Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato
RIFLESSIONI DEL CENTRO ANTIVIOLENZA me.dea DI ALESSANDRIA
Nei giorni passati abbiamo appreso, dalla lettura di molti articoli della stampa locale, dell’assegnazione di una sede al collettivo NUDM per la Casa delle Donne TFQ da parte del Comune di Alessandria. Una gran bella notizia di cui ci rallegriamo con le amiche di NUDM per il risultato raggiunto: almeno loro hanno ottenuto una sede dall’Amministrazione Comunale!
Ci preme tuttavia fare chiarezza sul significato di Centro Antiviolenza, che è stato utilizzato in modo inappropriato e fuori contesto: in più di un’occasione abbiamo letto dell’apertura di un Centro Antiviolenza, citiamo ad esempio “Centro anti-violenza nella nuova sede di “Non Una di Meno” che sarà in un edificio comunale in disuso…” uscito sulla Stampa, Cronaca di Alessandria, il 24/08/2023.
I Centri Antiviolenza sono luoghi normati per legge (Intesa CU n. 146 del 27/11/2014, tra il Governo e le Regioni, le Province autonome di Trento e di Bolzano e le Autonomie locali, relativa ai requisiti minimi dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio) e riconosciuti in Albi Regionali (Regolamento attuativo di cui al DPGR n. 10/R del 7/11/2016-Disposizioni attuative dell’art. 25 della Legge Regionale 24 febbraio 2016 n. 4 “Interventi di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli”).
L’Associazione di Promozione Sociale me.dea è iscritta all’Albo della Regione Piemonte dal 2017 (nr. iscrizione 3/B Albo regionale dei Centri Antiviolenza e Case Rifugio, in conformità ai requisiti previsti dalla L.R. n. 4 del 24 febbraio 2016 e dalla D.G.R. n. 8-4622 del 6 febbraio 2017) possedendo tutti i requisiti previsti dalla Legge sopracitata.
Ci preme fare chiarezza proprio per evitare che i servizi vengano erroneamente confusi dalla cittadinanza. Temiamo che la confusione generata dai termini utilizzati in modo inadeguato di questi giorni possa andare a discapito delle donne, creando disorientamento circa la specificità e professionalità dei servizi offerti. E’ infatti necessario tutelare tutte quelle donne che, vittime di ogni tipo di violenza, si trovano nella condizione di voler/dover chiedere supporto per l’attivazione di un percorso specializzato, strutturato e dedicato al riconoscimento, elaborazione ed uscita dalla relazione violenta che stanno vivendo. Relazione che, in taluni casi, mette a repentaglio la vita stessa della donna e del nucleo famigliare (figlie e figli, vittime anch’esse di violenza assistita).
Dal 2009 esiste ad Alessandria il Centro Antiviolenza, dell’A.P.S. me.dea, unico riconosciuto per il lavoro sistematico e strutturato di professioniste specializzate ed esperte di violenza di genere, secondo i requisiti richiesti dalla Regione Piemonte (Op
eratrice Servizi Antiviolenza, ai sensi della L.R. 4/2016), riferimento territoriale collegato al numero Nazionale antiviolenza donna 1522 e parte della rete “Di.Re”, la Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza. Inoltre l’A.P.S. me.dea dal 2014 gestisce insieme alla Provincia e alla Prefettura di Alessandria la Rete Antiviolenza provinciale, con un accordo di rete firmato anche dal Comune di Alessandria, già capofila del progetto Viol.A-Prevenzione e contrasto di tutte le forme di violenza di genere, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Pari Opportunità, anni 2013-2014.
Detto accordo prevede tra le altre cose incontri annuali, a cui il Comune stesso partecipa, per la condivisione delle problematiche e dei dati sulla violenza, raccolti da me.dea per tutto il territorio alessandrino, dati che vengono trasmessi dall’A.P.S. me.dea anche ad ISTAT, quale soggetto incaricato.
Leggiamo pertanto con sorpresa, dagli articoli di giornale, che con questa assegnazione di sede “l’Amministrazione Comunale ha deciso di riconoscere il valore sociale di chi si occupa di violenza di genere” e che “Come Amministrazione avevamo la volontà di riconoscere un luogo dedicato alla sensibilizzazione sul contrasto alla violenza di genere”.
Ci chiediamo con quale criterio si sia deciso di direzionare l’impegno politico di dare “priorità al tema del contrasto alla violenza di genere” assegnando una sede comunale al collettivo NUDM. Tuttavia cogliamo con entusiasmo lo slancio dell’assessore Laguzzi: “Per noi questo modo di ragionare è un punto di partenza che può essere preso ad esempio da altre realtà”. Sollecitiamo però l’Amministrazione Comunale, proprio per “non dimenticare l’operato di tante associazioni che da anni sono impegnate sul campo”, a definire e condividere regole chiare, lecite e trasparenti, affinché tutte le associazioni possano partecipare ad “armi pari”.
Perché è evidente che la modalità gentile e rispettosa con cui l’A.P.S. me.dea ha chiesto, in questi 14 anni di attività e servizio al territori o, locali dismessi di proprietà del Comune per la sede dell’omonimo Centro Antiviolenza, non ha sortito ad oggi effetto alcuno.