“Il Monferrato degli Infernot”, componente del sito “Paesaggi Vitivinicoli Langhe-Roero e Monferrato” entrato a far parte del Patrimonio Unesco, annovera, fra i comuni della buffer zone, Fubine, ridente borgo adagiato sulle ultime propaggini delle colline del Monferrato prospicienti la pianura alessandrina. Con la pubblicazione del book fotografico “Gli Infernot di Fubine”, l'Amministrazione Comunale mette in mostra i tesori nascosti del suo territorio, cavità ipogee, tipiche del Monferrato, utilizzate principalmente per la conservazione del vino portate alla ribalta con il riconoscimento Unesco del giugno 2014: un certosino lavoro di ricerca e censimento svolto dai ragazzi del “Progetto Giovani” del Comune di Fubine magistralmente riprodotto nelle immagini di Laura Jean Rickus con la direzione artistica di Wolf Gregor Pazurek entrambi fubinesi di adozione. Domenica 18 ottobre alle ore 11 presso il salone di Palazzo Bricherasio – Fubine Via Balestrero, 2 – la presentazione del libro con la partecipazione di Dina Fiori, sindaco del Comune di Fubine editore dell'opera, di Donato Lanati, enologo e deus ex-machina di Enosis Meraviglia main sponsor, di Gianfranco Comaschi e Roberto Cerrato rispettivamente presidente e direttore dell'Associazione Paesaggi Vitivinicoli Langhe-Roero e Monferrato e Massimo Brusasco giornalista del bisettimanale “Il Piccolo” di Alessandria; a partire dalle ore 14.30, dopo un piccolo buffet al giardino pensile di Palazzo Bricherasio, sarà possibile visitare gli Infernot.
Questi tesori nascosti saranno quindi grandi protagonisti della giornata insieme a Fubine, “paì∫ dal bèl Munfrà” (paese del bel Monferrato), di circa 1700 abitanti, adagiato tra collina e pianura. I Fubinesi sapranno guidarvi tra le tante bellezze di questo paese che ha dato i natali a personaggi illustri e che oggi attira gli appassionati di arte, storia e cultura in genere, oltre che gli amanti del relax, dello svago e della buona tavola, stimolati in questo, da un territorio ineguagliato e da un nutrito programma di eventi frutto della creatività delle tante associazioni che animano la vita della Comunità.
È un territorio ricco di storia e di tesori artistici sconosciuti ai più. La bellezza di questi luoghi non sta solo nei monumenti o in quelle geometrie perfette dei paesaggi vitivinicoli e nelle rigorose ed armoniose linee dettate dall’agricoltura, ma anche nelle tradizioni e nella cultura contadina locale, che già qualche secolo fa dava vita ad altrettanto spettacolari ambienti sotterranei chiamati Infernot. Questi ultimi sono diventati ufficialmente Patrimonio Unesco.
Si tratta di cavità sotterranee utilizzate principalmente per la conservazione del vino, una sorta di “appendice” della cantina, tipica delle abitazioni del Monferrato, scavata nel sottosuolo.
A Fubine attualmente ne sono già stati censiti ben 56 e si prosegue nell’indagine per censirne di nuovi. Tanti sono ancora da scoprire, nascosti nel sottosuolo con imbocchi da vecchie cantine, o chiusi perché rendevano comunicanti le abitazioni, o ancora ben custoditi e conservati gelosamente dai proprietari.
Grazie alle particolari caratteristiche geologiche di questo terreno volgarmente detto “tufo”, ma nella fattispecie del contesto fubinese identificabile in livelli sabbioso-siltosi, queste cavità ipogee mantengono temperatura e umidità costanti durante tutto il corso dell’anno. Luoghi di “ribote” (bevute e mangiate condite dal piacere dello stare insieme) erano spesso gli unici posti di ritrovo di giovani che non potevano muoversi dal paese perché sprovvisti di mezzi per farlo (bicicletta). Era usanza tra le famiglie contadine imbottigliare una bottiglia di vino il giorno della nascita di un nuovo membro della famiglia: sulla bottiglia veniva scritto col gesso nome, cognome e data di nascita; veniva usato il gesso, l’unico materiale in grado di resistere alle condizioni ambientali di questi siti senza deteriorarsi. Da semplici strutture monocamerali si passa a costruzioni più complesse con camere multiple e diversi livelli di profondità.
Sul territorio di Fubine, a seconda dell’epoca costruttiva, se ne individuano due tipologie:
– Quelli risalenti a fine ‘800/inizio ‘900 sono i più diffusi: sono stati scavati a mano dai contadini durante i freddi mesi invernali quando la campagna non poteva essere coltivata e le attività all’aperto erano limitate. Ad opera completata, solitamente, veniva inciso il nome dell’esecutore/i e la data di realizzazione. Questi manufatti sono caratterizzati da lunghi corridoi quasi sempre rettilinei terminanti in una grossa stanza.
– Quelli risalenti alla metà del ‘700 sono situati nel centro storico e sorgono in prossimità di edifici anticamente occupati da confraternite religiose. Queste strutture, molto più complesse degli Infernot sopracitati, avevano la funzione principale di “via di fuga” in caso di pericolo e, secondariamente, quella di conservare il vino. Lo si nota dai particolari corridoi molto spaziosi, che pur con andamento irregolare, consentivano un più agevole passaggio.