Il grano viene sottopagato agli agricoltori il 30% in meno rispetto allo scorso anno, sotto i costi di produzione.
Lo stop all’accordo Onu fra Russia e Ucraina per le spedizioni di grano dai porti del Mar Nero interrompe un fiume di quasi 19 miliardi di kg di frumento per il pane, mais, olio di girasole e altri prodotti, che nell’anno di durata dell’intesa sono stati destinati ai paesi poveri dell’Africa e dell’Asia, con il rischio che fame, carestie e crisi economica spingano con maggiore forza i flussi migratori verso l’Italia e il resto dell’Unione Europea con pesanti ripercussioni politiche e sociali.
I numeri
Tale accordo sui cereali coinvolge direttamente l’Italia, dove le importazioni di grano dell’Ucraina sono aumentate del 430% per un quantitativo pari a oltre 142 milioni di chili, mentre quelle di mais del 71% per un totale di 795 milioni di chili nel primo quadrimestre del 2023, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sulla base di elaborazioni Coldiretti su dati Istat.
L’Italia, con il 6,3% complessivo sul totale delle esportazioni ucraine di prodotti agricoli, tra grano, mais e olio di girasole, è al 4° posto dietro Cina (24,3%), Spagna (18,3%) e Turchia (10%) tra i Paesi più interessati dall’accordo Onu secondo elaborazioni Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga.
Lo stop al passaggio sul Mar Nero delle navi cariche di cereali alimenta il rischio carestia in ben 53 Paesi dove, secondo l’Onu, la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione. Un rischio anche per la stabilità politica, proprio mentre si moltiplicano le tensioni sociali ed i flussi migratori.
Fra i paesi più colpiti ci sono il Bangladesh con oltre 1 miliardo di chili di grano importato dall’Ucraina, l’Egitto con 417 milioni di chili di grano, 998 milioni di chili di mais, 4,6 milioni di chili di olio e farina di girasole e 131 milioni di chili di semi di soia, l’Indonesia con quasi 400 milioni di chili di grano, il Kenya con 385 milioni di chili di grano, 53 milioni di chili di mais, l’Etiopia con quasi 263 milioni di chili grano, lo Yemen con 259 milioni di chili di grano e la Tunisia con oltre 222 milioni di chili di grano, 356 milioni di chili di mais, 108 milioni di chili di altri prodotti.
La guerra in corso in Ucraina, che coinvolge due dei maggiori produttori mondiali di cereali, olio di semi e fertilizzanti, sta sconvolgendo le catene di approvvigionamento internazionali.