“Buon pomeriggio ragazzi, potreste dirmi i nomi degli influencer e/o dei personaggi di spicco che non si sono esposti sulla questione di oggi? Vorrei smettere di seguirli”.
Sono numerosi i messaggi simili letti, ricevuti e scritti da alcuni giovani in seguito alla notizia dell’affossamento del DDL ZAN e la domanda sorge spontanea: quanto conta davvero “esporsi” in queste situazioni? È davvero necessario ed indispensabile? Ma soprattutto: la mancata esposizione equivale necessariamente ad un disinteresse?
E’ forse necessario interrogarsi sul ruolo degli influencer (o di qualunque personaggio di spicco con un seguito nel mondo social) nella vita dei giovani: stiamo parlando infatti prevalentemente di ragazzi che utilizzano i loro profili per sponsorizzare prodotti e/o servizi ma anche e soprattutto per “veicolare” tendenze e sensibilizzare riguardo tematiche considerate più o meno rilevanti. È impossibile negare infatti l’iperconnessione del mondo in cui viviamo e il modo in cui siamo “influenzati” inconsapevolmente da certi personaggi e non sempre con un’accezione negativa. Questi influencer non sono quindi testimonial ma sono i rappresentanti di una normalità, sono quelle persone che potremmo vedere riflesse sul nostro specchio di casa ponendoci davanti e nelle quali quindi ci rispecchiamo.
Al tempo stesso, però, non è possibile non notare le eccessive pretese che spesso si avanzano nei confronti di questi personaggi. Infatti, per quanto ci si possa lasciare “influenzare” e per quanto si possa seguire con piacere qualcuno rispecchiandosi magari nel modo di trattare determinate questioni o problematiche non bisogna dimenticare che si sta parlando di persone come noi. Nel caso di specie: cosa vuol dire decidere di non esporsi su una questione “spigolosa” e di rilievo come, per esempio, l’affossamento del DDL ZAN?
Effettivamente avendo un grande seguito non esprimersi minimamente su una questione del genere porta a “sprecare” una grossa occasione per informare chi ti segue, sprecando di conseguenza anche questo aspetto che la piattaforma che hai a disposizione ti offre. È anche vero che per pubblicare un contenuto sul proprio profilo bastano pochi secondi e che, qualora non si fosse abbastanza informati, è sempre possibile indicare un’altra persona e/o pagina da consigliare per informarsi più adeguatamente sulla vicenda e quindi, in ogni caso, contribuire a “fare informazione”.
C’è poi da dire che c’è chi magari si espone perché un argomento “fa figo” o perché è un argomento che tira ma poi concretamente non è interessato o non fa nulla per la causa stessa mentre c’è chi magari non si è esposto ma ha silenziosamente fatto tanto altro. In sostanza: essere personaggi pubblici ti obbliga ad esporti necessariamente su ogni argomento?
Trarre conclusioni affrettate su dei personaggi (ma prima di tutto su delle persone) basandosi solo su questi elementi, come in questi giorni è successo, è forse una delle ennesime conferme della superficialità con cui alcuni giovani oggi vivono ed affrontano certe tematiche. In un mondo in cui l’apparire conta più dell’essere pubblicare un post sul proprio profilo per supportare un determinato pensiero conta molto di più dell’agire quotidiano e, magari, silenzioso.
Ludovica Italiano