Da dieci anni il day hospital oncologico di Tortona chiede di essere ascoltato: medici con borse di studio grazie alle associazioni dei pazienti, abnegazione totale dei medici e degli operatori sanitari, numero di pazienti cresciuto nell’ultimo triennio e che supera quello del presidio di Novi Ligure, stanze sempre negate ma la cura terapica e umana sempre garantita. Il 19 giugno i NAS fanno irruzione e trovano che l’unico laboratorio in regola per la preparazione dei chemioterapici è proprio quello di Tortona, vengono chiusi i laboratori di Novi, Ovada e in 24 ore il presidio farmaceutico di Tortona deve servire tutta la provincia; non bastano le stanze e il day hospital oncologico mentre garantisce le cure si ritrova tra scatoloni e traslochi. Il personale sanitario, le infermiere, i volontari si caricano di scatoloni tra una visita e l’altra, tra una flebo e una paracentesi, in silenzio, garantendo professionalità e qualità. (L’immagine è esemplificativa, pubblicata il 25 giugno, ndr). Nessuno si è indignato, nessuno dei cittadini si è mobilitato.
Il day hospital oncologico cammina di pari passo con la senologia di Tortona, un’eccellenza a livello regionale, con approccio multidisciplinare e che recentemente è entrata nel circuito di Senonetwork Italia, un panel europeo.
Per questi motivi i cittadini dovrebbero scendere in piazza, mobilitarsi, per non far chiudere l’ospedale di Tortona sbandierando la bontà di questi reparti e in ragione di essi.
Invece no, minacciano di picchettare un reparto che ancora deve nascere impedendone il trasloco.
Andiamo al nocciolo: pochi giorni fa viene annunciato che il day hospital oncologico deve cedere quello che rimane delle sue stanze al Servizio Ufa, quello della preparazione dei chemioterapici dipendente dalla Farmacia non dall’Oncologia, nel frattempo il punto nascite, la ginecologia ed ostetricia, è stato già chiuso mesi fa e viene deciso che i pazienti oncologici possono trasferirsi temporaneamente nell’ex punto nascite. E’ un reparto attrezzato, con letti e strumenti di monitoraggio, e un paziente che fa la chemio non fa di certo una passeggiata di piacere all’interno di un nosocomio. I cittadini, alcuna stampa, i social reagiscono: minacciano di impedire il trasloco perché significa non riportare più il punto nascite e intravedono nell’oncologia un complice del piano sanitario verso la chiusura.
Niente di più sbagliato! Se la chiusura ci sarà, sarà perché è così che è stato deciso a livello politico sopra le nostre teste e bisogna andare sì, in piazza, a protestare ma difendendo quello che c’è di buono in quell’ospedale ed é in nome di esso che le battaglie vanno fatte non contro un servizio come quello del day hospital oncologico che combatte il cancro di cui la provincia di Alessandria ha uno dei tassi più alti di incidenza. Facciamo le marce, le fiaccolate, ma quando arriveranno gli ispettori dalla Regione, urliamo che l’ospedale non va chiuso proprio perché a Tortona c’è un’oncologia che serve migliaia di pazienti l’anno e una senologia-chirurgia che é un’eccellenza nel nord Italia.
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