Monitoraggio di una campagna contraddistinta da prezzi in caduta libera: qusata mattina in Camera di Commercio convegno della Coldiretti con tecnici ed esperti del settore.
“Siamo soddisfatti dell’andamento della campagna 2015/2016. La filiera del grano buono “Harmony” sta offrendo ai produttori che hanno intrapreso questa sfida i risultati auspicati. Siamo consapevoli di essere solo all’inizio di un cammino che però ha tutte le carte in regola per garantire nuove opportunità di reddito alle aziende e più visibilità sul mercato”.
Così Roberto Paravidino, presidente del Consorzio Agrario del Piemonte Orientale e di Coldiretti Alessandria, ha riassunto mesi di trattative e di studi per garantire al comparto cerealicolo l’occasione di svolta che da tempo attendeva.
Un progetto messo da subito in pratica da un consistente numero di imprenditori del settore della provincia: al momento 400 gli ettari sotto contratto per una stima di prodotto da conferire pari a circa 20.000 quintali, ma si parla di quantità quasi raddoppiate e una continua richiesta da parte della multinazionale Saiwa-Mondelez.
L’occasione per illustrare i primi risultati della campagna è arrivata dal convegno organizzato questa mattina in Camera di Commercio ad Alessandria dal Consorzio Agrario del Piemonte Orientale e dal CadirLab che hanno fornito un’ampia panoramica della situazione del comparto cerealicolo a tutti i livelli, partendo da quello provinciale.
Un’annata di sofferenza non per la qualità del prodotto ma per i prezzi in continua caduta libera che non riescono a garantire continuità alle aziende: una forbice dal campo alla tavola che si allarga a dismisura a cui si aggiunge la poca chiarezza in etichetta, soprattutto quando si parla di prodotti da forno.
Il territorio alessandrino, giustamente considerato uno dei granai d’Italia, vanta un indotto “cerealicolo” di tutto rispetto che si aggira su diversi milioni di euro e che costituisce l’ossatura fondamentale dell’intera agricoltura provinciale.
Ecco perché è necessario ripartire dal territorio seguendo il discorso di filiera dove la qualità deve fare la differenza e, per quanto riguarda il frumento tenero in particolare, giungere ad affinare le tecniche colturali in funzione di caratteristiche specifiche e del prodotto finale richiesto.
“Le mobilitazioni in difesa del prezzo del grano, partire proprio da Coldiretti Alessandria ed arrivate sino a Bari, hanno voluto richiamare l’attenzione su questa problematica e per chiedere all’Ue di accogliere le nostre proposte. – ha continuato Roberto Paravidino – Le rassicurazione arrivate dal Ministro Martina non ci bastano: il consumatore deve essere consapevole di ciò che acquista e porta in tavola”.
Il convegno, appuntamento annuale atteso dagli addetti ai lavori e non solo, è servito come spunto di riflessione per analizzare la situazione in provincia: le tipologie e le qualità seminate in provincia e l’andamento delle richieste.
L’obiettivo è quello di valorizzare il grano tenero alessandrino e creare una filiera locale in grado di promuovere le produzioni di qualità in ambito provinciale potenziandone la sostenibilità produttiva. Un ulteriore passo, molto importante, nella direzione che Coldiretti sta portando avanti da ormai diverso tempo grazie al Progetto della filiera agricola tutta italiana dove territorialità, qualità e rintracciabilità delle produzioni sono le parole chiave per evitare che si continuino a fare acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da “spacciare” come pasta o pane Made in Italy. Su questa strada continueremo anche per i prossimi anni.
Lavorare in squadra per ottenere un prodotto uguale per tutti che segua anche la stessa strada di commercializzazione per arrivare sul mercato con una consistente quantità di prodotto: Coldiretti, Consorzio Agrario del Piemonte Orientale, CadirLab, molino Nova di Felizzano e Mondelez-Saiwa.
In tutto questo i Consorzi hanno un ruolo di primo piano per il progetto di valorizzazione dell’origine del Made in Italy dal campo alla tavola. Obiettivi che stiamo raggiungendo grazie ai contratti di filiera per contrastare un sistema agroindustriale tradizionale poco lungimirante che non ha colto il valore economico e strategico del legame con il territorio. Il progetto di filiera del “grano buono” con Saiwa ne è un esempio concreto e importante. Inoltre, grazie all’accordo con SIS, la Società Italiana Sementi, si può contare su un prodotto di alta qualità rigorosamente no Ogm.