“CIBO AMICO O NEMICO?” è il titolo di un interessante meeting, organizzato dal Lions Club Alessandria Host, presieduto da Valentina Daffonchio, per informare i soci in merito ad un fenomeno di grande attualità che rischia di mettere in pericolo la salute dei nostri giovani. L’iniziativa si trasformerà in un service dei giovani Leo – di cui è presidente Stefania Pallavidino – che si impegneranno nelle scuole alessandrine.
Ne hanno parlato tre esperti, relatori della serata: Massimo Labate, specialista in Scienza dell’Alimentazione, e le colleghe Marialaura Ippolito e Martina Crisman.
I dati generali presentati dai medici risultano particolarmente allarmanti: ogni anno, nel mondo, si registrano 29 milioni di decessi per eccesso di cibo e i bambini obesi o in sovrappeso sono complessivamente 155 milioni.
In Italia l’obesità è meno diffusa che in altri paesi OCSE tra gli adulti, ma è ai massimi livelli nei bambini. Un adulto su 10 è obeso in Italia, contro una media OCSE di 1 su 6, anche se più della metà degli uomini e più di un terzo delle donne sono sovrappeso. In Italia, un bambino su 3 è sovrappeso, uno dei tassi più elevati dell’area OCSE (Francia:14% (38.4%), Germania: 19.9% (52.4%), Italia: 31.6% (45.2%), USA: 35.5% (68%), media Paesi OCSE: 22.1% (51.4%).
Ma non è una novità, viste le abitudini alimentari dell’italico stivale e la scarsa attitudine a praticare attività sportiva, soprattutto fra i bambini. E la scuola fa pochissimo in tal senso. Questione di mentalità nazionale. Il problema è grande nei Paesi occidentali: crescendo bambini ‘ciccioni’ aumentano le probabilità di contrarre, da adulti, malattie croniche come diabete, ipertensione, patologie cardiovascolari e tumori.
Le cause? Facile individuarle: troppe merendine, snack, fast-food e bevande zuccherate, che ingolosiscono i piccoli e sono una grande comodità per i genitori, soprattutto nel troppo tempo trascorso alla TV e al computer.
Proiezioni OCSE indicano che la quota di persone sovrappeso salirà di oltre 5 punti percentuali entro i prossimi 10 anni. Che cosa è possibile fare per contrastare questo fenomeno?
Il progetto che i Leo stanno mettendo a punto con gli esperti prevede un percorso di cura rivolto ai preadolescenti, alla presenza di un gruppo di professionisti che comprende un pediatra-medico di base, un medico nutrizionista, uno psicoterapeuta, una psicologa, un dietista, un istruttore di educazione fisica e l’allestimento di laboratori espressivi per i più piccoli (0–6 anni) e per gli adolescenti (11–13) con incontri periodici con i genitori.