Il caso del giocatore della Juventus Nicolò Fagioli, sorpreso dalla Procura di Torino a scommettere su siti non autorizzati, è solo la punta dell’iceberg.

Il mercato illegale del gioco online vale, secondo le stime dell’industria italiana regolata, almeno 18,5 miliardi di euro all’anno, malgrado le azioni e i controlli del Mef e i blitz delle procure di mezza Italia. Un nemico invisibile, difficile da individuare e totalmente sconosciuto al fisco. La battaglia si combatte con tutti i mezzi. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) sta inibendo l’accesso, dal suolo italiano, a 9.828 siti di gioco, 400 in più dello scorso anno.

I motivi

Gli esperti del settore spiegano che il “black market” è sempre e soltanto anonimo (sui siti offshore le giocate non sono tracciate da Sogei né sono segnalate alle autorità antiriciclaggio), con la possibilità di incassare “cash” le vincite attraverso i promotori sparsi sul territorio. I luoghi in cui si raccoglie questa valanga di denaro sono stati per anni veri e propri “porti franchi” per i giocatori, con transazioni in contanti alla faccia di tutte le normative nazionali ed internazionali sul riciclaggio.

Le scommesse

Le cose stanno cambiando. Inseguiti dagli investigatori e tracciati dalle banche, i “signori” dell’illegale si affidano alla tecnologia: stop a locali costosi e vistosi, basta con il “sottobanco” nei luoghi autorizzati e i computer nascosti nei bar; è il momento degli smartphone e degli iPad, gestiti in prima persona da personaggi legati al crimine. La “scommessa telefonica” attraverso whastapp, telegram o altri sistemi ancora più sicuri, è il must per chi organizza le puntate e chi le raccoglie. Sempre rigorosamente in contanti, si intende, in cambio di una cospicua commissione sull’incasso. 

 

 

La tutela del giocatore, in caso di controversia su un’eventuale vincita, è di fatto inesistente, in quanto l’unico riferimento risulta essere la società titolare della licenza, magari con sede in un paese dei Caraibi a bassa tassazione e senza troppi controlli delle autorità. Tutto il contrario del sistema legale in vigore in Italia, che, evidenzia agipronews,  prevede una lunghissima serie di adempimenti a carico degli operatori autorizzati e una serie di garanzie per tutelare giocatori e fisco.

Tra le motivazioni della crescita del fenomeno, Noto Sondaggi ha rilevato nel 62% dei casi la possibilità di riscuotere vincite non tassate, mentre il 61% degli intervistati sottolinea l’assenza di effettivi controlli. Il 72% degli italiani, infine, richiede una maggiore azione di contrasto da parte dello Stato con leggi e interventi ad hoc.

 

 

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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