I militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Casale M.to (AL), dopo serrata attività di indagine in collaborazione con i colleghi della Stazione CC Gabiano (AL), sono riusciti a risalire a tutti gli autori di una rapina in abitazione, aggravata dall’essere stata commessa da più di tre persone peraltro travisate poiché indossavano dei passamontagna, ai danni di una donna abitante in una casa isolata situata in una frazione delle colline del casalese.
Si sono concluse in questi giorni le indagini relative ai violenti fatti risalenti alla notte del 20 maggio scorso e solo ora è possibile fornire la notizia a causa del riserbo necessario per non allarmare i vari complici, in tempi successivi colpiti da misure cautelari.
I quattro componenti la banda, dopo un appostamento iniziato già dalla sera precedente a bordo di una autovettura di colore nero, alle successive ore 07:00 circa, dopo aver atteso l’uscita della vittima da casa, la obbligavano a rientrare sotto la minaccia di un falcetto e di un coltello. Una volta legata in cucina con una corda ad una sedia, la costringevano, facendole credere che altrimenti l’avrebbero torturata con scariche elettriche e le avrebbero addirittura amputato le dita, a farsi dire dove nascondeva gli oggetti di valore credendo di trovare un “tesoro”, in realtà inesistente. Dopo aver messo a soqquadro casa e rubato alcuni oggetti in oro, due telefoni cellulari e contante per un danno complessivo superiore ai quattromila euro, gli stessi si dileguavano in auto. La donna riusciva a liberarsi dopo circa mezz’ora e dava l’allarme al 112. L’immediato intervento sul posto della pattuglia della Stazione CC Gabiano permetteva di ottenere prime utili informazioni che, successivamente sviluppate dagli investigatori del Nucleo Operativo, consentivano di indirizzare i primi sospetti verso un ragazzo residente nel basso vercellese.
Si procedeva così a tamburo battente, la mattina successiva, alla perquisizione domiciliare d’iniziativa presso la sua abitazione riuscendo a rinvenire parte della refurtiva, tra cui il possesso di una particolare confezione di profumo da donna di una nota marca, corrispondente a quella descritta dalla vittima. Per questo motivo, essendo concreto il pericolo di fuga del medesimo, gli inquirenti procedevano al fermo di indiziato di delitto nei confronti del ventiduenne marocchino MORCHID Mohammed, provvedimento subito convalidato dall’A.G. e successivamente tramutato in ordinanza di custodia cautelare in carcere. Serrate indagini svolte tramite sia i classici pedinamenti sia con l’ausilio di strumentazioni tecniche hanno, in tempi successivi, permesso di risalire ad altri due componenti la banda, PEMATI Aldon ventiquattrenne cittadino albanese già gravato da precedenti di polizia, e IBRAHIM Osama, ventenne cittadino libico, nel frattempo resisi irreperibili dai luoghi di residenza. Dopo vari giorni di ricerche, estese oltre che nel vercellese anche nel novarese, questi due sono stati scovati, dopo varie ore di appostamento, nei pressi della Stazione FS di Vercelli ed arrestati in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Vercelli su richiesta della locale Procura della Repubblica. Da ultimo i CC del Nucleo Operativo sono riusciti a dare un’identità anche al quarto ed ultimo componente la banda, un diciassettenne di nazionalità marocchina, nonostante la minore età già noto alle forze dell’ordine; per tale motivo è stato deferito in stato di libertà dinanzi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Torino.
E’ al vaglio della Magistratura la partecipazione della banda ad altri eventi simili commessi nei mesi precedenti sia nel Monferrato che nei territori limitrofi.
Molto particolare è risultato il carattere multietnico della banda composta da persone che, nonostante provenissero da diverse realtà nazionali e culturali, hanno operato in totale sintonia tra loro.
Attualmente, tranne il minorenne, i tre dopo un periodo trascorso in carcere, sono sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari.