Indagini in corso sui 22 dipendenti dell’Asl che, secondo quanto prodotto dalle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza, si allontanavano dal posto di lavoro durante l’orario di lavoro. L’accusa è di truffa aggravata, come riportato sugli avvisi di garanzia che la Procura ha inviato agli interessati. Le fiamme gialle hanno condotto le operazione nel periodo tra il 22 settembre e il 5 novembre del 2014 presso il distretto sanitario di Ovada, l’ex ospedale civile “Sant’Antonio di via XXV aprile utilizzato dall’Azienda Sanitaria per la gestione di alcuni servizi (prelievo sangue, ambulatori). Nei locali sono state installate alcune telecamere, su disposizione del pm Silvia Saracino, risultate poi determinanti per l’avvio di questa indagine. La documentazione video sarebbe stata incrociata con i dati di ingresso e di uscita comunicati dai dipendenti del plesso ovadese. Una struttura che, negli ultimi anni, è spesso finita al centro delle discussioni nell’ambito del ridimensionamento previsto sul tema della sanità. Questo “caso” – si ipotizza che gli indagati abbandonassero temporaneamente il servizio senza timbrare il cartellino per incombenze non legate alla loro attività lavorativa – potrebbe anche rimettere tutto in discussione, anche se l’Asl ha scelto di non commentare quanto accaduto. Almeno fino a questo momento. Bocche cucite, in attesa di un eventuale rinvio a giudizio. Una linea comune con quella intrapresa dai colleghi (presso gli uffici lavorano 40 persone) che non rilasciano alcuna dichiarazione. Anzi, si denota un tentativo di defilarsi. Non tutti i casi sono simili. A qualcuno vengono contestate assenze minime e altri rischiano di dover pagare ingenti somme di denaro quale risarcimento. L’unica difesa avanzata è per il distretto stesso, anche dal sindaco Paolo Lantero, che “funziona in maniera corretta a prescindere dagli eventuali errori dei dipendenti”.
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