Il problema cinghiali si ripresenta ogni anno nelle nostre campagne. Ma quest’anno è peggio. La pandemia ha frenato i cacciatori durante il primo lockdown, quindi le varie specie si sono moltiplicate. E i danni alle colture sono in aumento, come testimoniano le segnalazioni agli uffici tecnici di Confagricoltura e CIA Alessandria.
Nelle zone, l’Ovadese ha il primato da anni, ma l’allarme in Val Cerrina, nel Tortonese e nel Novese è preoccupante. E pure la pianura alessandrina e la zona di Acqui non sono in condizioni migliori. Visto l’aumento dei danni da ungulati in campagna, i rappresentanti di Confagricoltura e CIA Alessandria hanno incontrato, a Palazzo Ghilini, l’assessore regionale Marco Protopapa e il consigliere provinciale Stefano Zoccola.
“La frustrazione e l’esasperazione degli agricoltori sono alle stelle, quando vedono i loro raccolti distrutti, con scarse possibilità di risarcimento danni. La normativa sugli aiuti di Stato, infatti, fissa un tetto di 25.000 € in 3 anni per questo tipo di interventi”, hanno sottolineato le associazioni agricole.
Ma non basta. Mentre si riduce il numero dei cacciatori, c’è grande timore per la diffusione della peste suina africana, di cui i cinghiali sono vettori, e per la forte crescita degli incidenti stradali. Sono aumentati i casi, anche con morti. Il numero dei cinghiali dice tutto: da 900.000 capi del 2010 ai 2 milioni di oggi. Troppi. Bisogna intervenire.
“Occorre rendersi conto della situazione e affrontare il problema con responsabilità – hanno precisato i presidenti di Confagricoltura e CIA – perché ogni anno abbiamo 5.000 episodi di danni alle colture in Piemonte e più di 1.100 incidenti stradali”.
L’Assessore regionale ha promesso di valutare i dati sull’ultima stagione venatoria in Piemonte, per elaborare nuove strategie di intervento. Speriamo faccia presto.