Il Canada “muore di caldo” e il G20 redige una dichiarazione d’intenti per i prossimi 30 anni

Divampa il fuoco nella British Columbia.

177 sono i maxi-incendi provocati dalle alte temperature e dai fulmini nel Canada occidentale, la maggior parte dei quali dislocati nella provincia della Columbia Britannica. Un caldo straordinario, soprattutto considerando che la regione è caratterizzata da una media stagionale di 21 gradi, che ha sfiorato la soglia dei 50 gradi. La piccola cittadina di Lytton a 250 km a nord-est di Vancouver, con i suoi 49.6 gradi, ha registrato il picco massimo, venendo quasi completamente distrutta dal rogo di mercoledì scorso. Circa 1000 persone sono state evacuate con gli elicotteri e gli aerei di trasporto, mentre il primo ministro Justin Trudeau si dice pronto a organizzare una vera e propria task force, pronta ad evacuare la restante popolazione a rischio e a ricostruire quanto distrutto.

Oltre 700 morti

Oltre 700 i morti nella scorsa settimana, «719 morti per la precisione» fa sapere il capo medico legale della British Columbia, Lisa Lapointe, definiti «improvvisi e inaspettati», più del triplo di quelli che normalmente si verificano nella provincia nello stesso periodo. «Questo numero è solo all’inizio ed è destinato ad aumentare», ha aggiunto Lapointe, attribuendo al clima estremo la causa dell’incremento dei decessi. Anche altre province, come l’Alberta, Manitoba, Ontario e parte dei Territori del Nord-Ovest sono state messe in allerta ed anche le «forze armate – ha affermato il ministro della Difesa Harjit Sajjan – saranno schierate per fornire assistenza logistica in caso di necessità».

Il G20 e un mondo accaldato: la sfida del clima.

Secondo il climatologo Cliff Mass l’ondata di calore è stata generata da una vasta zona di pressione alta che, nell’entroterra, combinata con una zona a bassa pressione lungo le coste, ha generato un forte flusso d’aria calda e ha impedito a quella più fredda, proveniente dall’oceano, di mitigare il clima. Una “cupola termica” l’hanno definita gli scienziati. È il cambiamento climatico, generato dallo smodato e incosciente impatto umano sulla natura, a causare tali effetti improvvisi, ma forse aspettabili. «Questi eventi ci fanno capire come la modificazione del clima sta prendendo una piega allarmante» ha commentato il meteorologo Federico Grazzini in un’intervista a Il Fatto Quotidiano.

Sulla difficile situazione climatica anche Francesco Rocca, presidente della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC) interviene, sottolineando l’importanza di  «far capire ai cittadini del mondo e ai loro governi che quando si parla di cambiamenti climatici non si parla del futuro ma del presente», ricordando come già 4 anni fa, secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale i drastici effetti del cambiamento climatico hanno portato 23 milioni e mezzo di persone a spostarsi dai loro territori di residenza, generando un vero e proprio disastro sociale e umanitario, conseguenza degli scarsi interventi nazionali, a livello mondiale, verso uno dei problemi più scottanti della nostra era.

Anche la Coldiretti, infine, si è allarmata per la siccità che ha colpito le campagne italiane. «L’afa con la prolungata mancanza di precipitazioni – evidenzia la Coldiretti – sta seccando la terra, svuotando le spighe, scottando la frutta e la verdura nei campi e provocando stress negli animali nelle stalle con il crollo della produzione di latte». Il diffondersi di insetti fastidiosi non autoctoni, dovuto alle nuove temperature, rischia inoltre di causare forti perdite alle produzioni agricole, aggravando la situazione.

Durante il recente consesso del G20 a Matera, i 20 Paesi più ricchi e sviluppati del mondo hanno redatto una dichiarazione d’intenti nella quale è stato sottoscritto l’impegno di ottenere la neutralità climatica entro il 2050. Quasi 30 anni quindi per raggiungere la soglia di emissione di gas ad effetto serra tale da consentire al pianeta di poterla assorbire, senza per questo provocare effetti indesiderati. «Con le due Conferenze Onu sui cambiamenti climatici (Cop26) e sulla biodiversità (Cop15), abbiamo un’occasione imperdibile per attuare gli Accordi di Parigi, con l’adozione di impegni ambiziosi di breve termine e il sostegno all’obiettivo della neutralità climatica, che auspichiamo al 2050» ha commentato il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio.

Il problema del cambiamento climatico tocca molti aspetti: produttivo, sociale, politico, umanitario. Allo stato attuale, però, il rischio climatico tocca il piano della nostra stessa esistenza sul pianeta Terra. È necessario ricordarsi che per ora, malgrado i sogni visionari di qualcuno, abbiamo solo una casa a disposizione.

Daniele De Camillis

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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