I vaccini funzionano non soltanto per evitare ricoveri e forme gravi che richiedono la terapia intensiva ma anche nei contagi. Al di là dei dati dell’ISS l’osservazione clinica ha valenza scientifica e serve nel divenire della medicina. Il dott. Mario Salio, direttore dell’unità complessa di Malattie dell’apparato respiratorio dell’ospedale di Alessandria ci racconta la sua esperienza in tal proposito: “Nelle prime ondate un paziente che all’accettazione risultava negativo perché incubava il covid e diventava positivo subito dopo il ricovero contagiava sanitari e altri degenti, da quando c’è stata la campagna di vaccinazione abbiamo osservato in due casi alle stesse condizioni  che nessuno si è contagiato perché tutti vaccinati”.

Com’è ora la situazione?

Da fine maggio siamo in una fase tranquilla, il mio reparto non è più Covid e ci sono una decina di ricoverati nel reparto di malattie infettive, di questi il 90% non è vaccinato e i restanti hanno malattie pregresse o sono immunodepressi. I vaccini sono sicuri, per citare uno dei tanti studi, su 80.000 pazienti si è visto che l’incidenza dei casi avversi era uguale nel gruppo di vaccinati e in quello trattato con placebo. Inoltre non ha nessuna ratio scientifica credere che a lungo termine ci possano essere effetti collaterali mentre è certo che a lungo termine il fumo provoca danni e modifica il Dna.

Che scenario ci aspetta con l’autunno?

E’ sbagliato fare previsioni, la campagna vaccinale ci mette al riparo, ma non sarebbe scientificamente corretto pensare che tutto sia finito; non possiamo sapere se ci saranno altre varianti, se dovremo aggiornare i vaccini, se basterà la terza dose. Ci siamo trovati davanti a qualcosa di sconosciuto e il compito della medicina è proprio quello di procedere con l’osservazione, gli studi e i dati certi di ciò che si è sperimentato, le ipotesi e le previsioni non appartengono alla nostra professione.

Nella sua vasta esperienza cosa ha visto?

Ho visto un virus capace di distruggere i polmoni in tempi rapidissimi, negli anni erano capitate polmoniti devastanti ma erano rarissime, invece, durante le ondate, un paziente seguiva l’altro senza tregua e la gravità della malattia è stata impressionante, non è vero che sono morti soltanto gli anziani, ho visto soccombere anche pazienti più giovani e che godevano di buona salute prima del Covid.

Premesso che non c’è una cura specifica per il Covid, qual è il protocollo, l’approccio terapeutico?

L’approccio è quello di somministrare anti infiammatori, paracetamolo per la febbre, il cortisone quando si ritiene opportuno, l’eparina per i casi più gravi e l’antivirale remdesivir in casi selezionati. L’antibiotico si dà soltanto se c’è il sospetto di un’infezione batterica. Inoltre le cure monoclonali si stanno ampliando e se somministrate durante i primi giorni di malattia danno ottimi risultati. L’ospedale di Alessandria ha partecipato attivamente durante questi mesi agli studi nazionali per trovare il protocollo di cura migliore e questo ci ha permesso di essere sempre aggiornati nell’approccio terapeutico del paziente.

 

L’attività ordinaria del suo reparto ha risentito del Covid?

Durante le ondate di Covid tutto era sospeso, anche le patologie ordinarie ne hanno risentito ma in positivo: l’uso della mascherina ha evitato i contagi di altre patologie e i pazienti, per esempio, affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva ne hanno giovato.

Permetta la curiosità, secondo lei, Trump, Berlusconi e Johnson con cosa stati curati?

Vista la precocità della diagnosi penso con i monoclonali.

 

Fausta Dal Monte

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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