La mostra “I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza”, aperta fino al 6 aprile alla Corte Medievale di Palazzo Madama a Torino, ha fatto discutere non tanto per i suoi contenuti, quanto per la presenza di una carrozza da treno merci presente a Piazza Castello, a ricordare la vettura che portò lo scrittore ad Auschwitz. Eppure, l’esibizione in sé merita attenzione perché offre un panorama completo sulla figura di Levi, nei limiti del possibile e dello spazio a disposizione.
L’esposizione è impostata su un percorso a tappe, aperto da un breve fumetto con citazioni del racconto “Carbonio”, tratto da “Il sistema periodico”. In seguito, si attraversa uno stretto corridoio denominato “Auschwitz”, costituito da schermi in italiano e inglese, che mostrano frasi dalle sue memorie della prigionia. Si passa, poi, a un approfondimento sulla sua carriera letteraria concentrazionaria, da “Se questo è un uomo” a “I sommersi e i salvati”, e sulla partecipazione al dibattito pubblico sui campi di concentramento.
Primo Levi fu anche autore di romanzi fantascientifici, sotto lo pseudonimo di Damiano Malabaila, come ricorda la tappa chiamata “Cucire parole”. Si parla della sua scrittura multisfaccettata, precisa nei riferimenti e ardita negli accostamenti linguistici, di “Se non ora, quando?”, che gli valse il Campiello, e la traduzione de “Il processo” di Franz Kafka. Uno schermo trasmette a ripetizione spezzoni di varie interviste filmate in momenti diversi nella vita di Levi, provenienti dagli archivi della Rai. Una bella farfalla in fili di rame smaltato ci introduce a un altro svago personale dello scrittore-chimico torinese.
La sezione “Cucire molecole” si occupa dell’altra protagonista importante nella vita di Levi, la chimica. Un pannello istruisce sulla reazione di sintesi della resina, a fianco un bancone contiene alcuni degli strumenti di lavoro utilizzati dall’autore de “Il sistema periodico”, considerato dal Royal Institution of Great Britain il miglior libro di scienza mai scritto. Proprio questo libro viene più volte citato in accompagnamento a varie testimonianze fotografiche e documentarie della sua attività da chimico. “Homo Faber” è un tributo al gusto della manualità che Levi coltivava con passione, mentre “Il giro del mondo del montatore Faussone” dedica uno spazio al personaggio del romanzo picaresco “La chiave a stella”, che fu un successo all’estero.