“Con questo meccanismo di delocalizzare si impoverisce il nostro territorio. Un circolo vizioso che inizia con l’acquisizione di marchi storici, come quello di Pernigotti, continua con lo spostamento all’estero delle fonti di approvvigionamento e si conclude con la chiusura degli stabilimenti con effetti, oltretutto, sull’economia regionale e sull’occupazione. Ragione per cui siamo solidali con il personale poiché verranno meno numerosi posti di lavoro”.
Ha commentato così il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco la notizia della delocalizzione della storica fabbrica Pernigotti a Novi Ligure, come annunciato dai sindacati dopo l’incontro con i rappresentanti del gruppo turco Toksoz che è il maggior produttore mondiale di nocciole e che aveva acquisito il marchio nel 2013.
“La nocciola è uno dei nostri beni più preziosi e una delle maggiori risorse economiche piemontesi, riconosciuta anche all’estero, per cui dobbiamo continuare a difendere il nostro patrimonio agroalimentare che sempre più spesso, purtroppo, viene svenduto oltrepassando i confini nazionali”, ha concluso il direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo.
Un allarme dovuto all’aumento di nocciole importate dalla Turchia in Italia che ha segnato un +23% nel primi sette mesi del 2018 secondo l’Istat, nonostante i numerosi allarmi scattati per gli elevati livelli di aflatossine cancerogene.
In Piemonte, in particolare nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo, la corilicoltura conta numeri importanti: ad Alessandria, in particolare la quantità conferita nella campagna 2017 ha sfiorato i 2.000 quintali e le prospettive per il 2018 sono in netta crescita, praticamente il doppio, per un totale di circa 5.000 ettari coltivati.
In Piemonte a superficie complessiva coltivata è di circa 21 mila ettari di cui 15 mila sono impianti attivi. La produzione totale è di oltre 200 mila quintali e la coltivazione si sta sviluppando anche nel torinese e nel nord Piemonte.