla battaglia per la difesa della 194 dalla mozione Locci-Trifoglio, alle donne accolte dagli sportelli e accompagnate, dalle moltissime iniziative culturali e politiche, al percorso di avvicinamento e partecipazione al primo Pride cittadino, dalla mobilitazione di Verono contro il Congresso Mondiale della Famiglia, alle manifestazioni nazionali e locali contro la violenza di genere e sulle donne.
Certe che saranno ancora tante (come già lo sono state) le persone che avranno voglia e necessità di attraversare la Casa delle Donne, ci prepariamo a riaprire le porte a settembre con tante iniziative tra cui la terza edizione del festival Mia: un altro genere di arte.
Sappiamo che un luogo d’incontro, riflessione e iniziativa culturale e politica che abbia come perno del proprio agire il contrasto alla violenza di genere è, oggi, ancora necessario. Per questo non lasceremo la Casa delle Donne.