Ora tocca ad Alessandria: il ponte Meier si sta vestendo di lucchetti dell’amore, un gesto romantico, grazioso se non fosse che qualcuno invece di scrivere sul lucchetto, imbratta ad imperitura memoria il nome dell’amato sulla struttura; ciò non è nella filosofia del lucchetto dell’amore e non valorizza il ponte.
Tutto nacque con i libri e i film di Federico Moccia, “Tre Metri Sopra Il Cielo” e “Ho voglia di te”, che hanno fatto conoscere una storia che vede come protagonista il lucchetto. La leggenda narra che gli amanti debbano scrivere i loro nomi su un lucchetto, attaccarlo al terzo lampione sul lato nord del Ponte Milvio di Roma e gettare le chiavi nel fiume, come segno di immortalità di quel sentimento.
Ma, come insegna la storia, le leggende sono frutto di tradizioni reali e antiche: l’origine dell’uso dei lucchetti non sarebbe romana, ma fiorentina. Qui nel secolo scorso gli allievi ufficiali della Scuola di Sanità in Costa di San Giorgio legavano il lucchetto del loro armadietto al Ponte Vecchio, come segno di congedo. Infine, la terza città è stata Verona, che in poco tempo ha assorbito questa moda, aumentando la fama del balcone di Giulietta e Romeo.